Lamine: “Vi racconto l’Africa, un continente che merita rispetto”

“Non sono un emigrato economico e nemmeno un rifugiato, ma mi sono stancato delle politiche ingiuste dell’Europa verso l’Africa e dell’immobilismo di quest’ultima. Quando avevo 13 anni e mia zia, che abitava in Francia, voleva invitarmi a trascorrere l’estate da loro, mi sono scontrato con la realtà della diversa mobilità delle persone: il mio visto è stato rifiutato. Mi sono chiesto perché i francesi potessero venire in Senegal senza visto, e noi non potessimo fare altrettanto per andare in Francia? Volevo andare anche io in Francia su un aereo, senza visto. E così ho fatto: mi sono ribellato, nel 2005 sono entrato con il passaporto scaduto di mio cugino, che avevo falsificato. Una volta arrivato in Francia, ho dichiarato ciò alla polizia di bordo, ma non mi hanno creduto”. Dia Mouhamadou Lamine, 40 anni, di Dakar, ora mediatore culturale per la Cooperativa Ruah, rivendica un’altra prospettiva verso l’Africa: “Bisogna smettere di pensare che chiunque venga in Europa soffra di fame. Io non sono andato via dal Senegal perché avevo fame: non posso raccontare un’Africa affamata o agonizzante, perché non l’ho vissuta. Ho giocato, avuto l’amore dei miei genitori e parenti, non ho mai saltato un pasto. Sono molto grato all’Africa: mi ha formato come uomo e come intellettuale: mi sono laureato in Lingue e letteratura all’Università di Dakar. Mi sono accorto di come la letteratura francese fosse molto presente nei nostri programmi, e ci fosse poca letteratura e cultura africana: questo perché il programma scolastico è quello lasciato dai colonizzatori”. In Francia vive a Bordeaux per due anni: “L’idea che avevo della Francia colonizzatrice non era cambiata, ma ho capito che non era imputabile al singolo cittadino: avevo amici francesi, conoscenti e anche la mia ragazza che erano contro la colonizzazione”. E prosegue: “Non esistono vie legali per arrivare in Europa ed è un fatto che condanno: perché nel 2019 la gente deve rischiare la vita per raggiungerla? Dove è finita l’umanità? Perché nelle scuole europee si sa poco di schiavitù e colonizzazione? Sono temi su cui ci si deve interrogare, così come sulla politica estera dei Paesi”. Dalla Francia arriva in Italia, ad Albino, nel 2007, per caso, invitato al compleanno di un cugino, rimanendo senza documenti fino al 2009 quando, attraverso la sanatoria del ministro Maroni, riesce, grazie all’Associazione Arcobaleno, ad avere il permesso di soggiorno. Con questa associazione, tiene anche Laboratori di letteratura e cultura africana nelle varie scuole del territorio. Poi, nel 2015, la nascita di sua figlia, Italo – senegalese: “Noi siamo fortunati: qualcuno nel passato si è e sacrificato per i nostri diritti, ma cosa vogliamo lasciare in eredità ai nostri figli? Quando la mia bimba crescerà, voglio che sappia che l’Africa non è solo quella che viene mostrata alla televisione, con i bambini con la pancia gonfia e le mosche che ronzano attorno, ma è un continente dove è nata la civilizzazione, popolata da uomini valorosi. L’Africa è come una donna incinta: cammina piano, ma arriva al parto. Arriveremo e diremo la nostra, troveremo un modo per liberare l’Africa, quell’Africa che pretende rispetto, che reclama il suo diritto di sedersi nei tavoli dove avvengono le scelte importanti, perché siamo una parte importante del mondo. E io, da africano, conosco tante persone che hanno fatto il mio percorso e che non accettano questa politica del ‘poverino’”. Il legame con il continente africano e questa diversa prospettiva la si legge anche nei suoi racconti. Nel 2017 ha vinto il primo premio del concorso “Tirafuorilalingua” con l’opera letteraria intitolata Bok Ben Ndap: tutti insieme attorno allo stesso piatto, un’opera che trae ispirazione da valori e insegnamenti della cultura senegalese, che l’autore ricorda di aver appreso dalla nonna, concetti sono riassunti nel concetto di BOK, il gesto del condividere. Recentemente è stato tra i finalisti del concorso “Dimmi di Storie Migranti”, e il suo racconto sarà racchiuso in un libro che verrà pubblicato l’anno prossimo da Terre di Mezzo.