Cambiare marcia: l’etica conta anche quando siamo al volante. Marco Cerruti al BergamoFestival

Episodio non di finzione: ci capita di ascoltare, senza troppo volerlo, una conversazione tra due adolescenti che parlano di un tragico incidente occorso a un loro coetaneo, caduto dalla moto mentre percorreva a tutta velocità un rettilineo. «Beh, non è poi un brutto modo di morire» è l’osservazione con cui uno dei due conclude il discorso (ostentazione di cinismo, o allineamento alla teoria kurt-cobainiana del «meglio bruciare in fretta che spegnersi lentamente»?). Alla rilevanza morale – anche e soprattutto da un punto di vista cristiano – di quanto accade ogni giorno sulle strade è dedicato il volume di Marco Cerruti «Cambiare marcia. Per un’etica del traffico» (Edizioni Dehoniane Bologna, pp. 120, 11,50 euro, ebook a 7,99 euro). L’autore, docente di Teologia morale all’Istituto Superiore di Scienze Religiose della Toscana, presenterà questo suo libro domenica 19 maggio alle 16 a Bergamo, in piazza Vecchia, dialogando con il caporedattore de L’Eco di Bergamo Andrea Valesini; l’incontro, che avrà per titolo Padroni della strada. Italiani al volante ed etica del traffico, rientrerà nell’edizione 2019 del BergamoFestival «Fare la Pace» (www.bergamofestival.it).

Professore, non sono molti gli studi di Teologia morale sul tema del traffico e della viabilità.

 «Nel mio libro, riporto alcune affermazioni del magistero della Chiesa su questo ambito, per esempio le belle parole che troviamo in un documento pubblicato nel 2007 dal Pontificio consiglio della pastorale per i migranti e gli itineranti: “Chi conosce Gesù Cristo – leggiamo in queste pagine – è prudente sul­la strada. Non pensa soltanto a sé e non è sempre assillato dalla fretta di arrivare. Vede le persone che lo “accompagnano” per strada, ognuna con la pro­pria vita, il desiderio di arrivare, e i propri proble­mi. Le vede tutte come fratelli e sorelle, figli di Dio. È questo l’atteggiamento che connota l’automobilista cristiano”. Rimane però vero quanto lei diceva: abbastanza stranamente, la teologia morale non ha prestato finora molta attenzione ai problemi relativi ai trasporti, alla viabilità e al traffico, come se le pubbliche vie fossero una “zona franca” dell’etica. Che le cose non stiano in questo modo, lo si capisce già delle cifre degli incidenti stradali, che in massima parte devono essere ricondotti a negligenze umane, mentre solo in pochissimi casi dipendono da guasti imprevedibili dei veicoli».

Può ricordarci alcuni di questi dati relativi agli incidenti e alle morti sulla strada?

 «Nei 28 Paesi dell’Unione Europea i morti per incidenti stradali sono 26mila all’anno, in media 70 al giorno. In Italia, rispetto a un recente passato, la situazione è andata migliorando: nel 2001 le vittime di incidenti erano il doppio di oggi; però questo calo si è arrestato nel 2014 e le cifre degli ultimi anni hanno avuto un andamento irregolare. A livello mondiale, i dati rimangono agghiaccianti, con oltre 1.250.000 morti e 50 milioni di feriti all’anno. Si comprende, dunque, perché l’ONU abbia voluto inserire tra gli obiettivi per una crescita sostenibile una riduzione del 50% delle vittime della strada».

Al di là della responsabilità personale di chi guida un’automobile o una motocicletta, l’«etica del traffico» non ha una dimensione politica? Non hanno un significato morale – positivo o negativo – pure le decisioni di chi sovrintende alla viabilità? Pensiamo anche solo alle scelte relative al trasporto dei pendolari o a quello scolastico: in provincia di Bergamo, tra l’altro, dopo un terribile incidente avvenuto nel settembre scorso a Gazzaniga, è nato un comitato «Vado a scuola sicuro» che vorrebbe sensibilizzare le istituzioni su questo tema.

 «Riguardo alle decisioni politiche in materia di viabilità, ricorderei come Papa Francesco, in diversi passaggi della Laudato si’, tratti del ruolo del trasporto pubblico di persone e merci: “Molti specialisti – egli afferma – concordano sulla necessità di dare priorità al trasporto pubblico. Tuttavia alcune misure necessarie difficilmente saranno accettate in modo pacifico dalla società senza un miglioramento sostanziale di tale trasporto, che in molte città comporta un trattamento indegno delle persone a causa dell’affollamento, della scomodità o della scarsa frequenza dei servizi e dell’insicurezza”. Dal punto di vista politico, indubbiamente, le questioni del traffico e della viabilità appaiono complesse: perché eticamente è indubbio che occorra privilegiare quanto può migliorare la qualità di vita delle persone, ma poi pare di constatare, per esempio, che le decisioni in merito alla pedonalizzazione dei centri storici e di altre zone urbane risultano, sul breve-medio periodo, abbastanza impopolari; e i partiti politici, notoriamente, sono sensibili al consenso degli elettori».