Le Comunità ecclesiali territoriali di Bergamo compiono un anno: «Un nuovo modo di essere Chiesa»

Sono state istituite il 12 settembre 2018 con decreto del vescovo: le Comunità ecclesiali territoriali (Cet), frutto della riforma diocesana, con il loro avvio mettono oggi in luce i cambiamenti evidenti, le nuove dinamiche e anche alcune fatiche. In questo primo anno di vita hanno preso forma, hanno visto istituiti i nuovi organismi con le rispettive figure di riferimento, avviato un nuovo metodo di lavoro e sperimentato, anche se ad uno stadio ancora embrionale, un nuovo modo di essere Chiesa. Soppressi i vecchi vicariati, sciolti i Consigli pastorali vicariali e diocesano, le comunità iniziano a prendere confidenza con la nuova struttura, con le nuove terminologie e con alcune dinamiche diverse che vanno a delinearsi. In un quadro di sole cifre la diocesi presenta attualmente 389 parrocchie con 27 Unità pastorali, ciascuna con un sacerdote moderatore; le parrocchie sono suddivise fra 13 Cet, ciascuna con un suo Vicario territoriale e un Consiglio pastorale territoriale; 31 le Fraternità presbiterali ognuna con un moderatore di riferimento; in ciascuna Cet 5 sono le Terre esistenziali – relazioni affettive, lavoro e festa, fragilità, tradizione e cittadinanza -, ciascuna con un coordinatore. Tutti gli organismi sono stati composti e hanno iniziato a lavorare. Il 7 novembre si è tenuta anche la prima sessione del XII Consiglio pastorale diocesano, sorto con un nuovo criterio di composizione e che vede un centinaio di membri, rappresentanti delle varie componenti della diocesi. Il vescovo Francesco Beschi ha sottolineato in questa prima seduta il valore della comunione e della sinodalità in stretta connessione con la vita delle comunità e delle persone. “Concretezza, comunicazione, conoscenza e accoglienza – ha suggerito – sono un aspetto ancora debole nel lavoro del Consiglio a cui cercheremo di dare maggiore attuazione”. “Fine primario della Cet – spiega monsignor Vittorio Nozza, vicario episcopale per i Laici e la Pastorale – è quello di promuovere, alimentare ed elaborare il rapporto fra comunità cristiana e territorio, inteso come rappresentazione di tutti quei mondi vitali, istituzionali, sociali, culturali, relazionali, costituiti da ogni persona nella sua singolarità e nelle sue relazioni, nella speranza di riuscire a generare insieme condizioni e forme di vita autenticamente umane alla luce del Vangelo”. Monsignor Nozza evidenzia alcune finalità specifiche: l’annuncio e la testimonianza del Vangelo a livello personale e comunitario, la mediazione culturale come scelta pastorale, l’attuazione della responsabilità dei laici, particolarmente nell’esercizio delle loro competenze nelle Terre esistenziali, la formazione qualificata di competenze nelle Terre esistenziali, luogo chiamato a rilanciare il dialogo tra la fede e la vita. In questo primo anno di lavoro le Cet hanno evidenziato alcune fatiche nell’avvio di questo nuovo cammino. “E’ emerso per esempio – dice il vicario episcopale – il rischio di separazione nel rapporto tra la Cet e le Fraternità presbiterali e nella relazione con le parrocchie che appaiono ancora abbastanza distanti nel cammino della riforma”. Monsignor Nozza suggerisce anzitutto di favorire nelle comunità una buona conoscenza della riforma diocesana, di procedere con gradualità, senza fretta, partecipando in modo nuovo, responsabile e attivo e infine di “vivere questa novità con il cuore perchè non si tratta di impiantare una struttura di Chiesa, quanto un modo di essere Chiesa; è un cambio di mentalità, di prospettiva, una conversione di tutta la nostra pastorale”.