La voce di Boccaleone: un progetto di cittadinanza attiva. Studenti al lavoro per l’inclusione

Dialogo, cultura e partecipazione. Sono queste le colonne portanti de «La voce di Boccaleone», progetto territoriale composto da tre idee per la promozione delle attività della rete sociale di Boccaleone, dei servizi e delle realtà che lavorano per l’inclusione e la sostenibilità nel quartiere: una pagina Instagram, un flyer quadrimestrale e un libretto annuale che raccontano le attività di Boccaleone.

L’iniziativa, partita ad ottobre, conclusasi a metà aprile e coordinata dal Cesvi, si inserisce all’interno del progetto Agente 0011 – Missione Inclusione, finanziato dall’Aics (Agenzia Italiana per la cooperazione e lo sviluppo) e ha coinvolto un centinaio di studenti delle superiori (4C e 3C del Liceo «Secco Suardo», 4H del Liceo «Manzù» e 4E dell’Istituto «Natta») e una settantina di alunni della scuola primaria e secondaria di primo grado dell’Istituto Comprensivo «E. De Amicis» di Bergamo. «Quel che abbiamo voluto fare, attraverso questo progetto di cittadinanza attiva, che, a livello nazionale, coinvolge circa 1600 ragazzi, è stato rendere consapevoli gli studenti della ricchezza del proprio territorio, facendo sì che potessero conoscerne la vita democratica – racconta Lylen Albani, coordinatrice dell’iniziativa –. Il cambiamento passa anche da qui: dall’avvicinamento fra le organizzazioni, i cittadini e le istituzioni, affinché, attraverso la scelta dell’inclusione, le città possano davvero definirsi aperte».

Gli studenti del Liceo «Secco Suardo» hanno pensato e scritto la proposta, corredata di foto, video e interviste, mentre quelli dell’Istituto «Natta», attraverso questionari e rilevamento dati, hanno portato avanti un’indagine territoriale, per rilevare eventuali potenzialità e criticità di Boccaleone. Gli alunni del Liceo «Manzù», invece, hanno provveduto alla progettazione grafica ed estetica dell’idea. Ma «La voce di Boccaleone» ha permesso pure percorsi di «peer education». «Un gruppo di allievi del “Secco Suardo”, insieme alla cooperativa Pandora, ha intrapreso un’esperienza di insegnamento fra pari – continua Albani –, mettendo a punto dei laboratori sul tema della partecipazione e dell’inclusione sociale e andando nell’Istituto comprensivo “De Amicis” ad educare gli studenti più giovani. Un processo formativo e trasformativo che ribadisce una certezza: un ragazzo non è un recipiente, bensì un promotore di pensiero».

Il progetto, consegnato il 13 aprile ai quattro candidati sindaco di Bergamo per le prossime amministrative, è in linea con i «Sustainable Development Goals» stabiliti delle Nazioni Unite. «“Agente 001”, all’interno del quale è stata pensata “La voce di Boccaleone”, coinvolge giovani e studenti nella promozione di società aperte e inclusive – spiega Gloria Zavatta, presidente Cesvi –, sforzandosi di contrastare fenomeni di intolleranza, discriminazione e marginalizzazione socio-economica e avvicinandosi agli obiettivi generali stabiliti dall’ONU, declinabili in qualsiasi realtà. Tutti e quattro i candidati sindaco hanno giudicato estremamente positiva la nostra idea: la speranza è che chiunque sarà eletto la porterà avanti, estendendola, magari, a qualsiasi quartiere della città». Un’iniziativa all’insegna della sinergia e dell’umanità, che permette ai giovani di crescere: «La vittoria più grande, come Cesvi, è stata quella di essere riusciti a farci promotori di una vera e propria rete – afferma Zavatta –, fra enti, professori e alunni. Ciò che ci ha mosso è stato il valore dell’umanità. E oggi abbiamo tanti esempi di giovani coraggiosi che lo rappresentano: da Greta Thunberg a Ilaria Cucchi, passando per Simone di Torre Maura.

Credo che Boccaleone, attraverso questo progetto (qualitativamente valido ed estremamente professionale), abbia trovato energie nuove. E credo che i ragazzi abbiano capito l’importanza del dialogo e dell’inclusione: perché una piena crescita individuale non può prescindere da una concreta crescita collettiva». Crescita collettiva che è, prima di tutto, un antidoto alla paura. «In Italia, negli ultimi anni, secondo i dati reali, sono diminuiti drasticamente gli omicidi e gli atti di violenza – riflette Zavatta –, eppure, secondo la percezione dell’opinione pubblica, viviamo in un Paese pericoloso. Questo anche a causa del martellamento continuo dei media. Ecco, credo che costruire paure sia una delle cose peggiori che si possa fare, soprattutto nei confronti delle generazioni future. Perché le paure chiudono inesorabilmente le persone. E la chiusura è sempre morte interiore. Ma, in un’epoca in cui la propria realizzazione passa da quanti “mi piace” si ricevono sui social, mi auguro che il progetto “La voce di Boccaleone” abbia fatto prendere consapevolezza ai ragazzi di quanto possa far bene il sorriso di un’altra persona al proprio ego. Perché, parafrasando il finale dei “Centochiodi” di Ermanno Olmi, tutti i “like” del mondo non valgono un caffè con un amico».