Era il primo marzo del 1979 quando, presso lo studio del notaio Maria Franca Nosari, un gruppo di cittadini e cittadine bergamasche, al termine di un percorso di confronto, costituiva l’associazione La Porta, centro studi e documentazione, grazie al contributo del fondatore Giovanni Serughetti. Da allora sono trascorsi quarant’anni, all’associazione nel tempo si è affiancata la Fondazione Serughetti La Porta, dandole continuità, struttura e risorse, ma non sono venute meno le ragioni originarie dell’impegno e l’obiettivo di contribuire al cambiamento culturale della società. Due numeri significativi per questo traguardo: 2.612 incontri, 65,3 all’anno, più di uno alla settimana,2.429 relatori e relatrici. Un traguardo importante, che verrà festeggiato assieme alla cittadinanza lunedì 20 maggio alle 20.30 con la visione del film “1945” di Ferenc Török presso l’Auditorium di Piazza Libertà e un brindisi. Durante la serata sarà disponibile il libro “La Porta 1979 – 2019. 40 anni di volontariato culturale all’intreccio tra fede, politica e vita quotidiana”, che ne illustra la storia e presenta una selezione delle conferenze più significative. “In passato c’era una divisione a blocchi: da una parte il mondo cattolico, dall’altra quello laico. Abbiamo cercato di favorire la mescolanza, nella convinzione che per una trasformazione della città fosse necessario affrontare i temi al di là delle barriere ideologiche – spiega il presidente Gian Gabriele Vertova -. Uno degli aspetti del nostro lavoro è la riflessione critica rispetto alle trasformazioni della società, aspetto molto importante: attualmente il malessere sociale è diffuso, ma pochi si interrogano davvero sulle ragioni profonde”. “La Porta” non solo come richiamo al luogo della sede, Porta Nuova, ma anche all’idea di uno spazio aperto di comunicazione, dove ogni cittadino può sentirsi libero di entrare ed uscire. Il dialogo come metodo che ha fatto da fil Rouge durante questi anni, con percorsi impegnativi in letterature, filosofie, teologie, scienze, con uno sguardo che interrogava a partire dalle questioni della vita sociale e personale. Punti di forza della Fondazione, la sua autonomia (libera da qualsiasi dipendenza da enti religiosi e politici), che permetteva di affrontare qualsiasi tema sulla base delle urgenze del momento, e la consistenza del gruppo dirigente, un gruppo eterogeneo, con una base associativa di 150 soci su cui contare. Significativa e di alto livello la prima uscita pubblica, il 9 maggio 1979, in cui padre Ernesto Balducci affrontò il tema “La Chiesa e il mondo dal Concilio ad oggi”. Tra i convegni più difficili, ricorda Vertova, nei primi anni ‘80, una riflessione su “terrorismo e perdono”: “Avevamo posto la questione su come fosse possibile superare la situazione con riflessioni culturali, sociali, etiche e giuridiche che consentissero una riconciliazione e di recuperare i giovani che avevano intrapreso questa strada. Nel nostro tentativo di interlocuzione c’era l’idea forte della non violenza, non solo come ideale etico, ma come strada da intraprendere per superare i conflitti sociali”. Spesso dalle loro iniziative di riflessione culturali sono nate iniziative sociali o un coordinamento di impegno. Ma La Porta ha da sempre puntato a dei progetti condivisi, nella convinzione di costruire reti per favorire dialoghi e collaborazioni: insieme ad altri ha dato il via a “We care”, la scuola di formazione ed educazione alla politica, hanno ospitato la Tavola della Pace, sostenuto il Comitato contro le barriere architettoniche, promosso il Comitato bergamasco per la difesa della Costituzione. Da qualche anno a questa parte, hanno preso il via percorsi di riflessioni sulla storia contemporanea e sulle migrazioni. Le sfide per il futuro? “In autunno partirà un percorso sulla povertà, partendo da una rappresentazione teatrale su San Francesco d’Assisi, e tutte le questioni sociali che essa comporta. Inoltre stiamo valutando un percorso sul tema Bibbia e letteratura”.