Il Cre come palestra delle vocazioni: ognuno mette in gioco i suoi talenti

Prendete bambini, ragazzi, adolescenti e giovani che si conoscono, ma neanche troppo. Fateli stringere le mani gli uni agli altri insegnandoli l’aiuto reciproco. Non dimenticate il sole per un tocco d’estate e di bellezza. Aggiungete un po’ di divertimento per innescare il tutto e otterrete un gruppo felice e unito. Avrete ottenuto il Cre. Le descrizioni degli animatori parlano chiaro: l’oratorio è un luogo sereno in cui chiunque può sentirsi accolto. Il Cre coinvolge, accoglie e ti fa venire voglia di metterti in gioco.

Oltre ad essere un bel momento da passare insieme, il Cre è anche una sfida che mette alla prova animatori, coordinatori e don. È un’occasione per crescere, scoprirsi e sperimentarsi. “Inizialmente facevo il Cre pensando più al mio divertimento che ai bambini – racconta Sara, un’animatrice dell’oratorio di Nese -. Vedendo la loro felicità, però, ho capito cosa significhi per i ragazzi fare il Cre e mi sono ricordata cosa provassi io da bambina. Passiamo molto tempo al Cre e siamo a stretto contatto tutti i giorni. Tutto ciò mi ha dato la carica giusta”. Gli animatori giocano un ruolo importante che richiede impegno. Non è sempre tutto rose e fiori. Nelle difficoltà gli adolescenti sono chiamati a mettersi in gioco senza riserve. “Nel Cre come nella vita ci mettiamo il cuore -dice Andrea, coordinatore dell’oratorio di Clusone-. Credo che tutto sia realizzabile in un Cre”.

Mettersi in gioco significa portare all’interno del Cre tutto sé stesso: pregi, difetti, caratteristiche, ma soprattutto talenti. In oratorio ciascuno si può mettere alla prova e cimentarsi in nuove esperienze. All’oratorio di Gazzaniga i ragazzi hanno la possibilità di provare nuovi sport grazie ai laboratori del lunedì mattina, ma anche di raccontare la bella storia del Cre tramite filmati e scenette. Radio-Grest, invece, anima l’oratorio di Parre con diverse rubriche. I ragazzi possono intervenire in diretta partecipando ai discorsi avviati dagli speakers, votare la loro canzone preferita per farla salire in classifica e lasciare dei messaggi nella cassetta della posta per farli leggere agli animatori.

I talenti e le qualità che ciascuno mette in gioco sono preziosi. Scoprendo ciò che si ama fare, si comprende al meglio il significato della vocazione. Una parola così complessa e astratta diventa concreta e tangibile grazie a una semplice, ma bella esperienza. “Al Cre la vocazione si può sperimentare nelle attività di tutti i giorni -spiega don Michele Bucherato dell’oratorio di Nese -. Ogni ragazzo ha dentro di sé tanti talenti e tante risorse. In questa palestra, ovvero l’oratorio, è possibile metterle in pratica. Si ha la possibilità di ascoltare ciò che si ha dentro e di incontrare lo sguardo di Dio”.

Le tracce della vocazione sono ben visibili in un Cre anche se delle volte si danno per scontate. “La vocazione si vede nei ragazzi che scoprono sé stessi e fanno nuove amicizie -racconta don Mattia dell’oratorio di Gazzaniga-. La si può vedere nella cura che gli animatori riservano ai più piccoli. Anche la comunità fa la sua parte accogliendo l’appello dei giovani e mettendosi al servizio”.

Donare il proprio tempo, mettersi in gioco, scoprire sé stessi: sono tutti sinonimi della vocazione. “Vedere gli adolescenti lavorare insieme è una bella storia” sottolinea don Armando Carminati, parroco di Parre, mostrando tanta gratitudine per i ragazzi che hanno scelto di dedicare il proprio tempo al Cre.
L’oratorio aiuta a crescere, riscoprirsi e sperimentarsi in nuove avventure. Per vedere la vocazione basta osservare chi si mette in gioco.