Papa Pio XII e gli incontri segreti con l’ambasciatore britannico Osborne per combattere Hitler

Nella ricorrenza della celebrazione della Shoah ritorna puntualmente il giudizio sulla “prudenza diplomatica” di Pio XII, cui si rimprovera la mancata denuncia dei crimini nazisti contro gli Ebrei. Molti storici si sono affannati a individuare le cause di tale eccessivo riserbo, richiamandosi anche all’antisemitismo religioso diffuso tra i cattolici e di cui lo stesso papa sarebbe rimasto in qualche caso vittima. Si fanno ipotesi, spesso fantasiose, in certi casi con qualche fondamento, mai però risolutive, tutte però compromesse dalla mancata considerazione di un fatto macroscopico poco noto, che chiarirebbe in modo definitivo il comportamento di un Papa definito come incerto calcolatore e poco propenso ad esporsi. Il dato clamoroso sarebbe questo: Pio XII è stato un papa che a pieno diritto potrebbe essere annoverato nella Resistenza Europea !!!

Questa la domanda che si poneva Andrea Riccardi, considerato il maggior storico di Pio XII in uno studio degli anni ’90, scritto in seguito alla pubblicazione dello storico inglese O. Chadwick sui rapporti tra S. Sede e Inghilterra, basato sulla documentazione degli Archivi del Ministero degli Esteri Inglese. Scriveva il Riccardi: «C’è un capitolo su cui qualche documento britannico ha fatto luce, quello della guerra tedesca contro Hitler che si sviluppò intorno all’ammiraglio tedesco Canaris ed ha nell’avvocato Müller il tramite con il Vaticano ed il papa … Pio XII accetta di fare da tramite tra i congiurati tedeschi, che intendevano eliminare Hitler e il governo britannico attraverso l’ambasciatore [presso la S. Sede] Osborne. Si poteva trattare di una drammatica imprudenza …. ma il papa accettò di fiancheggiare l’operazione con qualche rischio di coinvolgimento. Pio XII, papa della Resistenza? Il problema è ben più complesso. Papa Pacelli, dopo la guerra, disse all’avvocato Müller: “ Lei non è d’accordo con me che noi dovevamo condurre la nostra battaglia contro le forze diaboliche?”» [Riccardi, Le politiche della Chiesa, S. Paolo 1997, p. 47]. Emerge che Pio XII era tutt’altro che il Papa di Hitler oppure la figura smorta de Il Vicario  di Hochhut, rivelatasi alla luce di quanto emerso, un’inqualificabile calunnia, cui sarebbe ora doveroso di porre rimedio.

Le prudenti considerazioni fatte dal Riccardi hanno avuta ampia conferma dallo studio di  D. Bernabei, Orchestra nera, edizioni ERI, che è servito di base per la produzione dell’omonimo programma televisivo in cinque puntate a cura di RAI STORIA, cui il sottoscritto ha avuto la fortuna di assistere casualmente sei anni fa e che quasi ogni estate rivede, perché regolarmente ripreso in un periodo di stasi della programmazione televisiva. Ebbene su circa cinque ore dedicate alla Resistenza Tedesca, almeno un’ora e mezza è dedicata a Pio XII e alla sua collaborazione sistematica. Basti dire che nell’aprile del 1940, dopo più di venti incontri segreti con Osborne, Pio XII sintetizzò i punti di accordo tra i congiurati tedeschi, il cui capo era il generale Beck, e il governo inglese nel caso i primi fossero riusciti a sbarazzarsi di Hitler. Accompagnato da un allegato di spiegazioni, chiamato Memoriale, steso da padre Leiber, stretto collaboratore di Pio XII,  la documentazione del possibile accordo di pace, scritta su carta ufficiale della S. Sede, fu portata a Berlino dall’avv. Müller e recapitata in casa di Bonhoffer e del cognato von Dohnanyi. Qui la sorella del teologo protestante battè a macchina il Memoriale, che poi fu presentato al Capo di Stato Maggiore dell’Esercito tedesco, inizialmente disposto ad appoggiare i congiurati, ma che alla fine si rifiutò, minacciando la denuncia ad Hitler. Cosa sarebbe accaduto, se lo avesse fatto?

Saputo dell’invasione del Belgio e dell’Olanda, fissata per il 10 maggio, Pio XII la comunicò tre giorni prima al re del Belgio. La soffiata fu intercettata dai servizi segreti delle SS. i quali furono sul punto di scoprire l’autore, cioè il Papa, tentativo sventato dall’abilità di Canaris. I contatti con la Resistenza tedesca proseguirono per tutta la guerra, favorita dalla presenza maggioritaria in essa dei cattolici. Basterà ricordare che lo stesso Bonhoeffer fu arrestato il 5 aprile del 1943, perché in una perquisizione degli uffici del controspionaggio tedesco, che dipendeva da Canaris, fu trovato un biglietto con appunti di un prossimo viaggio di Bonhoeffer a Roma, dove avrebbe dovuto parlare con p. Leiber e il papa su problemi relativi alla pace. Bonhoeffer e Pio XII dunque erano uniti per combattere Hitler in nome della pace e della salvezza di milioni di vite umane!

Un ulteriore contributo alla vicenda è fornito dal recente opera di  Mark Riebling, Le spie del Vaticano, Mondadori 2016, che arricchisce di ulteriori particolari questa grande pagina del pontificato romano, togliendo qualsiasi dubbio sulle intenzioni del papa e sul suo disimpegno. Un lettore ha commentato questo libro nel modo seguente: «Leggendo il libro si può capire meglio la storia della II Guerra mondiale dal punto di vista delle persone che hanno vissuto in quegli anni. Il libro con rigore scientifico e con una ricca citazione di fonti ricostruisce il pensiero e l’azione di tutti quegli uomini che cercarono di fermare la follia di Hitler. Il libro getta una nuova luce sul silenzio di Pio XII per tanti anni considerato complice del nazismo. Consigliato a tutti coloro che hanno studiato la storia della II guerra mondiale sui banchi di scuola».