Una biografia in tre volumi per ripercorrere la figura del vescovo Adriano Bernareggi

Una biografia in tre volumi sulla figura e l’opera del vescovo Adriano Bernareggi, che aveva orizzonti che guardavano lontano, tanto da parlare di temi poi ripresi nel Concilio. Ma anche una biografia che offre un affresco sulla Chiesa e sulla società della Lombardia e dell’Italia coeva.  È quanto emerge nei tre volumi «Consul Dei. Adriano Bernareggi (1884-1953)» (edizioni Studium, Roma). Ne è autore Alessandro Persico, 39 anni, di Ponteranica, ricercatore all’Università Cattolica. Sono stati presentati sabato mattina 23 novembre durante un incontro nella sede della Fondazione Papa Giovanni XXIII, alla presenza di un folto pubblico, fra cui il neoarcivescovo bergamasco Paolo Rudelli, il vicario generale monsignor Davide Pelucchi, l’assessore comunale Marco Brembilla, il rettore dell’Università Remo Morzenti Pellegrini e l’artista bergamasco Luigi Oldani, autore del ritratto di Bernareggi riprodotto sulle copertine. Dopo i saluti di Armando Santus, presidente della Fondazione, l’intervento del vescovo Francesco Beschi.

Bernareggi pensava già a un Concilio per rispondere alle nuove sfide 

«In questi anni, mi sono reso sempre più consapevole dell’importante opera svolta da tutti i vescovi che hanno costruito il volto della diocesi». Monsignor Beschi ha ricordato il giudizio del suo predecessore Roberto Amadei su Bernareggi, definito «vescovo dall’attività prodigiosa, con la sorgente costante nell’Eucaristia». Don Ezio Bolis, direttore della Fondazione, ha quindi ripercorso le tappe del ministero del vescovo Bernareggi, nato a Oreno di Vimercate il 9 novembre 1884, laureato in Diritto canonico, impegnato nell’arcidiocesi milanese in insegnamento, formazione teologica del clero, cultura, stampa, liturgia, associazioni cattoliche e parrocchia, fino alla nomina a vescovo coadiutore di Bergamo nel 1931, diventandone titolare nel 1936. «Bernareggi fu una delle figure di spicco dell’episcopato italiano. Fu tra i primi a percepire gli inizi della crisi della cristianità in Italia. Inoltre, pensava a un Concilio per rispondere alle nuove sfide». Proprio per la passione alla teologia di Bernareggi, all’incontro è stato invitato il cardinale spagnolo Luis Francisco Ladaria Ferrer, prefetto della Congregazione per la dottrina della fede. «La teologia ha per oggetto Dio stesso e per riflessione la Rivelazione e la fede. Esiste anche una conoscenza naturale su Cristo. La teologia non può sostituirsi al magistero della Chiesa e inoltre ha una dimensione missionaria, che impedisce di cadere in fideismo e superstizione».

Sostenitore dell’associazionismo cattolico e dell’impegno dei laici

I volumi sono stati poi presentati, sotto forma di dialogo, da Enrico Galavotti, docente all’Università di Chieti, con l’autore. Galavotti ha ricordato che ci sono ottimi studi sulle figure di grandi vescovi che hanno inciso anche nella società italiana. Nel dialogo sono emersi i temi che hanno caratterizzato l’azione di Bernareggi, come la sensibilità liturgica, la necessità di una riforma del cattolicesimo, l’impegno dei laici nella società e nella politica. «Verso il regime fascista — ha affermato l’autore — Bernareggi si mantenne sempre freddo e fu sostenitore del Partito popolare. Appoggiò decisamente anche l’associazionismo cattolico. Inoltre voleva che la teologia non rimanesse astratta, ma si calasse nella storia e che anzi era necessaria la formazione di una nuova classe di teologi». Già nel Dopoguerra, preceduto da pochi altri, Bernareggi vagheggiò la necessità di un Concilio che chiudesse quello interrotto nel 1870. «Le sue idee e intuizioni di riforma trovarono poi spazio nei lavori conciliari — ha aggiunto Persico —. Ho ripreso la definizione “Consul Dei” data dall’allora cardinale Angelo Roncalli ai funerali del vescovo».