Padre Zanotelli a Molte fedi: l’umanità esiste perché c’è stata la migrazione

Il terzo appuntamento di questa nuova edizione di Molte Fedi Sotto Lo Stesso Cielo “Può forse tardare la primavera?” ha accolto calorosamente  Moni Ovadia e Padre Alex Zanotelli in un’affollatissima chiesa del Patronato San Vincenzo, luogo storico dell’accoglienza bergamasca, come ricordato da Daniele Rocchetti, presidente delle ACLI provinciali, per riflettere, all’interno della rassegna “Luoghi e segni dei tempi”, proprio di quel segno profondamente radicato in ogni luogo e ormai imprescindibile dall’esperienza di quotidianità, la migrazione. In un’epoca storica, quale quella contemporanea, e in un contesto socio-politico, quale quello italiano, afflitti, citando le parole di Rocchetti “da una devastazione antropologica e culturale” in cui è necessario riscoprire e ricostruire la convivialità delle differenze, Ovadia e Zanotelli, “in nome dell’umano e in nome del Vangelo” si interrogano sulla natura migrante dell’essere umano e del fedele, ribaltando quella retorica piena di odio, ormai tristemente troppo diffusa, e che fa della straniero un individuo prigioniero di un’anomala situazione provvisoria, tollerata dai più soltanto in vista di una risoluzione.

Attraverso le proprie parole, Ovadia e Zanotelli hanno ripercorso la storia dell’uomo e con lui delle religioni abramitiche a testimonianza del fatto che migrare è il filo rosso di un’umanità capace di incontro. “L’umanità esiste perché c’è stata la migrazione”: è questo il primo passo mosso da Ovadia in questa serata, chiaro ed inequivocabile, supportato tanto dalla scienza, che fa della specie umana la discendenza, nella sua totalità, dell’Homo Sapiens Sapiens centrafricano, quanto dalla Bibbia, che fa di Abramo l’unico progenitore. E non solo la storia dell’uomo è una storia di migrazione casuale, ma anche e anzi è proprio durante l’esperienza di migrazione che la storia dell’uomo acquisisce senso, “perché è durante la fuga dall’Egitto che il popolo d’Israele riceve la Torah e durante l’esilio babilonese nasce il Talmud. Le religioni monoteiste sono un invito alla migrazione, che hanno origine dal messaggio divino che ordina all’uomo di abbandonare la propria terra alla ricerca della Terra Promessa e Abramo, loro capostipite, come spiega l’etimologia stessa del nome è il traghettatore, colui che ha condotto l’umanità dall’idolatria della terra alla fede nel divino”, continua Ovadia.

Il secondo passo di questo viaggio dell’umanità è quello di Padre Alex Zanotelli, è il passo dell’incontro: quando l’uomo sceglie di spostarsi è naturale che, durante il proprio percorso, inciampi in un altro. E questo altro, a sua volta impegnato in un movimento più o meno vicino o lontano dalle proprie origini, sembra costituire la fonte di ogni problema. “Il problema della tribù bianca è quello di essersi accorta che, dopo secoli in cui dall’incontro con l’altro ha sempre avuto la meglio, ora potrebbe non essere più in grado di continuare ad avere la meglio. Il vero problema è che si grida all’emergenza migratoria, quando, in realtà, si tratta di un fenomeno strutturale, perché si ha paura di perdere quei privilegi che sono stati interiorizzati come diritti e che hanno portato all’affermazione di un sistema di morte e di un’economia che uccide”, commenta Zanotelli.

E la morte, il terzo passo di questo strada a due voci, è stata troppo spesso, rischiando, tra l’altro, di esserlo ancora, l’esito dell’incontro: di fatto, lo straniero è foriero di benedizione ed è proprio grazie al confronto con l’altro che ogni persona è chiamata a non fermarsi e continuare il proprio cammino, arricchito e memore dell’esperienze passata, per non commettere mai più stragi quali quelle che hanno dilaniato l’Europa e non solo negli ultimi secoli.

La risposta allo scontro e alle divisioni che affliggono in maniera sempre più profonda questa società europea che da sempre si è definita cristiana, senza forse esserlo mai stata completamente, nonché quarto ed ultimo passo di questo cammino di riflessione non può che essere, dunque, la conversione, all’insegna della scoperta e del riconoscimento dell’altro, quell’altro per cui è possibile parlare di umanità soltanto perché generata dalla pluralità, dalla convivialità delle differenze, dalla ricerca di una verità autentica solo perché condivisa.