La matematica delle mamme: 1 + 1 non fa due. La forza del legame tra fratelli

“Te lo dico io, 1 + 1 non fa due”. Non so quante volte mi è capitato di ripensare a quel monito, lanciato così, come se nulla fosse, dalla madre di un amico che osservava il mio pancione crescere. Aspettavo Alice. Avevo già un bimbo, di pochi mesi, e tra me e me pensavo: “Beh, il periodo più assurdo so già come funziona, rifarlo sarà più facile”. No. Perché è proprio vero, 1 + 1 non fa 2. Soprattutto se l’operazione avviene in tempi così ravvicinati.
Una volta addizionati, i fattori più che altro si moltiplicano. Non ci pensi, ma quando il tuo secondo figlio nasce tu sei una madre parecchio diversa da quella che aveva accolto il primogenito, anche solo un anno prima. Hai meno tempo, la tua attenzione deve dividersi tra due bambini, hai sonno in arretrato mai recuperato, la dura realtà ha già intaccato la poesia dell’esser mammina con gli occhi a cuore. Ben inteso, tua figlia ti conquista al primo sguardo e sai già che per lei faresti tutto. Ma ‘sta volta giungi più rodata. Il che dovrebbe semplificare le cose.
E invece no. Perché se anche la seconda la lasci piangere sapendo che sopravviverà comunque anche se sta un minuto da sola, perché se anche non le cambi il pannolino ogni dieci minuti come facevi col fratello…beh, ti trovi comunque a dover gestire due bimbi, ognuno con le proprie esigenze, ognuno dipendente da te. Uno che inizia a mangiare da solo riempiendo di pappe tavolo e sedie, l’altra che si attacca al seno ogni ora. Uno che vuole andare al parco, l’altra che vorrebbe dormire. Uno che si ammala, l’altra pure.
Così ti ritrovi a fare ciò che pensavi non saresti mai giunta a dover fare. Insegui il più grande (che a un anno e mezzo è già più veloce di Flash) mentre la piccola sta nel marsupio semi svenuta per il sonno e gli scossoni, li piazzi a dormire insieme su un materasso matrimoniale buttato a terra perché almeno ti addormenti tra i due e sei già sul posto tra una poppata e l’altra, tra un pianto e un incubo. Prepari pappe e biberon, sei sommersa da pannolini d’ogni taglia e formato, il tuo sogno più grande, subito dopo dormire otto ore di fila, è farti una doccia senza dover nel frattempo inscenare teatrini e filastrocche fissando i bimbi che giocano con l’acqua del bidet.
Poi, dopo due annetti di delirio, un bel giorno ti fermi, apri il pc, ti metti a scrivere. E ti rendo conto che “1 + 1 non fa 2” è ancora vero, ma al contrario. Fai quasi fatica a ricordare i dettagli di quel periodo così delirante. Ora che i tuoi bimbi non hanno più il pannolino, ora che vanno all’asilo, ora che dormono tranquilli andando a letto da soli, ora che mangiano qualsiasi cosa, ora che giocano insieme per ore, che si cercano sempre, ora che sono parte uno dei sogni dell’altra. Ora sono un 1. Un uno fatto di tante sfaccettature, un uno con due identità molto diverse, con due caratteri, con due strade parallele e diverse da percorrere. Ma pur sempre un forte, unico, uno.