Papa Francesco: festa del Primo maggio, “preghiamo per quanti non hanno lavoro, è una tragedia mondiale”. “Oggi celebriamo la Memoria di San Giuseppe lavoratore. La figura dell’umile lavoratore di Nazareth ci orienti sempre verso Cristo; sostenga il sacrificio di coloro che operano il bene e interceda per quanti hanno perso il lavoro o non riescono a trovarlo”. Lo ha detto Papa Francesco al termine dell’udienza generale, nel giorno della festa del Primo Maggio. “Preghiamo specialmente per quanti non hanno lavoro, che è una tragedia mondiale di questi tempi”, ha concluso.
“Nel tempo dell’agonia, Dio chiede all’uomo di non abbandonarlo, e l’uomo invece dorme. Nel tempo in cui l’uomo conosce la sua prova, Dio invece veglia. Quella notte di dolore e di lotta sono l’ultimo sigillo dell’Incarnazione: Dio scende a trovarci nei nostri abissi e nei travagli che costellano la storia”. Lo ha ricordato Papa Francesco nell’udienza generale di oggi, citando la preghiera nel Getsemani di Gesù. “È il nostro conforto nell’ora della prova: sapere che quella valle, da quando Gesù l’ha attraversata, non è più desolata, ma è benedetta dalla presenza del Figlio di Dio. Lui non ci abbandonerà mai! Allontana dunque da noi, o Dio, il tempo della prova e della tentazione. Ma quando arriverà per noi questo tempo – ha concluso il Papa -, mostraci che non siamo soli, che il Cristo ha già preso su di sé anche il peso di quella croce, e ci chiama a portarla con Lui, abbandonandoci fiduciosi all’amore del Padre”.
“I cristiani non hanno a che fare con un Dio invidioso, in competizione con l’uomo, o che si diverte a metterlo alla prova”. Lo ha detto Papa Francesco nell’udienza generale di oggi, dedicata alla penultima invocazione del Padre Nostro: “Non abbandonarci alla tentazione”. Come è noto, ha aggiunto, “l’espressione originale greca contenuta nei Vangeli è difficile da rendere in maniera esatta, e tutte le traduzioni moderne sono un po’ zoppicanti. Su un elemento però possiamo convergere in maniera unanime: comunque si comprenda il testo, dobbiamo escludere che sia Dio il protagonista delle tentazioni che incombono sul cammino dell’uomo. Come se Dio stesse in agguato per tendere insidie e tranelli ai suoi figli. Un’interpretazione di questo genere contrasta anzitutto con il testo stesso, ed è lontana dall’immagine di Dio che Gesù ci ha rivelato”. Per il Papa, “le invocazioni più difficili del ‘Padre nostro’, quelle che chiudono il testo, sono già state esaudite: Dio non ci ha lasciato soli, ma in Gesù Egli si manifesta come il ‘Dio-con-noi’ fino alle estreme conseguenze”. “Se siamo tentati di compiere il male, negando la fraternità con gli altri e desiderando un potere assoluto su tutto e tutti – ha osservato il Santo Padre -, Gesù ha già combattuto per noi questa tentazione: lo attestano le prime pagine dei Vangeli. Subito dopo aver ricevuto il battesimo da Giovanni, in mezzo alla folla dei peccatori, Gesù si ritira nel deserto e viene tentato da Satana. Ma Gesù respinge ogni tentazione ed esce vittorioso”.