“Beati voi, poveri”

In quel tempo, Gesù, disceso con i Dodici, si fermò in un luogo pianeggiante. C’era gran folla di suoi discepoli e gran moltitudine di gente da tutta la Giudea, da Gerusalemme e dal litorale di Tiro e di Sidòne.
Ed egli, alzàti gli occhi verso i suoi discepoli, diceva:
«Beati voi, poveri,
perché vostro è il regno di Dio (vedi Vangelo di Luca 7, 17.20-26).

Per leggere i testi liturgici di domenica 17 febbraio, sesta del Tempo Ordinario “C”, clicca qui.

Sono le beatitudini, nella versione di Luca. Ricordiamo più spesso quelle di Matteo che sono sensibilmente diverse.

Le due diverse versioni delle beatitudini

Le beatitudini di Matteo sono otto. In Luca sono solo quattro, ma seguite da quattro “guai”. Matteo parla di un monte su cui Gesù sale e dove parla: per questo si parla, per le beatitudini e per quello che segue, di “discorso della montagna”. Luca, invece, parla, a proposito dello stesso discorso, di una pianura. Tutti e due gli evangelisti hanno presente la stessa figura del Vecchio Testamento: Mosè. Mosè sale sul monte Sinai, incontra Dio che gli affida la Legge, poi scende per comunicarla al popolo. Matteo ha presente Mosè che “sale” sul Sinai per incontrare Dio; Luca, invece, ha presente Mosè che “scende” dal Sinai per incontrare il popolo.

Dunque, le beatitudini proclamano solennemente che i poveri sono beati.  Luca, in particolare, parla, semplicemente, di “poveri”, diversamente da Matteo che parla di “poveri in spirito”.  Ma perché Gesù li proclama beati? Perché a loro appartiene il regno. Cioè: Dio ha inaugurato il suo regno in mezzo agli uomini, grazie a Gesù. Dio, il buon re, interviene certamente a favore dei poveri. E lo fa non perché siano più buoni i poveri, ma perché è buono lui.

“Beati voi, poveri… guai a voi, ricchi”

Luca non si limita a proclamare le beatitudini ma proclama anche i suoi “guai”. I “guai” sono propri di questo evangelista. Non sono delle maledizioni, il grido del povero che si vendica dei ricchi o dello sconfitto che si prende una rivincita; sono invece dei lamenti che finiscono per essere inviti forti alla conversione, come se il Signore dicesse: “Mi spiace per voi ricchi…”. Anche nel Vecchio Testamento, tutte le volte che Dio stipula il patto, dà una serie di benedizioni e una serie di maledizioni: benedizioni se si osserva il patto, maledizioni se non lo si osserva. Vedi la prima lettura: Benedetto l’uomo… Maledetto l’uomo… Anche Gesù dà un’alleanza e anche lui come Dio impegna solennemente coloro ai quali si rivolge.

Le moderne solitudini

Sicché i poveri, che non hanno nulla, avendo il Signore come loro speciale protettore e compagno di viaggio, finiscono per avere tutto. Ma succede anche il contrario. Siamo (spesso, non sempre) ricchi, ricchi di tutto. Ma avviene anche che la ricchezza si accompagni a una sofferenza senza consolazione. E anche questa è una forma di povertà. Ma anche questi poveri sono beati.  La povertà, infatti, può essere il regime giusto per capire che cosa significa donare e ricevere. Il dono più bello è il dono senza ritorno e senza nessuna forma di ricompensa. Il povero, sia il povero di soldi, sia il povero di compagnia e di tutto, si trova nella situazione giusta di capire che niente è dovuto, che tutto, proprio tutto è dato, gratuitamente, generosamente.