Starci dentro. Vivere bene quello che si sta vivendo

Durante le lunghe camminate fatte con i ragazzi di Grumello in Trentino, mi è tornato alla mente un passaggio del mio percorso in Seminario sul quale torno spesso con il pensiero e per il quale cresce costantemente la mia riconoscenza. Riconoscenza che devo a una persona in particolare, don Giacomo Invernizzi, oggi parroco, a suo tempo nostro vicerettore nel biennio teologico.

Corro troppo e scoppio

Avevo un brutto vizio: quello di portarmi avanti troppo con il pensiero. Ero in prima teologia e pensavo alle esperienze del terzo anno, dicevo che erano interessanti le prospettive di parrocchia della quinta ecc. Capitò che, durante la vacanza del “Teobiennio” a Siusi, in Alto Adige, facemmo una camminata e venne anche il Vescovo Roberto, che era un gran camminatore. Partii fortissimo (oggi, con l’aumento degli anni e dei chilogrammi, non vado più così forte…), non dosai le energie e, a un certo punto, scoppiai e dovetti fermarmi. Dopo qualche minuto passò don Giacomo con il Vescovo: “Ehilà Corbani (il mio soprannome a quel tempo, coniato dal vicerettore, data la mia passione per l’Atalanta), scoppiato? Forza!”.

Tornati a casa, un mese dopo, col rientro in Seminario, primo colloquio. “Vedi Corbani, quest’anno con te lavoriamo anche sulla camminata a Siusi”. “Scusa don Giacomo, ma non ho capito.” “Hai visto cosa è successo? Sei partito forte, per la fretta di arrivare… sei scoppiato e ti ha superato perfino il Vescovo Roberto che ha cinquant’anni più di te! Lo stesso rischi di farlo con la tua vita! Invece, stai su quello che stai facendo, pensa a quest’anno! Cominci la seconda teologia: ecco, pensa alla seconda! Certo, tieni fisso l’obiettivo, ma vai passo per passo, altrimenti non vivi bene niente, ok? Mi raccomando, stacci dentro!”. Sono parole, queste, che mi hanno fatto crescere e per queste parole ringrazierò sempre don Giacomo.

Ho imparato sulla mia pelle. Cerco di trasmettere qualcosa ai “miei” ragazzi

Su questo aspetto, mentre continuo a crescere io, cerco di far crescere anche i miei ragazzi. “Don, l’anno prossimo mi mandi come animatore alla vacanza delle medie?”; “Don, io però vorrei fare l’educatore…”: a volte i ragazzi mi guardano un po’male quando rispondo loro con il mio “Vedremo, cominciamo a vivere bene quest’anno, poi ci sentiamo e valutiamo”. La mia, cerco di far loro capire, non vuole essere una squalifica nei confronti delle loro legittime aspirazioni e della loro volontà di impegnarsi, ma l’invito a vivere bene e fino in fondo tutte le tappe del percorso.

Inizi la seconda superiore? Bene, vivi bene la scuola e il gruppo adolescenti, poi, se tutto andrà bene, valuteremo la possibilità di mandarti come animatore della vacanza con i ragazzi delle medie. Sei in terza, quarta superiore? Sono contento che il vedere i tuoi educatori in Oratorio ti conduca a desiderare di poterlo fare a tua volta, ma questo avviene, solitamente, dopo uno o due anni di università o lavoro! Quindi, vivi bene tutte le esperienze dei prossimi anni, poi, se ti verranno riconosciute le capacità, farai l’educatore!

Gli adolescenti, quando fanno fatica, utilizzano un’espressione bellissima: “Non ci sto più dentro!”. Ecco, crescere e imparare a vivere significa proprio imparare a starci dentro nella vita, anche e soprattutto nei passaggi delicati, difficili o inattesi che si presentano!

Detto in versi. Poetici

Concludo. Don Giacomo, uomo saggio, ci regalò una poesia bellissima su questo tema, ripotata su un foglietto arancione: La città, di Konstantinos Kavafis. Ne faccio dono anche a voi, perché fa bene al cuore e alla vita:

Hai detto: “Per altre terre andrò, per altro mare.
Altra città, più amabile di questa, dove
ogni mio sforzo è votato al fallimento,
dove il mio cuore come un morto sta sepolto,
ci sarà pure. Fino a quando patirò questa mia inerzia?
Dei lunghi anni, se mi guardo attorno,
della mia vita consumata qui, non vedo
che nere macerie e solitudine e rovina”.

Non troverai altro luogo non troverai altro mare.
La città ti verrà dietro. Andrai vagando
per le stesse strade. Invecchierai nello stesso quartiere.
Imbiancherai in queste stesse case. Sempre
farai capo a questa città. Altrove, non sperare,
non c’è nave, non c’è strada per te.
Perché sciupando la tua vita in questo angolo discreto
tu l’hai sciupata su tutta la terra.