Foto: Subiaco, monastero di Santa Scolastica
Un mio amico – con il quale fatico un poco a essere d’accordo – sostiene che i punti di riferimento per i cristiani del futuro non saranno le parrocchie ma i santuari e i monasteri. Dunque dei riferimenti scelti e non “dati”. Tu, dal tuo monastero, cosa ne pensi? Giuliano
Le parrocchie finiranno?
Penso che continueranno entrambi ad essere riferimento per i cristiani, caro Giuliano. Non sono esperta in pastorale, ma credo che non potranno mai escludersi a vicenda. Senza dubbio le parrocchie cambieranno volto, stile, organizzazione, didattica e metodologia, forse anche nome… e chi più ne ha ne metta… (lo stiamo già sperimentando ai nostri giorni), ma non cesseranno di essere punto di riferimento per i cristiani.
Esse, infatti, rendono visibile concretamente il volto della Chiesa universale, quale madre che genera alla fede, nutre e accompagna nel cammino della vita nelle sue diverse fasi. È la Chiesa che aiuta a crescere nella piena maturità di Cristo in una dimensione comunitaria, imprescindibile per un cristiano.
Anche se muterà il suo volto, la comunità parrocchiale continuerà a donare al fedele la possibilità di vivere, in modo concreto, la propria appartenenza quotidiana alla Chiesa. La parrocchia è composta da persone concrete con i loro pregi e i loro difetti, con le virtù proprie di ogni credente e i peccati. Nella parrocchia si sperimentanola gioia e la fatica di camminare e di crescere insieme, in una pluralità di doni, di carismi, di vocazioni.
I limiti attuali delle parrocchie e il fascino del monastero
Attualmente, le parrocchie non sempre soddisfano il bisogno di coloro che chiedono “cibo più solido” sia a livello spirituale che fraterno. Molti, allora, si pongono alla ricerca di comunità monastiche. È lì che che si trova la possibilità di riscoprire il silenzio, la solitudine, la preghiera prolungata, l’ascolto orante della Parola di Dio e la lectio divina. Nel monastero si vive la liturgia delle ore ed eucaristica ben curate e preparate. Si ha la possibilità di un accompagnamento spirituale personalizzato e una fraternità che vive il vangelo secondo una particolare spiritualità.
Diversi fratelli e le sorelle di ogni condizione, spesso provati dalla vita, bussano anche alla porta del nostro monastero, chiedendo un colloquio che li possa aiutare a percorrere l’irto cammino della vita oppure la possibilità di essere guidati in un cammino spirituale profondo e personale.
I santuari e la pietà popolare
Anche l’esperienza del pellegrinaggio ai santuari mariani o dedicati a qualche santo è molto viva ai nostri giorni. Sono numerosi i fratelli e le sorelle che vi giungono alla ricerca di luce o di consolazione. Sono persone bisognose di una particolare grazia per sé o per i propri cari, giovani in ricerca di Dio e della propria vocazione, ammalati in cerca di conforto e non mancano neppure gli appassionati dell’arte che non vogliono perdersi l’occasione per contemplare le bellezze artistiche.
La caratteristica di questi luoghi santi sta nell’essere gravidi di pietà popolare, con i suoi linguaggi, spesso suggestivi, che si perdono “nella notte dei tempi”. È proprio qui che la fede semplice di persone semplici trova la possibilità di esprimersi con immediatezza e sincerità: una devozione, un rosario recitato in ginocchio, un canto, una candela accesa con commozione, la confessione e la partecipazione all’Eucarestia.
Questa esperienza dona spesso al pellegrino la grazia di incontrare il Signore affettivamente ed emotivamente, (e non è poco!), per ritornare nella propria quotidianità e nella propria comunità rincuorato e rafforzato. Spesso, a un primo pellegrinaggio ne seguono altri con gli stessi intenti oppure per adempiere un voto, a ringraziamento per una particolare grazia ricevuta.
Non sappiamo cosa ci riserverà il futuro, caro Giuliano, e se le previsioni del tuo amico si avvereranno! Sappiamo che questi tre spazi “santi” della vita cristiana continueranno ad essere luoghi di grazia per tutti i credenti.