L’Italia è in lutto, è morto Andrea Camilleri. “Accogliere la morte come un atto dovuto è saggezza”

“Se potessi vorrei finire la mia carriera seduto in una piazza a raccontare storie e alla fine del mio ‘cunto’, passare tra il pubblico con la coppola in mano”, aveva ripetuto spesso in questi ultimi tempi Andrea Camilleri.

Invece oggi 17 luglio alle ore 8,20 il grande autore siciliano ha terminato il suo percorso 
terreno nella sala di rianimazione dell’ospedale Santo Spirito di Roma, dove
 Camilleri era stato ricoverato la mattina del 17 giugno dopo il grave malore che 
l’aveva colto presso la sua abitazione romana in via Asiago nel quartiere Prati. Per volontà sua e dei suoi famigliari i funerali saranno riservati.

Giunto al Santo Spirito alle 9,15 per un arresto cardio-circolatorio causato da un brusco abbassamento pressorio, Camilleri era stato rianimato, sedato e intubato, assistito dall’équipe dell’emergenza al Pronto Soccorso e trasferito presso il Centro di Rianimazione dell’antico ospedale sul Lungotevere. Camilleri era indebolito oltre che dall’età (93 anni compiuti lo scorso settembre) soprattutto dall’operazione per la rottura del femore subita dopo una brutta caduta in casa. E pensare che l’inventore del Commissario Montalbano si stava preparando per essere per la prima volta alle antiche Terme di Caracalla, il 15 luglio, con lo spettacolo che avrebbe dovuto raccontare la sua Autodifesa di Caino.

Già nel giugno 2018 Camilleri aveva recitato al Teatro Greco di Siracusa il suo monologo “Conversazione su Tiresia” in cui ripercorreva la vita dell’indovino cieco collegandola alla sua sopravvenuta cecità, lanciando l’appello profetico agli italiani: “Non abbiate paura”.

Scrittore, sceneggiatore, regista, drammaturgo e insegnante di regia presso l’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica di Roma, Andrea Camilleri, Padre nobile della letteratura italiana, era nato il 6 settembre 1925 a Porto Empedocle in provincia di Agrigento. Autore prolifico di numerosi saggi sullo spettacolo, di romanzi storici e non, delegato alla produzione negli anni Sessanta di sceneggiati Rai tra il quale “Le inchieste del commissario Maigret” con Gino Cervi, un punto fermo il suo impegno politico.

Svariati i riconoscimenti ottenuti: Premio Campiello 2011 alla Carriera, Premio Chandler 2011 alla Carriera, Premio Fregene Letteratura – Opera Complessiva 2013, Premio Pepe Carvalho 2014, Premio Gogol’ 2015.

Tre figlie e quattro nipoti, uomo di grande cultura al quale l’Italia deve molto per essere stato capace di far appassionare alla lettura milioni di italiani, trenta milioni di copie vendute, Camilleri è il padre della fortunata serie del commissario di Vigàta Salvo Montalbano. «Mentre lo scrivevo, non ero consapevole se mi stessi ispirando a qualcuno, come spesso accade, raccontavo un carattere che comprendeva tante caratteristiche di persone incontrate nella vita. A rivelare la verità è stata mia moglie Rosetta, che leggendo i primi romanzi mi ha guardato negli occhi e mi ha detto: “Ti rendi conto che stai facendo un ritratto di tuo padre?”. Aveva ragione!», aveva rivelato Camilleri a chi scrive in una vecchia intervista del 2010.

Vigàta, luogo immaginario, sospeso nel tempo, dove un poliziotto di poche parole e significativi silenzi svolge il suo lavoro insieme ai suoi fidati uomini seguendo ciò che gli detta la propria coscienza. “Ho scritto la fine dieci anni fa… ho trovato la soluzione che mi piaceva e l’ho scritta di getto, non si sa mai se poi arriva l’Alzheimer. Ecco, temendo l’Alzheimer ho preferito scrivere subito il finale. La cosa che mi fa più sorridere è quando sento che il manoscritto è custodito nella cassaforte dell’editore… È semplicemente conservato in un cassetto”, chiarì l’autore in una intervista spiegando che nel 2006 aveva consegnato all’editore l’ultimo libro con il finale della storia, chiedendo che questo venisse pubblicato dopo la sua morte.

Da ben venticinque anni lo scrittore raccontava le indagini del commissario di Vigàta nei raffinati volumi dalla copertina blu, Collana “la memoria”, editi dalla casa editrice palermitana Sellerio fondata nel 1969 da Elvira ed Enzo Sellerio, che ha pubblicato tutti i 27 romanzi e le 5 raccolte che hanno per protagonista il commissario Montalbano. Da “La forma dell’acqua” (1994) fino al recentissimo “Il cuoco dell’Alcyon”, dettato oralmente a Valentina Alferj, l’assistente dello scrittore che da 17 anni lo affiancava e alla quale Camilleri dettava le sue storie da quando aveva perso la vista, pubblicato lo scorso maggio e subito in vetta alle classifiche dei libri più venduti.

Un successo letterario, 25 milioni di copie vendute, esteso alla celebre serie televisiva acclamata da pubblico e critica, targata Rai, 34 episodi interpretati da Luca Zingaretti e diretti da Alberto Sironi, testimoni di venti anni di straordinario successo di Montalbano televisivo.

Camilleri ha operato una rivoluzione culturale, oltre 100 libri scritti, con la forza straordinaria del suo linguaggio letterario, perché è la cultura che risveglia le coscienze. Ecco perché appena appreso delle gravi condizioni del più amato scrittore italiano, immediatamente i suoi appassionati lettori, fin dall’inizio sedotti dal particolare linguaggio “camilleriano” frammisto di italiano e siciliano, attoniti, preoccupati, osiamo dire “scantati”, avevano inondato i social con messaggi di affetto. Affettuoso il messaggio su Twitter di Fiorello, conterraneo di Camilleri e ideatore di una splendida imitazione del grande autore: “Avanti maistru… fozza susemini!!!”, “Avanti maestro… forza alziamoci!!!”. Messaggio anche da Ida Carmina, sindaco di Porto Empedocle: “Caro maestro, siamo tutti in apprensione per te e siamo vicini alla tua famiglia. Tu sei il nostro orgoglio, il simbolo di un Paese che deve a te il rilancio in una platea mondiale e nella letteratura universale dei suoi difetti ma anche degli innumerevoli pregi”.

Ingenuamente, nonostante la veneranda età, pensavamo che Andrea Camilleri non dovesse andarsene mai, come tutte le persone cui si vuole bene. Ora il Maestro siciliano Camilleri non c’è più e noi ci sentiamo un po’ più soli, perché già ci manca la sua luce guida, simile a un faro, in questo momento difficile che il nostro Paese sta attraversando. Resta la sua sterminata opera, specchio del suo carattere ironico, autoironico e diretto, un testamento spirituale che tutto il mondo ci invidia. “Che rapporto ha con la morte, maestro Camilleri?”. “Buono, ci rispettiamo. Accogliere la morte come un atto dovuto è saggezza” (1).

(1) Intervista di Andrea Camilleri a Radio Capital 12 giugno 2019.

@ph AgenSir