Il cardinal Ruini e Salvini. Quale politica e quale Chiesa, quella di oggi e quella di domani

Il cardinal Ruini non ha resistito ed è tornare a parlare e a far parlare. Ha detto che è ragionevole prendere atto che Salvini c’è e che è ragionevole parlarci. Lo ha detto a Aldo Cazzullo, in una intervista al Corriere. Il cardinale ha anche aggiunto che non serve dare vita a un nuovo partito cattolico, in relazione alle notizie giornalistiche che riferiscono di un Manifesto promosso da vari gruppi e firme di matrice cattolica, in vista di un possibile gruppo, o movimento, o partito di ispirazione cristiana.

Dalle dichiarazioni di Ruini è partito un articolato dibattito. Matteo Salvini ha dichiarato la sua emozione di fronte alle aperture del cardinale. Gli ha fatto eco Giorgia Meloni. Una qualche forma di risposta sembra venire anche dal presidente Mattarella. Questi è intervenuto a Ravenna per ricordare i 30 anni della scomparsa di Benigno Zaccagnini, ha lodato il cattolicesimo sociale, che non è esattamente quello cui pensa Ruini, e ha affermato che la “fede autentica è vissuta in modo laico” e ha raccomandato che “insieme si cerchi il bene comune”.

La politica clericale e il realismo pessimista del cardinale

Molti commenti hanno ragionato sulle affermazioni di Ruini in termini di sovranismo, di destra e di sinistra. Ma gli elementi ispiratori del cardinale sono prima di tutto ecclesiali. Ruini parte da un dato semplice: la Chiesa ha una sua forza sociale e deve farla contare di fronte alla politica, qualunque essa sia. Se l’uomo al potere è Berlusconi, si tratta con Berlusconi, se è – o si prevede che possa essere – Salvini, si tratta con Salvini. La posizione di Ruini ha qualche premessa e qualche inevitabile conseguenza.

La prima premessa di Ruini è che la politica la valuta la Chiesa ed è la Chiesa che se ne interessa e la tratta. E per Chiesa si intende ovviamente, chi nella Chiesa comanda e decide: vescovi e dintorni. Non i laici. Diciamo in altri termini: alla base della concezione ruiniana c’è una visione sostanzialmente clericale della politica.

Una seconda premessa è che Ruini non sogna una politica ideale, ma prende atto di quella reale. Ruini sapeva che Berlusconi non era il massimo, ma era a capo di un partito forte, era il presidente del Consiglio. Era un uomo che contava e quindi finiva per contare anche per il cardinale. Così con Salvini. Al fondo c’è una specie di pessimismo: la politica perfetta non ci sarà mai, prendiamo atto di quella che c’è.

Da tutto questo derivano alcune conseguenze dentro la Chiesa. Non solo si lasciano perdere i laici, ma si lasciano perdere anche tutti coloro che lottano per una politica più giusta, più popolare, più aperta, laici o preti che siano. E soprattutto si lasciano perdere tutti quelli che vogliono una politica più di sinistra. Meglio un devoto – anche ateo se è il caso – che concede qualcosa di utile alla Chiesa che un cristiano critico che critica la Chiesa e vuole una politica diversa.

La Chiesa forte di Ruini sta morendo. O forse è già morta

Se Ruini fosse vissuto alla fine degli anni ’20 del secolo scorso avrebbe mandato a quel paese Sturzo, che voleva un partito laico, di cattolici (non “dei” cattolici), che cercava con gli altri partiti, laicamente, il bene del paese. Avrebbe mandato a quel paese Sturzo e avrebbe trattato con Mussolini, ateo, come si sa, ma utile alla Chiesa. In effetti l’ateo devoto Mussolini ha firmato con il Vaticano i “patti lateranensi”. Così va il mondo. Così andava il mondo. Ruini vorrebbe che continui ad andare così.

C’è un ultimo, piccolo particolare. Tutto il ragionamento di Ruini presuppone che la Chiesa abbia la forza di trattare. Solo una Chiesa forte può chiedere e ottenere. Un atroce dubbio ci prende. Ruini ha 88 anni. Non è che, anche a causa della sua età, non si rende pienamente conto che la Chiesa forte è già finita in molti paesi della nostra Europa e che sta finendo anche da noi?

È ovvio che se la Chiesa punta tutto sulla forza, quando non avrà più la forza sarà finita anche come Chiesa. È un bel rischio. E un cardinale di Santa Romana Chiesa dovrebbe rendersene conto.