Papa Francesco all’udienza: “Segno dell’evangelizzazione è la gioia”

“Nel Libro degli Atti, la persecuzione appare come lo stato permanente della vita dei discepoli, in accordo con quanto detto da Gesù: ‘Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi’ (Gv 15,20). Ma la persecuzione, invece di spegnere il fuoco dell’evangelizzazione lo alimenta ancora di più”.
Lo ha detto il Papa nella catechesi dell’udienza generale in piazza San Pietro. Continuando il ciclo di catechesi sugli Atti degli Apostoli, dopo il martirio di Stefano oggetto della sua meditazione mercoledì scorso, Francesco ha incentrato la sua riflessione sul tema: “Annunciò a lui Gesù (At 8, 35). Filippo e la ‘corsa’ del Vangelo su nuove strade”, brano biblico tratto dagli Atti degli Apostoli, 8, 5-8. “Il diacono Filippo – ha spiegato – comincia ad evangelizzare le città della Samaria, e numerosi sono i segni di liberazione e guarigione che accompagnano l’annuncio della Parola”. Di qui l’episodio dell’incontro con “uno straniero dal cuore aperto a Dio”, un alto funzionario della regina di Etiopia che, “seduto in carrozza, legge il rotolo del profeta Isaia, in particolare il quarto canto ‘del Signore’ e alla domanda di Filippo se comprenda quello che legge, ‘riconosce di avere bisogno di essere guidato per comprendere la Parola di Dio’”. “Un grande banchiere – osserva il Papa a braccio -, un ministro dell’economia, ma sapeva che senza la spiegazione non poteva capire. Era umile”. E “questo dialogo tra Filippo e l’Etiope fa riflettere anche sul fatto che non basta leggere la Scrittura, occorre comprenderne il senso, trovare il ‘succo’ andando oltre la ‘scorza’, attingere lo Spirito che anima la lettera”.

“Come disse Papa Benedetto all’inizio del Sinodo sulla Parola di Dio, ‘l’esegesi, la vera lettura della Sacra Scrittura, non è solamente un fenomeno letterario… È il movimento della mia esistenza’”, ha ricordato Francesco nella catechesi dell’udienza generale odierna. “Entrare nella Parola di Dio – ha spiegato – è essere disposti a uscire dai propri limiti per incontrare Dio e conformarsi a Cristo che è la Parola vivente del Padre”. Commentando l’incontro del diacono Filippo con il funzionario della regina d’Etiopia, il Papa si è chiesto: “Chi è dunque il protagonista del quarto canto del servo del Signore, che il funzionario etiope stava leggendo? Filippo offre al suo interlocutore la chiave di lettura: quel mite servo sofferente, che non reagisce al male con il male e che, pur se considerato fallito e sterile e infine tolto di mezzo, libera il popolo dall’iniquità e porta frutto per Dio, è proprio quel Cristo che Filippo e la Chiesa tutta annunciano!”. “È quel Cristo che con la sua Pasqua ci ha redenti tutti. Finalmente – ha proseguito il Papa in un ampio fuori testo – l’Etiope riconosce Cristo e chiede il Battesimo. È bello questo racconto, ma chi ha spinto Filippo ad andare al deserto per incontrare questo Etiope? Chi ha spinto Filippo ad accostarsi alla carrozza? È lo Spirito Santo, protagonista dell’evangelizzazione”. “Se non c’è lo Spirito Santo – ha spiegato ancora a braccio – non c’è evangelizzazione; può esserci proselitismo, ma l’evangelizzazione è lasciarsi portare dallo Spirito Santo, che sia Lui a spingerti alla testimonianza anche con il martirio e con la parola”.

“Protagonista dell’evangelizzazione è lo Spirito santo” e “la gioia” è il segno del vero evangelizzatore. Lo ha detto, a braccio, il Papa nella parte conclusiva della catechesi odierna in piazza San Pietro. “Nel Cristo-servo – ha spiegato – l’Etiope legge finalmente il suo destino di uomo destinato a fruttificare. Ogni uomo sfiduciato o emarginato, infatti, può cogliere in Gesù la speranza della propria rinascita. L’incontro con Filippo spinge l’Etiope a chiedere il Battesimo per professare la sua fede in Gesù Signore. Dalle acque battesimali emerge un uomo nuovo, uno straniero non più discriminato ma un membro del corpo di Cristo, perché, battezzato in Cristo, si è rivestito di Lui e gli appartiene per sempre”. “Dopo aver fatto incontrare l’Etiope con il Risorto e averlo condotto alle sorgenti della rinascita – ha proseguito Francesco – Filippo scompare. come aveva fatto Gesù con i due discepoli di Emmaus e si lascia rapire dallo Spirito Santo, il Quale segna la vita dell’Etiope con il ‘marchio’ della gioia”. “Protagonista dell’evangelizzazione – ha chiosato a braccio – è lo Spirito Santo e qual è il segno che tu sei un evangelizzatore?”. “È la gioia”, la sua risposta. Di qui l’auspicio che “lo Spirito faccia dei battezzati uomini e donne che annunciano il Vangelo per attirare gli altri non a sé ma a Cristo, che sanno fare spazio all’azione di Dio, che sanno rendere gli altri liberi e responsabili dinanzi al Signore”.