Una voce che invia: la nuova lettera pastorale su giovani e missione

La missione, il protagonismo e l’esigenza di esperienze: la nuova lettera pastorale del vescovo di Bergamo monsignor Francesco Beschi, presentata in Seminario all’assemblea diocesana dei Consigli Pastorali Territoriali e dei Referenti parrocchiali, pone al centro i giovani e conclude il percorso triennale iniziato nel 2017. Terminato questo cammino, però, non si mette la parola fine a questa attenzione. La sfida viene piuttosto rilanciata con la richiesta del vescovo Francesco di far diventare i giovani protagonisti dei progetti delle parrocchie e di costruire legami più stretti tra le diverse generazioni. “Scegliere di mettere in relazioni giovani, adolescenti, adulti e anziani è impegnativo. Non è un compito semplice – ha spiegato il vescovo -. Bisogna interrogarsi non più su cosa fare, ma su come stabilire le relazioni in nome della fede”.
La lettera pastorale è indirizzata a tutte comunità cristiane della diocesi e mette anche in risalto il ruolo dei laici.

Una nuova forma di assemblea

Tale attenzione è stata ribadita anche con la nuova forma dell’assemblea diocesana. “Chiamando a raccolta le Comunità Ecclesiale Territoriali – ha spiegato Edi Oprandi, moderatrice dell’assemblea – vogliamo dare voce ai laici. Tutti i cristiani possono compiere ciò che è stato scritto in questa e nelle altre due lettere del triennio. In esse vengono sottolineate delle dimensioni che la comunità cristiana deve sempre avere. Dobbiamo comunicare ai giovani la responsabilità e il dono del Vangelo”.

La lettera pastorale

“Una voce che invia” è il titolo della nuova lettera pastorale e viene introdotta con il brano di Vangelo riguardante Maria di Magdala. “La voce è un’impronta inconfondibile della persona -ha detto il vescovo Francesco -. Le parole hanno un valore diverso in relazione a chi le pronuncia. La voce dà credibilità alle parole. Anche Maria di Magdala riconosce Gesù dalla voce. È il primo invio del Signore risorto e va ad annunciare la resurrezione. La voce di Gesù diventa quella di Maria di Magdala, prima missionaria”.

La lettera pastorale che guiderà la diocesi bergamasca per il prossimo anno è suddivisa in tre parti. Nella prima si dà centralità alla storia da raccontare. I due anni di cammino precedenti sono importanti per capire come potersi prendere cura dei giovani e renderli protagonisti. Il primo anno è stato necessario riconoscere chi fossero i giovani e comprendere la loro situazione, mentre nel secondo si è fatto un altro passo avanti con l’appello e la dimensione vocazionale messi in primo piano.

Si arriva così alla seconda sezione dedicata alla storia da scrivere. Qui si trovano degli spunti di riflessione importanti riguardo il tema della missione. Prima su tutte è quella basata sull’incontro della realtà missionaria e delle sue storie con i giovani. “Un giovane che entra in contatto con queste vite -dice il Vescovo- è un giovane che viene spronato, si mobilita e si mette in cammino”. Ognuno interagisce con la missione in maniera differente: il giovane si lega a questo mondo tramite lo stupore, l’adulto deve essere credibile nel promuoverla e la comunità è chiamata alla dimensione della fraternità.

Camminare con i giovani nella missione

Nella terza parte si sviluppa una storia da vivere. La sezione è la più corposa della lettera e viene suddivisa in cinque tracce: la consegna della fede, la proposta vocazionale, le terre esistenziali, il disagio giovanile e l’amicizia. Cinque consegne che aiuteranno e sproneranno le comunità cristiane a vivere la dimensione vocazionale coinvolgendo i giovani. La richiesta è quella di rendere più esplicito il ‘Seguimi’ di Gesù e di non avere paura della prospettiva della santità. “I giovani sono chiamati ad essere i primi missionari per i loro coetanei -ha sottolineato il Vescovo Francesco-. Bisogna, però, accompagnarli e camminare con loro. Così si aprono i cuori. Offriamo loro esperienze significative”.

Il protagonismo dei giovani e dei laici

Al termine dalla spiegazione della lettera, la parola è passata ai laici. I rappresentanti delle CET hanno potuto portare i frutti del loro operato e degli spunti di riflessione riguardanti le terre esistenziali. Ogni referente ha esposto una tematica differente passando dalle relazioni d’amore, al rapporto tra lavoro e festa, alla fragilità umana, alla tradizione fino ad arrivare ai mondi della cittadinanza. L’ultima parola è stata data ai giovani e a coloro che ci lavorano fianco a fianco. Ciascun referente ha portato le sue impressioni riguardo la lettera mettendo in luce i passaggi più cari alla realtà giovanile. Tutte le testimonianze hanno messo in risalto come i giovani abbiano tanto da donare e anche la voglia di protagonismo che c’è in loro. I giovani hanno voglia di vivere la missione a cui sono chiamati e non si tirano indietro nonostante le difficoltà e le fragilità che ogni giorno incontrano.

L’operato delle CET proseguirà e continuerà a costruire legami tra generazioni in base anche alle esigenze che si avvertono sul territorio. Un modo per sottolineare il protagonismo a cui i giovani e tutti i laici sono chiamati. Un’attenzione sottolineata anche dal Vescovo nella sua conclusione: “La missione dona vita a chi la compie”.