Al Macs di Romano, il cantico delle creature di San Francesco: la celebrazione della natura attraverso l’arte

Al Macs, una domenica dedicata al ricordo di San Francesco d’Assisi (1182-1226) nel suo componimento poetico più famoso Il Cantico delle Creature, nell’ambito del ciclo di appuntamenti  «La cura della casa comune – Dialogo tra l’uomo e la terra» ispirati all’Enciclica di Papa Francesco Laudato si’. Durante la serata, organizzata in collaborazione con Ordine Francescano Secolare, è intervenuta Rosa Giorgi, esperta di iconografia e iconologia, soprattutto in ambito di arte cristiana, che dal 2006 è direttrice del Museo dei Beni Culturali Cappuccini di Milano; la sua ultima pubblicazione è intitolata Francesco e il sultano nell’arte (2019) edito da Terra Santa.

Il Cantico delle creature è stato composto nel 1224 in volgare umbro ed è una lode a Dio, al suo operato e alla vita stessa. In quest’opera, San Francesco d’Assisi esprime un forte senso di gratitudine, di umiltà e di riconoscenza verso Dio come fautore di tutto il creato senza tralasciare gli esseri viventi, gli elementi naturali e i fenomeni meteorologici; il cantico si conclude con la celebrazione della “morte corporale” come liberazione dalla vita terrena.

Dal punto di vista artistico, mentre San Francesco componeva Il Cantico delle creature, le miniature dell’epoca non rappresentavano in maniera rigogliosa la natura perché l’artista medievale disegnava solo alcuni elementi naturali, come gli alberi, per far intendere l’idea di un bosco o un’ampia foresta. Quest’approccio di “osservazione artificiale della natura” è proseguito anche dopo la morte del santo come nell’affresco Predica agli uccelli del 1236 che raffigura San Francesco intento a comunicare con gli uccelli sullo sfondo di un paesaggio naturale con un albero e molti uccelli. Di fatto, nei successivi affreschi, risalenti a metà Trecento, i boschi e le ambientazioni fuori dalle mura sono rappresentati con colori scuri esprimendo un affronto verso il creato mentre nel Rinascimento, si può notare un senso di “ordine” nel dipingere la natura, allontanando il pensiero celebrativo di San Francesco.

Poi, tra la fine dell’800 e inizio del ‘900, si riscopre la vita del Santo dal punto di vista letterario approfondendo anche gli studi del francescanesimo, i luoghi dove San Francesco ha vissuto e rielaborando il suo rapporto con la natura in qualità di cantore. Quest’aspetto viene testimoniato anche attraverso l’arte come nelle medagliette realizzate dallo scultore e incisore Ettore Calvelli raccolte in una grata del convento di San Francesco del Deserto intitolata Cantico delle creature (1981) e nei seguenti dipinti: San Francesco di Albert Chevalier Tayler (1898), San Francesco d’Assisi e la melodia celeste di Frank Cadogan Cowper (1904), Cantico delle Creature di Giuseppe Ronchi (1911), San Francesco d’Assisi di Aldo Carpi (1922), Cantico delle Creature di Francesco Tabusso (1975) e San Francesco e il Cantico di frate Sole di Piero Casentini (2002).

Nella stessa serata, è stata inaugurata, nella suggestiva Sala Tadini, del Macs una mostra intitolata «Opere francescane al M.A.C.S.»  che raccoglie dipinti, incisioni, sculture e oggetti che richiamano San Francescano e altri personaggi legati al suo ordine. L’esposizione si potrà visitare fino al 27 ottobre a ingresso libero e gratuito.