Alessio Boni è Don Chisciotte al Creberg Teatro: «Forse per compiere atti eroici ci vuole un pizzico di follia»

Alessio Boni dai successi nelle fiction tv al palcoscenico del Creberg Teatro: da giovedì 28 febbraio a domenica 3 marzo sarà protagonista del Don Chisciotte, liberamente ispirato all’omonimo romanzo di Miguel de Cervantes, nell’ambito della Stagione di Prosa della Fondazione Teatro Donizetti di Bergamo. L’attore bergamasco nelle scorse settimane è stato protagonista della fortunatissima fiction di RAI 1 La compagnia del cigno, e nello spettacolo teatrale avrà al suo fianco, nei panni del fido scudiero Sancho Panza, una sorprendente Serra Yilmaz, attrice prediletta dal regista di origine turca Ferzan Ozpeteck. Don Chisciotte, da qualche settimana in tournée e ovunque accolto da grande successo di pubblico, sarà rappresentato a Bergamo in Prima Regionale.
In scena altri cinque attori – Marcello Prayer, Francesco Meoni, Pietro Faiella, Lilliana Massari, Elena Nico – e, quasi in carne ed ossa, Ronzinante, il cavallo di Don Chisciotte. Regia dello stesso Boni e di Roberto Aldorasi e Marcello Prayer, ai quali si è aggiunto in fase di stesura drammaturgica Francesco Niccolini, cui si deve anche l’adattamento del romanzo originale. Scene di Massimo Troncaretti. Costumi di Francesco Esposito. Luci di Davide Scognamiglio. Musiche di Francesco Forni. Produzione Nuovo Teatro di Marco Balsamo in coproduzione con Fondazione Teatro della Toscana. Durata 1 ora e 50 minuti più intervallo. Inizio spettacoli ore 20.30, tranne domenica 3 marzo, ore 15.30.
Venerdì 1° marzo (ore 18), nel Foyer del Creberg Teatro, sarà possibile incontrare Alessio Boni, Serra Yilmaz e tutta la compagnia per parlare dello spettacolo. Coordina Maria Grazia Panigada, Direttore Artistico della Stagione di Prosa e Altri Percorsi della Fondazione Teatro Donizetti.
Nell’immaginario di tutti Don Chisciotte incarna il coraggio di perseverare in nome dei propri ideali, sconfinando nel surreale, mosso da una nobile follia fino a combattere contro i mulini a vento. Ed è partendo da due semplici domande che si è mosso Alessio Boni nell’avvicinarsi al famoso personaggio uscito dalla penna di de Cervantes: «Chi è pazzo? Chi è normale?». La risposta dell’attore e regista è articolata: «Forse chi vive nella sua lucida follia riesce ancora a compiere atti eroici. Di più: forse ci vuole una qualche forma di follia, ancor più che il coraggio, per compiere atti eroici. La lucida follia è quella che ti permette di sospendere, per un eterno istante, il senso del limite: quel “so che dobbiamo morire” che spoglia di senso il quotidiano umano, ma che solo ci rende umani». Continua Boni: «L’animale non sa che dovrà morire: in ogni istante è o vita o morte. L’uomo lo sa ed è, in ogni istante, vita e morte insieme. Emblematico in questo è Amleto, coevo di Don Chisciotte, che si chiede: chi vorrebbe faticare, soffrire, lavorare indegnamente, assistere all’insolenza dei potenti, alle premiazioni degli indegni sui meritevoli, se tanto la fine è morire? Don Chisciotte va oltre: trascende questa consapevolezza e combatte per un ideale etico, eroico. Un ideale che arricchisce di valore ogni gesto quotidiano. E che, involontariamente, l’ha reso immortale».
«È forse folle tutto ciò? È meglio vivere a testa bassa, inseriti in un contesto che ci precede e ci forma, in una rete di regole pre-determinate che, a loro volta, ci determinano?», si domanda ancora Alessio Boni, «Gli uomini che, nel corso dei secoli, hanno osato svincolarsi da questa rete – avvalendosi del sogno, della fantasia, dell’immaginazione – sono stati spesso considerati “pazzi”. Salvo poi venir riabilitati dalla Storia stessa. Dopotutto, sono proprio coloro che sono folli abbastanza da credere nella loro visione del mondo, da andare controcorrente, da ribaltare il tavolo, che meritano di essere ricordati in eterno: tra gli altri, Galileo, Leonardo, Mozart, Che Guevara, Mandela, Madre Teresa, Steve Jobs e, perché no, Don Chisciotte».

Foto © di Gianmarco Chieregato