Il mese di maggio e il rosario. Le preghiere a Maria Regina della Famiglia alle Ghiaie di Bonate

Il mese di maggio, che tradizionalmente segna l’inizio della bella stagione ed è il periodo di fioritura delle rose, è associato fin da tempi antichi alla devozione mariana. I fedeli si rivolgono alla Madonna sapendo di poter ottenere l’attenzione, l’ascolto, la tenerezza della Madre. Con la preghiera si fa più pressante anche l’invito alla conversione del cuore, a rileggere e a orientare la vita alla luce della fede. Uno slancio che si sente in modo particolare nei luoghi di devozione mariana, come le Ghiaie di Bonate, in provincia di Bergamo, dove c’è una piccola cappella in cui si venera “Maria Regina della famiglia”.
Alla semplicità del luogo si accompagna un’atmosfera di intenso raccoglimento. Nella piccola cappella c’è l’immagine della Madonna “Regina della famiglia”, circondata da numerosi ex voto. Al di fuori una tettoia, le panche per i fedeli, i lumini accesi. Non c’è (quasi) nulla, se piove non si sta al coperto, ma le persone vengono comunque qui a pregare, a centinaia, ogni giorno.  Ci sono anziani, giovani, famiglie con i bimbi piccoli, suore, sacerdoti.
C’è la gente del posto che frequenta la cappella da sempre. “Ogni volta che mi sento in crisi so che passare un po’ di tempo qui, in silenzio, mi aiuta a chiarirmi le idee, a guardare dentro me stessa – spiega Patrizia, trent’anni -. Nei periodi più critici dell’adolescenza la preghiera mi ha dato la forza di resistere e un aiuto per crescere”.
Ci sono anche alcuni ventenni, con sorrisi timidi e sguardi furtivi, come se non avessero troppa voglia di spiegare perché passano (spontaneamente) del tempo in un luogo di preghiera, lasciando da parte i giochi, le chat e gli smartphone: “A volte ci fermiamo anche di notte, dopo la discoteca – racconta Laura -. Stiamo un po’ seduti, non parliamo nemmeno tra di noi, preghiamo e basta. Qui trovo una serenità che non so spiegare, non mi sento così da nessun’altra parte”.
Paolo negli ultimi dieci anni ha dovuto affrontare due delicatissime operazioni per asportare un tumore al cervello, e qui ha trovato il coraggio di lottare: “La fede mi ha accompagnato e mi ha sostenuto in momenti difficili, mi ha spinto a superare la paura, a sopportare la fatica della riabilitazione. L’ultima operazione è stata molto invasiva, ho temuto che al risveglio non sarei più stato la stessa persona. Col tempo, invece, ho recuperato le forze, sono riuscito a ricominciare a lavorare, ho imparato a dare valore a ogni momento. Non ho mai smesso di pregare, di ringraziare per la vita che mi è stata donata, nonostante la difficoltà di affrontare queste prove”.

All’uscita di Bonate dell’asse interurbano, alla rotonda, c’è un cartello che indica le “apparizioni del ’44”: fenomeni sui quali la Chiesa ha pronunciato un chiaro “non constat” (espresso ai tempi dal vescovo di Bergamo Adriano Bernareggi, e di recente confermato) ma che continuano comunque a costituire un richiamo per la gente. Ma la devozione a Maria è forte in questo luogo anche a prescindere dalle presunte apparizioni, e lo avverte perfino chi ci si avventura per la prima volta.
Ogni mese, intorno al giorno 13 (data della prima apparizione alla piccola Adelaide, una bambina di sette anni, secondo ciò che raccontano  anziani del paese), centinaia di persone camminano in processione da Ponte San Pietro fino alla cappella delle Ghiaie, recitando il rosario, fermandosi nella chiesa parrocchiale per la Messa. La preghiera continua poi fino alla cappella, e poi in silenzio davanti all’immagine della Madonna.
Sono trascorsi solo pochi mesi dal decreto del vescovo di Bergamo monsignor Francesco Beschi, emanato a febbraio, con il quale ha sancito la decisione di “autorizzare, valorizzare, custodire e accompagnare” il culto a “Maria Regina della Famiglia” alle Ghiaie di Bonate. La responsabilità e la gestione di questo luogo sono stati affidati alla parrocchia, che si occupa fra l’altro della celebrazione delle Messe nella cappella e di guidare la preghiera. Viene data ai fedeli anche la possibilità di confessarsi. “La devozione a Maria – dice Angelo, che coordina anche un gruppo di preghiera notturna – richiede impegno, digiuno, penitenza. Se si è disposti a lasciarsi convertire, però, com’è successo a me, la vita cambia completamente, riempiendosi della luce e della felicità che solo la fede può dare”.

La foto di apertura è di © Giovanni Diffidenti