La storia di Ilaria, prima consacrata dell’Ordo Virginum a Trento. La formazione a Bergamo

Tra le 110 diocesi italiane in cui è presente l’Ordine delle Vergini, mancava all’appello la diocesi di Trento.  Sabato 8 Giugno Ilaria, una giovane trentina di 34 anni è stata consacrata dal suo vescovo, monsignor Lauro Tisi, che ha commentato così durante l’omelia: “Ecco quello che fa lo Spirito: ci porta dentro la vita di Gesù e Ilaria è stata ammaliata grazie allo Spirito che è in lei, dalla bellezza di Dio che l’ha visitata in Gesù di Nazaret. Questo è quello che oggi celebriamo. La bellezza dello Spirito che ha toccato Ilaria in quel viaggio meraviglioso della Pasqua del Signore e che la pone in mezzo a noi come testimone che si può vivere solo di Dio. Questo è l’Ordo Virginum”.  Il Vescovo Lauro ha scelto di celebrare la consacrazione la sera della Veglia di Pentecoste, per affidare questo nuovo germoglio di vita consacrata al Santo Spirito.

Sono accorse in duomo molte persone e tanti sacerdoti, la partecipazione è stata corale, una diocesi in festa; il vescovo Lauro entusiasta ed entusiasmante. Come accade solitamente, partecipando alla consacrazione si comprende meglio la semplicità e nel contempo, la profondità di questa “nuova unzione spirituale” che è la consacrazione dell’Ordo Virginum. Nei mesi precedenti, Ilaria ha spiegato così la sua scelta ai parrocchiani e alla diocesi: “La questione del ruolo della donna all’interno della Chiesa mi ha sempre attirata. Superando i facili luoghi comuni, che sottolineano il maschilismo ecclesiale, l’esclusione femminile, situazioni varie di inferiorità del gentil sesso rispetto alla controparte maschile, se uno si rimbocca le maniche e cerca di approfondire l’argomento può scoprire alcune cose sconosciute ai più ma molto, molto interessanti. […] In altre parole, seguendo l’invito che papa Francesco ripete in continuazione, sono tornata alle radici, alla Chiesa “in fasce”, e così posso presentarvi la realtà dell’Ordo Virginum[…] .

LA STORIA DELL’ORDO VIRGINUM

Ilaria nel momento della preghiera di consacrazione

Tra il I e il III secolo d.C., all’interno delle comunità cristiane, lo Spirito Santo lavora senza posa e suscita il desiderio di numerose donne verso la sequela di Cristo “con tutte loro stesse”, nel dono della loro vita al “più bello tra i figli dell’uomo” (Sal 45,3). Queste donne, innamorate di Gesù, esprimono il santo proposito di seguire Cristo, rinunciando alle nozze terrene, deponendo la loro promessa nelle mani del vescovo e, rimanendo perlopiù all’interno della famiglia d’origine, si mettono al servizio della loro comunità locale come segno concreto della realtà alla quale tutti sono chiamati: l’unione completa con Cristo nel Regno futuro, nelle cosiddette nozze escatologiche.

Durante il IV secolo d.C. si sviluppa un vero e proprio Rito di consacrazione, tramite il quale la vergine viene consacrata pubblicamente, in cattedrale, dal Vescovo. Questi è il punto di riferimento per la vergine, è la figura paterna che la guida e la sostiene.[…] Con il tempo l’Ordo Virginum sembra dunque scomparire, per lasciare spazio agli ordini religiosi, ma, come ben sappiamo, lo Spirito Santo soffia quando, dove e come vuole.

Passano i secoli e per tornare a parlare ufficialmente della realtà dell’OV dobbiamo attendere la fine del Concilio Vaticano II. Per volere di san Paolo VI viene istituita una speciale commissione liturgica con il compito di riprendere in mano l’antico Rito di consacrazione, revisionarlo e riportarlo in auge per istituire nuovamente questa realtà all’interno della Chiesa universale. Nel 1970 ecco che viene dunque pubblicato il testo del Rito rinnovato. Gli anni successivi sono un fermento: tante donne hanno ora la possibilità di esprimere pubblicamente il santo proposito nelle mani del loro Vescovo, come succedeva nei primi secoli della cristianità. Oggi troviamo consacrate nell’Ordo Virginum in tutti i continenti (se ne contano circa 7000), donne che conducono una vita normalissima “nel mondo” ma senza appartenere “al mondo”, segno concreto e quotidiano del Regno futuro che attende tutti, spose di Cristo (così vengono definite già dai Padri della Chiesa) a immagine della Chiesa Sposa che, come Giovanni Battista, indicano e cercano di mostrare agli uomini e alle donne del nostro tempo l’Amore che chiama ognuno di noi e che si è donato per la salvezza di tutti.

Per Ilaria tutto è iniziato con una domanda:  “Signore, cosa vuoi che io faccia?”. Seguiamo il suo racconto.

LA RICERCA DI UN SENSO E LA VOCAZIONE

“Una decina di anni fa ho iniziato a sentirmi inquieta. Nel senso che sentivo dentro di me una cosa strana, iniziavo ad avere pensieri che mi portavano oltre ciò che vivevo giorno per giorno, dentro di me si agitavano spinte che non comprendevo, che mi portavano a pensare cose che non capivo e, all’inizio, cercavo di mettere a tacere ripetendomi: “Passerà!”. Ma non sono passate. Anzi…Ad un certo punto ho capito che, da sola, non avrei cavato un ragno dal buco. E allora mi sono fatta coraggio e ho chiesto aiuto ad un frate che conoscevo, chiedendogli di diventare la mia guida spirituale.[…]

Nel 2011, grazie al consiglio di un amico sacerdote, ho iniziato a frequentare i weekend di spiritualità per ragazze organizzati dalle sorelle Clarisse del monastero di Borgo Valsugana: una vera grazia! Qui, grazie alle proposte e ai consigli di suor Francesca, ho potuto finalmente trovare quel silenzio di cui avevo estremo bisogno, quello spazio solo per me nel quale ho potuto iniziare a mettere a posto i pezzi del puzzle che si affollavano nella mia vita, quella cosa fondamentale per la vita di ogni cristiano che si chiama ‘preghiera’. Sì, grazie a questi momenti ho imparato cosa vuol dire pregare e quanta forza dona per la vita quotidiana. Insieme a suor Francesca ho iniziato pian piano a crescere come persona, come donna, come battezzata. E alla domanda iniziale se ne aggiungeva ora un’altra: “Per chi?”.

Durante il mio primo Triduo pasquale ospitata nella foresteria del monastero di Borgo, mentre leggevo una meditazione sul Venerdì Santo, mi son trovata a fissare il crocifisso di san Damiano pensando: “Come si fa a non rimanere folgorati da un amore così? Come posso non rispondergli?”. Non riesco ad esprimere pienamente con le parole ciò che il Signore mi ha fatto provare in quell’istante… so solo che da quel momento ho chiuso (con delicatezza) la prima porta, quella del matrimonio: intuivo che ero chiamata ad altro, ad essere ‘per tutti’. Sorgeva a quel punto una nuova domanda: “In che modo?”.

Passava il tempo. Dio, con estrema pazienza, mi ha insegnato ad avere pazienza! Io che volevo vedere subito i frutti, avere risposte, certezze… ho dovuto (e ora Lo ringrazio di cuore) imparare la pazienza. Con estrema fatica. Tra i vari approfondimenti personali che portavo avanti per cercare di capire il mio posto nel mondo, ecco che, seguendo alcuni ottimi consigli, ho iniziato a leggere un libro: “L’Ordo Virginum, germoglio di vita cristiana” (di Paola Moschetti). Ebbene… galeotto il libro e chi lo scrisse! Più leggevo, più sentivo dentro di me una gioia immensa, mi trovavo a pensare a più riprese: “Ma questo libro… mi legge dentro! Qui trovo scritto e tradotto in parole ciò che ho maturato in questi anni di ricerca… non devo inventarmi nulla per la mia vita!”. Non potete immaginare quale liberazione. Percepire come il Signore pian piano risponde, come mi ha sempre accompagnata nonostante le mie paure, frenate, arrabbiature, come lavori con sapienza e delicatezza con ogni vita umana senza forzare nulla… ti mette in cuore una gioia e una gratitudine immense!

QUANDO SONO DEBOLE, È ALLORA CHE SONO FORTE

Amore per la mia Diocesi, amore per la Chiesa, amore per Cristo Sposo, desiderio grande e profondo di essere, come afferma san Paolo, “di tutti, per guadagnarne il maggior numero” (1Cor 9,19). Aperta dunque la porta verso l’Ordo Virginum (e chiuse, di conseguenza, le altre) l’anno scorso è arrivato finalmente il “sì” ufficiale dell’arcivescovo Lauro per procedere alla mia consacrazione pubblica a Dio.

Un cammino facile? No. Tante cadute, tanti momenti di delusione, rabbia, dubbio, sentimenti di impotenza, inadeguatezza, vuoto esistenziale… eppure mi sono resa conto di quanta ragione avesse san Paolo nello scrivere “quando sono debole, è allora che sono forte” (2Cor 12,10). Sul serio Dio ha abitato le mie debolezze, anche se spesso non lo sentivo. Dio non mi ha mai abbandonata, e ha piantato in me la certezza che mai lo farà. Lui è stato la mia forza, anzi, è proprio grazie alle difficoltà che mi sono ‘svuotata’ per lasciare spazio a Lui, al suo Amore.

Sono ben consapevole che non è finita qui. Il mio “sì” a Dio non è solo un punto di arrivo di un cammino lungo di riflessione, preghiera, esperienze belle e brutte, discernimento, ma è anche un punto di partenza. Non sarà sempre tutto facile, sono consapevole che sarò chiamata a vivere momenti di gioia ma anche momenti duri… ma se i miei piedi rimarranno fissi sulla Roccia, allora sarò in grado di affrontare le battaglie con la Sua Voce che costantemente mi sussurra all’orecchio: “Non temere: io sono con te”.

E queste sono le parole che Ilaria ha fatto incidere sull’anello nuziale che il vescovo le ha messo al dito sabato scorso.

LA FORMAZIONE A BERGAMO

Perché la notizia di questa consacrazione giunge fino a Bergamo? Ilaria, prima vergine consacrata della sua diocesi, dopo 5 anni di formazione, su indicazione del suo Vescovo, ha completato la formazione in vista della consacrazione con l’Ordo Virginum della nostra diocesi. Da Riva del Garda, sua parrocchia, ogni mese arrivava a Bergamo dove partecipava ad incontri mensili. Una modalità che dice quanto l’Ordine delle Vergini sia unico nella Chiesa, anche se ogni vergine consacrata ha un legame particolare con il Vescovo e la sua diocesi. Con questo spirito di evangelica fraternità, durante l’anno sono giunte a Bergamo per Ilaria, consacrate anche da Como e da Milano, mentre, consacrate di diocesi italiane più lontane hanno offerto ad Ilaria delle riflessioni condivise in audio attraverso l’agile mezzo di WhatsApp. Il Papa ci invita continuamente ad uno stile sinodale, che significa “camminare insieme”. Per noi bergamasche, accompagnare Ilaria in questo tratto di cammino formativo è stato un piacere prima che un dovere anche perché ci ha permesso di vivere anche l’invito di Paolo: “rallegratevi con quelli che sono nella gioia”.

Nella foto di apertura del post: Ilaria con il vescovo di Trento Lauro Tisi, le rappresentanti di Bergamo Annalisa e Cesarina e don Gianni Gualini