Giovannino, bimbo incurabile abbandonato in ospedale a Torino. Il Cottolengo: lo accogliamo noi

Giovannino, bimbo nato con una malattia incurabile, l’ittiosi di Arlecchino, è stato abbandonato dai genitori all’ospedale Sant’Anna di Torino. Tra due mesi sarà dimesso, ma non c’è nessuno disposto a occuparsene. La Piccola Casa della Divina Provvidenza del Cottolengo, fortunatamente, non appena la notizia è rimbalzata sui media si è dichiarata subito disponibile ad accoglierlo: “La nostra casa è la sua casa”.
“Di fronte ad eventi come questo non bisogna esitare neanche un attimo. La nostra casa è nata proprio per accogliere chi non aveva casa e moriva per strada. Giovannino è una speranza di vita ed è stato naturale dire: accogliamolo noi”. Così padre Carmine Arice, padre generale della Piccola Casa della Divina Provvidenza, racconta al Sir come è maturata la decisione, “subito dopo avere appreso questa mattina la notizia da un quotidiano”, di accogliere il piccolo Giovannino, nato ad agosto al Sant’Anna di Torino, affetto da una patologia rarissima e incurabile, l’ittiosi di Arlecchino, e abbandonato dai genitori in ospedale. Tra due mesi il piccolo dovrà essere dimesso ma non è chiaro quale sarà il suo destino. “Cercheremo le modalità più idonee perché il nostro proposito possa andare in porto, l’unica cosa che ci sta a cuore è il futuro di questo bambino”, prosegue il religioso. Questa mattina, racconta, “appena letta la notizia, ci siamo riuniti noi tre superiori generali: io, madre Elda e fratel Giuseppe. Ci siamo guardati negli occhi e ci siamo detti: casa nostra è anche casa sua. La Provvidenza ci aiuterà e ci dirà come faremo. Da sempre abbiamo accolto situazioni molto al limite; quindi andiamo avanti”. “La colpa – conclude con un sorriso – è di San Giuseppe Cottolengo che ci ha insegnato a fare così”. Questa mattina la Piccola Casa della Divina Provvidenza si è dichiarata disponibile ad accogliere il bimbo. “Vorremmo pensare un’accoglienza degna del valore infinito della tua esistenza, con tutto ciò che sarà necessario e nelle modalità che richiede una situazione così particolare come la tua: insomma una casa con persone che ti vogliono bene e si prendono cura di te fino a quando sarà necessario”, si legge nella lettera con cui il padre Arice si rivolge idealmente al piccolo Giovannino. “Se poi ci sarà una famiglia, con un papà e una mamma che vorranno essere tuoi genitori, saremo contenti di affidarti a loro”. Per ora “la nostra casa è la tua casa! E siamo certi che la Divina Provvidenza, in sinergia con le istituzioni che vorranno aiutarci, non mancherà di dare tutto il necessario”.