I cambiamenti climatici, una sfida “di comunità” che ci riguarda tutti

Una volta le condizioni meteo erano un “argomento neutro” da usare per spezzare l’imbarazzo delle chiacchiere con gli sconosciuti in ascensore. “Non ci sono più le mezze stagioni” era la frase più gettonata. Oggi però una conversazione di questo tipo è poco prudente, dato che i cambiamenti climatici stanno rapidamente volando in cima alla lista delle emergenze mondiali. Non è solo merito (o colpa, secondo i detrattori) di una ragazzina, Greta Thunberg, che ha messo in moto una protesta giovanile di massa, quella dei #fridaysforfuture, attivi anche nella nostra città (ne parliamo nel nostro dossier). La giovanissima attivista svedese, però, con la semplicità e il linguaggio diretto tipico degli adolescenti, ha comunque “smosso” l’attenzione di moltissime persone, compresi i grandi della Terra. Perfino il presidente americano Donald Trump, dopo una lunga chiacchierata con il principe Carlo d’Inghilterra, ha ammesso che i cambiamenti climatici esistono, anche se ne ha attribuito la responsabilità ad altri, non agli Stati Uniti, piuttosto a Paesi come Cina, India e Russia. Secondo la recente stima di un gruppo di aziende – le più grandi multinazionali del mondo – i rischi legati ai cambiamenti climatici produrranno nei prossimi 5 anni costi pari a circa 1 trilione di dollari, mille miliardi. E’ fresca la notizia dell’apertura di una causa contro lo Stato italiano “Giudizio universale – invertiamo il processo” per la mancanza di decisioni efficaci per contrastare i cambiamenti climatici. Migliaia di altre cause analoghe sono state intentate dagli ambientalisti in altri Paesi del Mondo, come strumento di pressione sui governi. Alle elezioni europee in molti Paesi i partiti “verdi” hanno raccolto percentuali di voto mai viste prima. Sono tutti segnali di una rapida crescita di consapevolezza. La gente incomincia a comprendere che è davvero urgente un rapido cambio di passo, con l’adozione di stili di vita diversi, l’atteggiamento di cura e di attenzione di cui Papa Francesco parla nella sua enciclica “Laudato si'”. Non è un caso se il prossimo sinodo si svolgerà in Amazzonia, polmone verde del mondo.
Ciò di cui molti non sembrano ancora consapevoli è che questa “svolta” a tutela dell’ambiente e del futuro del mondo potrebbe avere conseguenze positive per tutti, anche dal punto di vista economico: secondo gli studi più recenti (sempre a cura delle maggiori multinazionali del mondo) le opportunità commerciali legate al cambiamento potrebbero portare benefici pari a oltre 2,1 trilioni di dollari. Il bene dell’uomo e del pianeta possono quindi essere “sostenibili” oltre che necessari, ma ci vogliono ancora molto coraggio e impegno per creare il consenso che finora è mancato e realizzare ciò che chiede Papa Francesco: “Rivolgo un invito urgente a rinnovare il dialogo sul modo in cui stiamo costruendo il futuro del pianeta. Abbiamo bisogno di un confronto che ci unisca tutti, perché la sfida ambientale che viviamo, e le sue radici umane, ci riguardano e ci toccano tutti”.