Non cedere alla logica del branco, neanche nelle piccole cose. Compresi i social network

Beati i perseguitati per la giustizia perché di essi è il Regno dei cieli (GE 90-94). Ammettiamolo, anche se sintonizzati sulla frequenza delle Beatitudini e disposti all’ascolto, la tentazione è di credere che quest’ultima non ci riguardi. In effetti sicuramente Gesù si riferiva ai tanti che dietro di Lui avrebbero saputo amare fino a donare la vita per il Vangelo. Ogni anno ancora nel mondo si contano decine di testimoni, martiri che hanno effuso il sangue per il solo fatto di aver lottato per la giustizia, o aver professato la fede in Cristo. Questi sono senz’altro i primi perseguitati per eccellenza, ma il discorso del Papa sembra spostarsi anche su un altro piano che può riguardare ciascuno di noi. “In una società alienata, intrappolata in una trama politica, mediatica, economica, culturale e persino religiosa che ostacola l’autentico sviluppo umano e sociale, vivere le Beatitudini diventa difficile e può essere addirittura una cosa malvista, sospetta, ridicolarizzata” (GE 91). Ecco allora che l’attenzione si sposta non tanto e non solo su ciò che gli altri possono fare a noi cristiani nel momento in cui manifestiamo la nostra fede, ma su quello che noi possiamo fare o meno per dichiarare la nostra opposizione a sistemi e logiche che non si ispirano al Vangelo. Non si tratta di mettersi di traverso per partito preso o di assumere atteggiamenti di durezza nei confronti dei fratelli. I Santi – ricorda il Papa – non sono mai persone moleste o insopportabili e non vanno a cercarsi l’ostilità dove non vi è pretesto, nello stesso tempo, però, “non si può aspettare per vivere il Vangelo, che tutto intorno a noi sia favorevole” (GE 91). Ciò significa che nel bilancio dei pro e dei contro all’opera di annuncio ed evangelizzazione non possiamo cedere all’intimidazione data da calunnie, falsità, derisioni… queste sono le persecuzioni che dobbiamo saper vincere anche, se necessario, con l’arte della retorica, con astuzia e destrezza.

In una mensa affollata, prendersi il tempo per benedire il pranzo con un segno della croce davanti al proprio vassoio di vivande prima di iniziare a mangiare. Un gesto semplice, una testimonianza concreta che la propria identità cristiana non viene messa in dubbio dalla presenza di una massa se non ostile, indifferente. Quanto costa questo gesto ad un adulto? E ad un bambino? Cosa si è disposti ad accettare fra le reazioni dei presenti? E ancora: non cedere alla logica del branco, potrebbe essere un modo di distinguersi. Rifiutare la strumentalizzazione dei corpi fotografati senza pudore per comunicare qualcosa di sé che non si sa più esprimere con il dialogo. Quanto destabilizzerebbe se uno dei nostri adolescenti scendesse in quell’arena e dicesse che non ci sta, non è d’accordo… quanti insulti ed emarginazione dovrebbe mettere in conto da parte dei suoi compagni? Ogni gesto secondo il Vangelo comporta un impegno. Siamo chiamati tutti a piccoli allenamenti, nelle occasioni in cui ci è possibile, a piccoli sì che possono preparare a sì più grandi per saggiare la nostra fede e confermarci che il Signore è uno e non abbiamo altri che Lui.