Tra gli “11 leoni” atalantini tanti nomi stranieri acclamati dalla folla: un esempio da seguire anche fuori dallo stadio

Duvan… ZAPATA

Joseph… ILICIC

Hans… HATEBOER

 

Quest’ultimo è proprio difficile da pronunciare, anche per i telecronisti delle partite dell’Atalanta. Figuriamoci per il tifoso… bergamasco. Eppure tutto lo stadio partecipa a questo rito collettivo istigato dal “cerimoniere” che allo stadio, dopo ogni gol della Dea, dà la possibilità al sempre più numeroso pubblico di esprimere la propria gioia gridando all’unisono il nome del goleador.

Zapata è stato il più gettonato di questa proficua stagione di Serie A, Coppa Italia e preliminari di Europa League. Cognome che nell’immaginario collettivo bergamasco associamo al Messico (forse per via del retroterra dei western all’italiana oppure perché associato a qualche rivoluzionario al fianco del popolo oppresso).

In soldoni si tratta di nome “straniero”. Ecco, ciò che succede allo stadio è da annoverare tra l’espressione più eclatante di apprezzamento dello straniero di cui Bergamo è capace. Se non altro è l’occasione in cui un nome straniero è associato con vigore a elementi di positività.

Ora il merito di aver portato l’Atalanta tra le grandi della Champions League è da associare a… Zapata, Ilicic, Hateboer, Gomez, Freuler, De Roon, Goesens, Castagne, Djmsiti, Berisha, Palomino. Ne abbiamo elencati 11. Ma sicuramente c’è spazio anche per Gollini, Masiello, Mancini, Pessina, …e Toloi, Barrow, Pasalic…

La Coppa Italia l’abbiamo lasciata alla Lazio, ma anche quella è stata una bella avventura, fino alla finale. Ci riproveremo. Ricordiamo che la prima è arrivata nel 1963 per merito di una formazione composta da: Pizzaballa, Pesenti, Nodari, Veneri, Gardoni, Colombo, Domenghini, Nielsen, Calvanese, Mereghetti, Magistrelli. Solo Nielsen “suona strano”, mentre “Domenghini” è risuonato ben 3 volte: al 4′, al 48′ e al 81′ per il 3 a 1 rifilato al Torino.

Questo per sottolineare che siamo passati da 1 a 11 giocatori in campo con un nome straniero in poco più di 50 anni. L’impressione è che questa accelerazione che è avvenuta nello stadio, sia tra i calciatori sia tra il pubblico, non la si ritrovi fuori dallo stesso. Ce ne siamo accorti all’ultimo Festival di Sanremo con le reazioni spesso polemiche al fatto che il Festival della canzone italiana sia stato vinto dall’artista Mahmood, nome (e canzone) ritenuto poco (o per niente) italiano. (Ps: poi Mahmood è arrivato secondo all’Eurovision Song Contest, rischiando quasi di vincere!).

Ma allora bisognerebbe che la Coppa Italia sia giocata solo da calciatori italiani? E chi ci assicura che tra questi calciatori non ci siano nomi tipo Hu, Ibrahim, Singh,  Reyes, Mihali… È il risultato di un’altra accelerazione, quella che ha determinato cambiamenti nella composizione sociale dell’Italia implementata dai recenti flussi immigratori, supportati dai ricongiungimenti familiari e dalle conseguenti nascite. E dalle successive acquisizioni della cittadinanza italiana. Cambiamento forse non ancora compreso e digerito da parte del bergamasco medio. Ma già in essere e irreversibile. E in grande misura… vincente.

Quindi: forza Atalanta e, soprattutto, forza tifosi Atalantini. Diffondete il più possibile la vostra capacità di esaltarvi per le gesta di chi in campo si trasforma in “11 leoni” e di dimostrare loro gratitudine declamando a pieni polmoni e colmi di gioia il loro nome… straniero. Anzi, forse solo un po’ strano, ma ora divenuto familiare.