Nella vignetta del Signore. Il Vangelo raccontato col sorriso

Nel volume “Nella vignetta del Signore. “Il Vangelo raccontato col sorriso” (Àncora Editore 2019, pp. 112, 15,00 euro) Giovanni Berti racconta a Lorenzo Galliani come ha messo il suo talento da vignettista al servizio del Vangelo. Abbiamo intervistato Don Gioba, nato a Bussolengo in provincia di Verona nel 1967, sacerdote dal 1993 e dal 2015 parroco di Moniga del Garda, il quale fin da piccolo ha avuto la passione per il disegno.  «Era il mio modo per divertirmi, per inventarmi mondi, infatti, giocavo disegnando, le mie sorelle ricordano che da piccolo disegnavo le astronavi facendo i rumori. Ho continuato a disegnare al liceo, al seminario. Era il mio modo di dire la mia in maniera ironica, i miei genitori, ai quali il libro è dedicato, mi hanno insegnato a guardare la vita sempre con il sorriso. Grazie di cuore all’altro autore del libro, Lorenzo Galliani, che mi ha davvero spronato a farlo, ha curato l’intervista iniziale e si è letto tutti i miei commenti facendo anche le sintesi. Senza il suo lavoro non ci sarebbe il libro», precisa Don Gioba, il cui simpatico soprannome gli è stato messo vent’anni fa dai ragazzi di una sua precedente parrocchia.

Don Gioba, anche le pagine del Vangelo possono essere fonte d’ispirazione? 

«Le pagine del Vangelo sono lì proprio per ispirare la vita e sono fonte di grande ispirazione… si può avere un approccio al Vangelo puramente letterario, oppure un credente cerca di trovarsi un modo per vedere la propria realtà. La vignetta serve anche per questo».

Le sue vignette su Facebook e sul suo sito www.gioba.it raccolgono ogni settimana migliaia di condivisioni. Che cosa ne pensa? 

«Mi fa piacere che possano essere condivise per aiutare, incuriosire, per andare a vedere la pagina del Vangelo, per riflettere sui temi della fede. Del resto è un po’ quello lo scopo. Sono contento che le mie vignette possano essere utili, so che qualcuno le usa per la catechesi».

Tra le tante vignette che appaiono nel volume, esilarante è quella che parla della passione degli italiani per i cellulari…

«Io uso molto il cellulare e in qualche mia vignetta compare. Un disegno deve anche richiamare l’attualità, in questo caso vi è anche l’aspetto comico: nella vignetta si vede un cellulare in un ambiente di duemila anni fa. È paradossale! Ma queste mie vignette possono anche far riflettere sull’uso a volte improprio del cellulare, che se usato male può diventare come una pietra lanciata fisicamente contro una persona».

Molte vignette pur avendo protagonisti Gesù e gli apostoli, sono dedicate a temi di attualità come l’immigrazione. Anche questo è un modo per far riflettere le persone su problemi delicati e di difficile soluzione? 

«Sì, penso di sì. Quello dell’immigrazione è un tema, come si dice oggi, “sensibile”. Il Vangelo deve rimandare all’attualità, quella che uno vive in quel momento, a livello personale e sociale. È giusto far riflettere ma dare soluzioni è difficile. La vignetta non dà soluzioni, magari fa pensare. E già pensare è una soluzione».

Ha incontrato Papa Francesco e gli ha consegnato una sua famosa vignetta. Ce ne vuole parlare? 

«Avevo disegnato quella vignetta per la chiusura del Giubileo. Nel disegno si vede che il Papa fa fatica a chiudere la Porta Santa, perché qualcuno vi ha messo un piede. Se si guarda bene, si vede che è il piede di Cristo che non vuole che si chiuda la Misericordia. Bergoglio ha citato la vignetta sabato 10 dicembre 2016 nella Sala Clementina del Vaticano, mentre stava incontrando la comunità del Pontificio seminario regionale pugliese Pio XI. Parlando a braccio citando la vignetta che gli aveva fatto vedere il rettore, Papa Francesco ha detto: “Prendo l’immagine tua, di mettere il piede perché non si chiuda la porta”. Quando ho saputo che il Pontefice aveva citato la mia vignetta ho contattato il rettore che ha confermato tutto. Nel giugno dell’anno scorso, in occasione del mio 25esimo di ordinazione, ho avuto modo di incontrare Papa Francesco. Ovviamente ho portato al Pontefice la famosa vignetta. Chissà, forse il Papa non si ricordava della vignetta scritta da un parroco del Lago di Garda, però è stato di una grande cordialità, quel sorriso di Bergoglio è indimenticabile. Ed è vero che anche se Papa Francesco dedica a ogni persona durante i saluti solo tre secondi, quei tre secondi sono solo per te».