All’oratorio San Giuseppe di Dalmine gli educatori parlano di sentimenti: «Parole d’ordine rispetto e responsabilità»

Libertà responsabile e rispettosa: sono queste le parole che guidano la testimonianza di Grazia Zambelli e Daniele Vitali, animatori dei gruppi adolescenti dell’oratorio San Giuseppe di Dalmine, rispettivamente di 1a e 2a e 3a e 4a superiore. Sono queste le parole con cui gli adolescenti della parrocchia sono guidati alla scoperta di sé e dell’altro attraverso il percorso loro offerto. “La programmazione dell’oratorio – spiega Daniele – ha scelto di inserire al suo interno un progetto educativo dedicato agli adolescenti, che intraprendono questa esperienza in 1a superiore, anno in cui vengono accompagnati a riflettere sulla scoperta di sé, anche all’interno della realtà dell’oratorio e alla luce del messaggio evangelico, per poi continuare l’anno successivo con un percorso di conoscenza e riflessione della relazione con l’altro, attraverso l’affettività e le emozioni, la trasformazione del corpo e la sessualità”. È questa la cornice di riferimento dentro cui si inserisce il percorso annuale che gli adolescenti dell’oratorio San Giuseppe di Dalmine, come di molti altri oratori della Diocesi, intraprendono, accompagnati dai loro animatori, sotto la guida dell’Ufficio per la Pastorale dell’Età Evolutiva (UPEE).

La scelta fatta è stata quella che noi animatori, che più da vicino e più in profondità conosciamo i ragazzi, venissimo formati dagli operatori dell’UPEE e del consultorio, affinché, in seconda battuta, potessimo dialogare e riflettere direttamente con i ragazzi, senza la presenza mediata di esperti” racconta Grazia, che sottolinea come l’unicità di un percorso (in)formativo-educativo sui temi dell’affettività e della sessualità, promosso e sviluppato all’interno del contesto oratoriale, si differenzi da quelli offerti a livello scolastico a stampo maggiormente didattico e contenutistico, diventando, invece, uno spazio e un tempo a disposizione dei ragazzi per dare voce alla propria esperienza, fatta di soddisfazioni e sconfitte, di limiti e desideri.

Dal momento che la tematica viene affrontata durante gli incontri di tutto l’anno (che va da ottobre a maggio, ndr), gli animatori hanno scelto di proporre ed entrare nel merito del tema in maniera graduale, in modo tale da superare imbarazzo e resistenze dei ragazzi e rispettare i loro tempi. “Su suggerimento dei nostri formatori e grazie alla conoscenza ormai di anni che abbiamo con i ragazzi, abbiamo voluto realizzare un percorso il più possibile personalizzato e rispettoso della specificità di ognuno di loro: si è iniziato a introdurre l’argomento a partire dalle loro emozioni, per scendere in profondità e articolarlo in maniera tale da rispondere alle richieste, talvolta silenziose, dei ragazzi. Abbiamo, perciò, strutturato gli incontri alternando momenti in cui tutto il gruppo fosse riunito ad altri specificamente dedicati solo alle ragazze o solo ai ragazzi oppure suddividendoli in sottogruppi sulla base delle esperienze personali, offrendo a ciascuno il luogo migliore per sentirsi riconosciuto e rispettato” commenta Grazia.

È evidente dalle parole degli animatori il valore aggiunto di un percorso oratoriale per adolescenti dedicato all’affettività e alla sessualità: quello di mettere al centro la persona, di investire sulla costruzione di relazioni, fra pari e con gli animatori, in modo tale che i ragazzi possano sentire riconosciuta la propria unicità. Le esperienze raccontate da Grazia e Daniele sono, però, anche molto differenti: da un lato, lei racconta di un gruppo di ragazzi accomunati dal frequentare l’oratorio, senza che, però, siano amici, la cui “compagnia”, cioè, è quella dei compagni di scuola o delle squadre sportive; dall’altro, lui parla di un gruppo di amici, che hanno fatto, invece, dell’oratorio il luogo su cui fondare la propria amicizia. Entrambi, però, esprimono il grande piacere e stupore nei confronti di ragazzi tanto giovani ma altrettanto maturi da essere capaci di ascoltarsi e rispettarsi, di confidarsi e chiedere consigli di fronte a situazioni per loro troppo complesse.

La sfida che abbiamo accettato nell’intraprendere un percorso come questo ­– ci tiene a sottolineare Grazia – è stata quella di avere cura di ognuno dei ragazzi nella loro totalità, riconoscendo l’importanza di far loro conoscere e rispettare tanto il proprio spirito quanto il proprio corpo. Non vogliamo imporre loro restrizioni, ma educarli a diventare, alla luce del messaggio evangelico, adulti liberi, perché responsabili e rispettosi”.