EffettoBibbia: dieci anni di incontri e di letture. Sulle tracce di Davide

Partiamo da un episodio di per sé minimo: una studentessa liceale, di solito brillante, se ne esce a dire che Michelangelo avrebbe scolpito il Devid (pronunciato proprio così, all’inglese); quando poi le si domanda chi sia il giovane raffigurato in questa statua, la ragazza tace e la maggior parte dei suoi compagni di classe pure. Nonostante i programmi di «epica» delle scuole superiori prevedano teoricamente la lettura di alcuni brani della Bibbia, ci pare che non abbia tutti i torti il professore-scrittore Marco Lodoli, quando afferma che «dal linguaggio corrente è scomparso qualsiasi rimando all’Antico e al Nuovo Testamento». «Una volta – aggiungeva Lodoli in una recente intervista -, se la nazionale di calcio di San Marino incontrava la Germania, il significato del titolo giornalistico “Davide sfida Golia” risultava chiaro a ogni ragazzo. Ora non è più così.  È come se in un paio di generazioni si fosse dissolto un grande deposito di concetti e immagini a cui tutti attingevano».

A Bergamo e in provincia, tuttavia, si ripete da anni un’iniziativa interconfessionale volta a contrastare questa diffusa incultura biblica: la prossima edizione di Effettobibbia – in programma dal 23 marzo al 4 maggio – sarà proprio dedicata alla figura di Davide, con il titolo generale Umano troppo umano. Davide: da pastore a re. Si inizierà appunto sabato prossimo alle 17.30, nella sede della Fondazione Serughetti La Porta (a Bergamo, in viale Papa Giovanni XXIII, 30), con una conferenza della biblista Laura Invernizzi sul tema Con la cetra e con la fionda: l’ascesa di Davide al trono (il calendario completo degli eventi, tutti a ingresso gratuito, può essere scaricato dal sito www.effettobibbia.it ).

Luciano Zappella, docente di Lettere presso il Liceo “Falcone” e presidente del Centro Culturale Protestante, fa parte del comitato promotore di Effettobibbia: «L’idea di una rassegna di questa tipo – racconta – era maturata tra il 2006 e il 2007. La proposta era stata formulata dalla professoressa Lisa Cattaneo: inizialmente, si pensava di coinvolgere in questo lavoro alcuni centri culturali di Bergamo. In seguito, si è pensato di estendere l’invito anche ad altre realtà, come le Acli, l’ufficio per l’Apostolato biblico e i Gruppi biblici della diocesi».

La prima edizione di Effettobibbia si è tenuta nel 2008, giusto?

«Sì. Poi però ci sono stati degli anni in cui, per ragioni organizzative, abbiamo promosso un numero ridotto di eventi. L’edizione 2019 della nostra rassegna si può quindi considerare la decima, in senso proprio. Nelle prime, avevamo approfondito ogni volta un tema generale, dalle “riletture storiche” degli scritti biblici al concetto di giustizia o di libertà nell’Antico e nel Nuovo Testamento. A partire dal 2016, invece, abbiamo deciso di prendere in esame singoli libri o personaggi della Bibbia, partendo dal Libro di Ester e passando per Giudici. Ora toccherà ai testi in cui più ampiamente si raccontano le gesta di Davide, ovvero il Primo e il Secondo libro di Samuele. Data la complessità del personaggio, si parlerà di Davide anche nel 2020: quest’anno ci soffermeremo sugli inizi di Davide e sulla sua ascesa al trono; l’edizione del prossimo anno di Effettobibbia sarà dedicata al seguito della sua vita. Aggiungerei che, fin dall’inizio, Effettobibbia ha puntato a coinvolgere dei ragazzi in laboratori teatrali: anche quest’anno verrà portato in scena uno spettacolo (Io sono Davide) allestito sotto la guida di Lucio Guarinoni del Pandemonium Teatro. Ci pare che in questo modo i più giovani possano avere un approccio ai testi biblici libero da preconcetti (del tipo: “La Bibbia come testo che riguarda i soli credenti”, “come libro che si legge in chiesa” eccetera)».

Come il predecessore Saul, Davide incarna un singolare modello di regalità: durante il suo regno egli alterna azioni grandiose a comportamenti riprovevoli. Tanto per dire: a un certo punto si innamora di una donna sposata, Betsabea, la mette incinta e poi fa tendere un tranello al marito di lei, che viene ucciso dai nemici in battaglia.

«In generale, i racconti biblici sui re d’Israele non hanno un carattere celebrativo. Questo è uno dei tratti peculiari della Bibbia rispetto alla letteratura coeva di altri popoli del Vicino Oriente, presso i quali i re erano esaltati in quanto rappresentanti diretti delle divinità, o addirittura in quanto esseri semi-divini. In Israele, invece, i sovrani erano visti come uomini, con tutti i limiti e le contraddizioni proprie della condizione creaturale. Significativamente, dovendo scegliere un titolo per l’edizione 2019 di Effettobibbia, abbiamo ripreso – riferendolo a Davide – quello di un’opera di Friedrich Nietzsche, Umano, troppo umano».

Anche monsignor Patrizio Rota Scalabrini, docente di Esegesi presso la Facoltà teologica dell’Italia settentrionale di Milano e il Seminario di Bergamo, è stato fin dal principio tra i promotori di Effettobibbia: «Come suggerisce il nome della nostra rassegna – egli dice -, il suo intento principale è di documentare quali “effetti”, quali ricadute abbiano avuto storicamente i racconti biblici in altri ambiti, per esempio nella musica e nella letteratura (ne approfitto per ricordare che sabato 13 aprile, a Bergamo, presso il Teatro alle Grazie, vi sarà una lettura scenica del Saul di Vittorio Alfieri, opera che ha Davide tra i protagonisti). Si potrebbe aggiungere, per quanto concerne il metodo di lavoro, che Effettobibbia accosta le Scritture ebraiche e cristiane in una prospettiva antropologica, interessata alle diverse modulazioni dell’esperienza umana. Da questo punto di vista, il personaggio di Davide è come un caleidoscopio: da semplice pastorello, egli diviene re d’Israele e poi, durante il suo regno, conosce la gioia e la desolazione, l’abbandono, il peccato e il desiderio di redenzione. Nel racconto biblico della vicenda di Davide non abbiamo particolari “teofanie”, fragorose manifestazioni del divino: Dio agisce in modo discreto, rispettando le decisioni e le azioni degli uomini».

I personaggi, insomma, non sono fantocci animati da un burattinaio nascosto.

«Per nulla. Su questo punto, è emblematico l’episodio narrato nel capitolo 25 del Primo libro di Samuele, che suona come un elogio dell’intelligenza umana, della prudenza, della capacità di prevedere le conseguenze delle proprie azioni: Abigail, cha ha saputo per tempo compiacere Davide portandogli del cibo, diverrà sua moglie dopo essere rimasta vedova di un marito ottuso e brutale di nome Nabal (che, per inciso, significa “stupido”)».

Tornando alla questione della «regalità» nella Bibbia: non troviamo qui, in nuce, un’istanza critica del potere politico che ricorrerà poi lungo tutta la storia dell’Occidente? Saul, Davide e Salomone hanno il compito di governare, ma non possono farlo a capriccio: le loro azioni sono soggette al giudizio di Dio e, in certi casi, alle reprimende dei profeti.

«Sempre riguardo al significato della regalità, nel capitolo 8 del Primo libro di Samuele si contrappongono addirittura due concezioni della storia: c’è quella “laica”, pragmatica degli anziani di Israele che vorrebbero dare al popolo un re, analogo a quelli che governano le nazioni confinanti; e c’è una concezione “teocratica”, nel senso letterale della parola, per cui il solo re d’Israele è Dio, che finora ha sempre provveduto alle necessità del suo popolo. Circa l’eventualità di darsi un sovrano, il profeta Samuele è assai riluttante; egli elenca in anticipo agli Israeliti che cosa accadrà loro, una volta che saranno soggetti a un monarca: tra le altre cose, egli “prenderà i vostri figli – dice Samuele – per destinarli ai suoi carri e ai suoi cavalli, li farà correre davanti al suo cocchio […] Prenderà anche le vostre figlie per farle sue profumiere e cuoche e fornaie. Si farà consegnare, ancora, i vostri campi, le vostre vigne, i vostri oliveti più belli e li regalerà ai suoi ministri”. Coloro che vogliono un re, tuttavia, alla fine prevalgono e lo stesso Samuele compirà l’unzione regale di Saul, incaricandolo di liberare Israele dalle mani dei nemici che gli stanno intorno. Tale investitura, comunque, non ha un valore definitivo: in un secondo tempo, anzi, gli eccessi di Saul indurranno Samuele a ungere segretamente, come nuovo sovrano, il giovanissimo Davide. Anche quest’ultimo, a sua volta, si macchierà più volte di colpe agli occhi del Signore, che però si dimostrerà sempre disposto ad accettare il suo pentimento».