Libri come passaporti per aprire orizzonti e ri-conoscere il mondo

Ci sono libri che continuano a porre domande al lettore anche dopo la fine della lettura, libri che seminano e producono germogli, come quelli di Jane Teller, autrice danese che si misura nei suoi saggi e romanzi con i problemi filosofici dell’esistenza e della civiltà moderna, innescando anche accesi dibattiti. Tra essi “Immagina di essere in guerra”, volume originalissimo stampato in forma di passaporto, sulla condizione del rifugiato, il celebre (e durissimo) romanzo per adolescenti “Niente” e il più recente romanzo filosofico “La mia storia”, sui limiti della nostra responsabilità nei confronti degli altri. Al Festivaletteratura ha dialogato con Daniele Aristarco, scrittore, drammaturgo e regista teatrale, autore, fra gli altri, di “Lettera a una dodicenne sul fascismo di ieri e di oggi” e “Io vengo da – Corale di voci straniere”. Quest’ultimo titolo (appena uscito), fra l’altro, curiosamente ha come copertina un passaporto, come il libro della Teller. Aristarco ha lavorato sul campo nei centri d’accoglienza e negli “Sprar”, insegnando italiano agli stranieri, quindi il suo libro nasce dall’esperienza concreta e quotidiana dell’incontro tra diverse culture. Secondo entrambi questi scrittori “l’immaginazione è anche un modo per re-impossessarsi dell’umanità”.

Jane Teller ha incominciato a scrivere tanti anni fa con l’intento di portare nuove energie e possibilità di relazioni in un clima infuocato, intriso di rancore e di odio nel suo Paese, la Danimarca, poi il suo libro è stato tradotto in molti paesi, e ogni volta, racconta la scrittrice “mi è sembrato di doverlo riscrivere da capo perché potesse dire qualcosa di originale alle persone a cui era rivolto”.

Uno dei problemi più diffusi, riguardo alle migrazioni, secondo Jane Teller, “è la mancanza di rispetto verso persone che si trovano in una condizione di bisogno, perché noi rifiutiamo di immaginarci al loro posto, perché così riusciamo a creare facilmente una distanza. Se invece lo facessimo dovremmo considerarli come fratelli e trattarli di conseguenza”.

La letteratura, spiega Teller, “ha un ruolo molto importante per insegnarci a metterci nei panni degli altri. Per questo non importa se mi rivolgo a ragazzi o adulti, sono considerazioni che valgono per tutti”.