Giovani: Istituto Toniolo, under 35 italiani vorrebbero essere padri più presenti. Ma solo 1 su 5 è pronto a ridurre il tempo di lavoro

Tra gli uomini italiani under 35 che hanno già avuto un figlio, l’11,8% dei laureati ha aumentato il tempo di lavoro per guadagnare di più, contro il 30,6% di chi ha titolo basso. Mentre tra quelli che non hanno ancora figli, il 20,4% dei laureati opterebbe per una riduzione del lavoro per stare con il figlio, contro il 16,9% di chi ha titolo basso. Aumenterebbe il lavoro il 29,5% dei primi contro il 34,6% dei secondi. Per circa la metà degli intervistati la scelta sarebbe quella di lasciarlo inalterato. È quanto emerge da un’indagine dell’Osservatorio giovani dell’Istituto Toniolo condotta a gennaio 2019 sui giovani tra i 20 e i 34 anni (campione rappresentativo nazionale di 2.000 giovani) – con il sostegno di Fondazione Cariplo e Intesa Sanpaolo – su lavoro e scelte familiari.
“Per gli uomini delle nuove generazioni – spiega una nota – è importante una realizzazione nella vita più ampia rispetto a quella lavorativa. Oltre al benessere economico viene assegnata crescente importanza ad altre dimensioni, come quella relazionale che ha la sua espressione più alta nel rapporto con un figlio. Tale rapporto risulta più ricco durante tutto il corso di vita, se si crea un attaccamento solido fin dai primi mesi dalla nascita. I nuovi padri sono anche sempre più consapevoli che un maggior impegno all’interno della famiglia consente migliori equilibri nel rapporto di coppia, soprattutto se la moglie o la propria compagna lavora. A frenare però cambiamenti in questa direzione sono carenze strutturali che resistenze culturali, che pesano in modo differenziato nelle varie categorie sociali”.
Anche nell’ambito femminile, l’indagine dell’Osservatorio Giovani mette in evidenza come tra le donne 20-34enni che hanno già avuto un figlio le laureate hanno mantenuto lavoro a tempo pieno nel 34,6% dei casi, quelle con titolo basso nell’8,1% dei casi. Tra le donne con titolo basso è più comune non lavorare.
Invece, tra le donne che non hanno ancora figli, si è chiesto nel caso avessero un lavoro a tempo pieno e nascesse un figlio quale conseguenza si aspettano. Le laureate hanno risposto che continuerebbero a lavorare a tempo pieno nel 45,4% dei casi, quelle con titolo basso nel 30,8%. Inoltre le prime passerebbero al part-time nel 38,4% dei casi contro il 46,0% delle seconde. “Un giovane uomo su cinque è già propenso a cambiare modelli di comportamento rispetto a modelli più tradizionali e rigidi di padre e maggiormente schiacciati sul tempo di lavoro. Una percentuale apprezzabile ma ancora bassa, frenata sia da fattori strutturali che culturali, ma anche da un mercato del lavoro poco attento”. Così il demografo Alessandro Rosina, coordinatore scientifico dell’Osservatorio Giovani dell’Istituto Toniolo commenta i risultati dell’indagine dell’Osservatorio giovani dell’Istituto Toniolo condotta a gennaio 2019 sui giovani tra i 20 e i 34 anni (campione rappresentativo nazionale di 2.000 giovani) – con il sostegno di Fondazione Cariplo e Intesa Sanpaolo – su lavoro e scelte familiari.
“Il segnale positivo – aggiunge Rosina – arriva, però, dai laureati, per le migliori condizioni economiche, per la maggior apertura verso un nuovo ruolo paterno, ma anche perché tendono maggiormente ad essere in coppia con una donna laureata e che lavora. È in queste coppie che maggiormente si osserva un guadagno di spazio delle donne nel mercato del lavoro e il ritagliare nuovi spazi maschili all’interno della vita famigliare e soprattutto nel tempo dedicato ai figli. Si tratta però di un cambiamento molto lento”.
“Quello che emerge dai dati della ricerca – conclude il demografo – è che continua ad esserci una forte differenza di genere anche nei giovani rispetto ai comportamenti nel caso di arrivo di un figlio. Conta inoltre molto il titolo di studio dei padri”.