La storia di Rocco, santo pellegrino, invocato contro le pestilenze e simbolo di carità

La devozione per S. Rocco è tra le più diffuse, ma le notizie che abbiamo su di lui non sono molte, rimangono molti vuoti e punti incerti. La più antica biografia, detta Acta breviora composta in Lombardia verso il 1430, ci consente tuttavia di tracciare un itinerario abbastanza lineare e preciso. Rocco è nato a Montpellier verso il 1345-50. Forse Rocco era il suo cognome (Rog o Rotch), ma è assai probabile che egli appartenesse alla famiglia dei De La Croix. I suoi genitori erano comunque benestanti e tradizionalmente ricordati coi nomi di Jean e Libère; la madre sarebbe nata in Lombardia, da dove si sarebbe trasferita a Montpellier per il matrimonio. Educato cristianamente, Rocco verso i 20 anni perde i genitori  e decide di seguire Cristo: vende tutti i suoi beni, si affilia forse al Terz’ordine francescano e indossa l’abito del pellegrino, facendo voto di recarsi a Roma a pregare sulle tombe di Pietro e Paolo e dei martiri. Ma lungo il viaggio fa continue deviazioni per inseguire la peste, che a partire dal 1346 ha invaso l’Europa, facendo in pochi anni circa 20 milioni di vittime, cioè un terzo della sua popolazione. Rocco va alla ricerca degli appestati per aiutarli, assisterli e guarirli possibilmente attraverso la preghiera; Dio gli conferisce anche questo carisma. Nell’estate del 1367 la sua presenza è segnalata ad Acquapendente, in provincia di Viterbo; successivamente in Romagna.  Arriva a Roma verso la fine del 1367. S. Rocco si reca all’ospedale di S. Spirito per curare gli infermi; guarisce un alto prelato, il quale lo presenta papa Urbano V. Dopo l’udienza Rocco lascia Roma per Piacenza, periodo sul quale abbiamo il maggior numero di testimonianze. Inizia a servire i malati nell’ospedale di Nostra Signora di Betlemme, vicino alla chiesa di S. Anna. Ammalatosi di peste si allontana dalla città e si rifugia nel boschetto di Sarmato in una capanna vicino al fiume Trebbia. Qui un cane lo salva dalla morte per fame portandogli ogni giorno un pezzo di pane, finchè il suo ricco padrone, Gottardo Pallastrelli, lo segue e scopre il rifugio del santo. Dopo la guarigione Rocco riprende il viaggio per tornare in Francia, separandosi da Gottardo, che ha deciso di imitare Rocco vivendo una vita povera e di soccorso ai poveri. Si ritiene che sia stato Gottardo il primo biografo di Rocco e l’autore dell’unico suo ritratto, conservato a Piacenza nella chiesa di S. Anna.

Nel ritorno Rocco si trovò implicato nella guerra, durata dal 1371 al 1375 tra il ducato di Milano e la Lega formata dal papa e dal Duca Amedeo VI di Savoia. Arrestato come spia, nonostante si fosse proclamato pellegrino per amore di Cristo, viene gettato in carcere a Voghera, dove rimane circa 5 anni. Muore il 16 agosto del 1378-79. La sua vera identità viene svelata da uno scritto ritrovato accanto al suo corpo e in seguito al riconoscimento da parte di alcuni del castello di Voghera che risultavano essere suoi parenti. Viene sepolto nella chiesa di Voghera che porta il suo nome. In questa cittadina è attestata la prima festa in onore del Santo, anno 1382, circostanza storica questa molto importante per stabilire con sicurezza l’esistenza di questo santo francese. Il culto di S. Rocco, guaritore della peste e simbolo di carità cristiana, si diffonde in modo rapido e generalizzato in tutta Europa partendo dalla Lombardia. A Venezia dopo il 1450 nasce un confraternita legata al suo culto. Ricca di mezzi finanziari, questa confraternita organizza il furto del corpo di S. Rocco nel febbraio del 1485, che riesce a portare da Voghera a Venezia, dove gli viene dedicata un oratorio, cioè una cappella privata, successivamente decorata di straordinarie opere d’arte, tra cui il famoso ciclo pittorico del Tintoretto. Secondo studi recenti, sembra che il furto sia stato una simulazione per coprire una compravendita tra il Doge di Venezia e i frati per pagare i debiti della chiesa di S. Rocco.

Il culto verso questo santo conobbe un’enorme diffusione in Italia e in tutta Europa, perché invocato come protettore contro le pestilenze che colpivano gli uomini e gli animali e che imperversarono dopo la sua morte (1378-79) per almeno tre secoli. Alla base ci fu quindi un interesse materiale; ma non dobbiamo dimenticare che la devozione di questo santo poggia anche sull’ammirazione per il tipo di santità che ha impersonato. Egli abbandonò una vita comoda per diventare povero nello stile del pellegrino, che si sottopone ad una vita di stenti e di incertezze fidando esclusivamente in Dio, mentre vuol raggiungere i luoghi più sacri della cristianità. Non viaggia certo in aereo o su un comodo pullmann. Il viaggio allora comportava il pericolo di essere scambiati per ladri o spie, ciò a cui S. Rocco  non è sfuggito e che lo ha portato in carcere e poi alla morte. Il pellegrinaggio nel Medio Evo era una pratica molto apprezzata e diffusa, perché aiutava a capire la dimensione della vita, che è essenzialmente un pellegrinaggio, e permetteva di lasciare comodità e beni che diventavano occasione di beneficienza. Era una forma che permetteva di seguire perfettamente Cristo, che aveva esortato a lasciare la casa, i parenti e beni per suo amore. Il pellegrino poi non si preoccupava solo di camminare, ma di rendersi utile ai bisogni che incontrava lungo la strada. S. Rocco fu un santo della carità. che mise in pericolo la vita per curare i numerosi appestati incontrati nei vari centri. Questo modello di vita rappresentava una delle migliori incarnazioni dell’ideale evangelico nel Medio Evo e costituiva per tutti un richiamo potente al Vangelo.  Basta qui ricordare che questo stile di vita fu intrapreso anche da S. Francesco e dai suoi compagni soprattutto nella prima parte della sua vita. S. Rocco stesso vi si ispirò come Terziario Francescano.

(Nella foto: San Rocco di Marco d’Oggiono del 1477 conservato all’Accademia Carrara di Bergamo)