Provo a immaginare il mio ingresso in Paradiso. Anche Guitton l’ha fatto

Foto: Jean Guitton (1901-1999)

Sto rileggendo in questi giorni del tempo pasquale un libro che qualche anno fa mi era piaciuto moltissimo: Il mio testamento filosofico di Jean Guitton. Mi capita spesso, in occasione della Pasqua o quando penso ai miei cari defunti, di pensare al Paradiso. Come sarà l’ingresso nella dimensione eterna? Cosa conterà di ciò che noi siamo ora? Cosa guarderà di noi, di me, il Signore, se avrò la grazia di presentarmi davanti a Lui? Ebbene, ci sono due paginette nel libro del grande filosofo francese che dalla prima volta che le ho accostate non solo non le ho più dimenticate, ma mi commuovono ogni volta.

Il grande filosofo immagina il suo Giudizio

Nel testo, Guitton immagina la sua morte, i suoi funerali e il suo Giudizio. Nella sezione riguardante il suo giudizio, egli racconta del suo ingresso in Paradiso. Provo a riassumere, cercando di non tradire il pensiero del filosofo e di trasmettere invece la bellezza e la profondità del suo scritto. Egli immagina di trovarsi presso il tribunale celeste. Entra la corte. In cattedra il Signore Gesù Cristo. Sotto di lui San Pietro con le chiavi del regno dei cieli. Ci sono anche altri grandi santi, gli angeli e una giuria di pensatori e filosofi: Giustino, Agostino, Tommaso d’Aquino, Pascal, Ozanam, Claudel, Blondel… Si aprono i battenti della grande porta sul fondo.

“Il Maestro Jean Guitton, Grande Maestro…”. “Non lo conosciamo”

Entra un usciere, si alza un assessore: il secondo fa le domande, il primo risponde. “Chi chiede di comparire oggi davanti a questa augusta corte?” “Il Maestro Jean Guitton, Illustre Filosofo, Membro eminente e decano, a causa dell’età, dell’Accademia francese, Professore onorario alla Sorbona, Autore di cinquantaquattro opere e di trecento opuscoli, Uditore laico al Concilio Ecumenico Vaticano II, Amico di numerosi Sovrani Pontefici, Consigliere dei Presidenti della Repubblica, Uomo universale, onore della lingua e del pensiero francese.”

“Non lo conosciamo. Chi chiede di comparire oggi davanti a questa corte del Cielo?”. “Il Signor Jean Guitton, Filosofo, Professore onorario alla Sorbona, membro dell’Accademia Francese.”

“Non lo conosciamo. Chi chiede oggi di essere giudicato da Cristo Signore?”. “Jean Guitton, filosofo, peccatore.”

“Jean Guitton, peccatore”. “Lo conosciamo”

Questa volta, giunge questa risposta: “Lo conosciamo. Entri, lui che è uscito dal tempo, e sia introdotto nell’eternità perché si compia in lui l’opera della giustizia e della misericordia divina”.

Questo lo splendido affondo sull’ingresso in Paradiso di Jean Guitton. Ecco, da quando ho letto il suo testo, io l’ingresso in Paradiso lo immagino così. Non conteranno titoli, meriti, onorificenze, cariche avute, carriere.. nulla! Conterà la consapevolezza di essere peccatori, bisognosi di stare per sempre insieme a Colui che è Amore che perdona.