“Generazione sottovalutata” crea SuperAdo: la proposta giovane di Almè

Una proposta super per adolescenti e giovani super. I giovani di Almè, Villa d’Almè e Bruntino non hanno paura di mettersi in gioco, anzi desiderano dimostrare quanto la loro generazione sia sottovalutata. A metterci la faccia sono Simone, Stefano e Mattia, tre giovani che, tra studio e lavoro, trovano sempre il tempo per giocarsi all’interno dei propri oratori. I tre sono accomunati dalla passione per il calcio e per l’oratorio. In questa realtà, la collaborazione tra parrocchie è una forza preziosa e non sono poche le proposte interparrocchiali.

“Io sono curato ad Almè, ma collaboro molto sia con don Marco della parrocchia di Villa d’Almè che con don Fabio, parroco di Bruntino – racconta don Giorgio Carobbio -. Da qualche anno, avevamo pensato di creare un gruppo di giovani interparrocchiale. Abbiamo visto alti e bassi nelle presenze, ma anche la bellezza di potersi incontrare e fare qualcosa insieme. Quest’anno, accanto a questo gruppo, è nata un’iniziativa per adolescenti e giovani pensata dai giovani”.

Cos’è SuperAdo?

Nella vivacità delle realtà della zona, è nato il progetto SuperAdo che per ora ha coinvolto gli adolescenti, ma soprattutto i giovani. “L’obiettivo del progetto SuperAdo è parlare al giovane -spiega Stefano Martinelli, studente di 22 anni-. Il nome SuperAdo non è ancora definitivo, ma è accompagnato dal sottotitolo ‘La generazione sottovalutata’. Ci siamo resi conto che veniamo considerati come una generazione con tante idee, ma con delle difficoltà a mettersi in gioco”.

La voglia di spendersi, però, c’è e lo dice anche il nome scelto per la proposta: “Questo ‘Super’ sta a significare che il progetto va oltre gli incontri ordinari e riunisce tutte le attività dell’oratorio. Unisce le varie parrocchie -sottolinea Simone Tironi, studente di 21 anni-. La frase ‘Generazione sottovalutata’ è riferita a noi che spesso ci sentiamo dire che non saremo mai in grado di costruire qualcosa di significativo perché siamo dei giovani e non abbiamo le capacità. È riferita anche ai ragazzi perché proponiamo temi che spesso gli altri considerano troppo difficili”.

Il primo incontro

Lo scorso 17 novembre, il percorso è ufficialmente partito con il primo incontro a teatro. La serata ha coinvolto diversi ragazzi dai 14 ai 20 anni. “Il primo incontro era intitolato ‘E se ti dicessero che è tutto diverso?’” racconta Mattia Tarchini, lavoratore di 22 anni. La tematica della serata è stata declinata sotto vari aspetti grazie all’aiuto e al supporto di altri volontari. Ciascun educatore ha fatto luce su una caratteristica diversa del tema passando dalla questione della scelta, dei social e del fallimento all’orientamento fino alla parola ‘vita’ declinata sotto i contenuti di lavoro, sentimenti e vocazione.

“L’idea del progetto è nata tanto tempo prima -spiega Stefano-. A maggio, durante le catechesi dei giovani c’è stato proposto di organizzare la catechesi e abbiamo sfruttato l’occasione per portare già a teatro la proposta. Ci siamo resi conto che mancava qualcosa nell’oratorio. Serviva parlare ai giovani su tematiche che potevano essere importanti da portare a un ragazzo. L’obiettivo è quello di farli lasciare il teatro soddisfatti o con delle domande. Vogliamo offrire qualcosa di differente”.

“Siamo agli inizi, ma la prima serata è stata una soddisfazione perché siamo riusciti a realizzare quest’idea. Abbiamo dato ai giovani un punto di vista differente facendo vedere che l’oratorio e la fede possono essere vissuti in maniera diversa”. Il progetto, infatti, non si rivolge solo a chi frequenta l’oratorio, ma spalanca le porte e manda dei segnali anche a chi si reputa fuori da questa realtà. “Parlando di Dio, in modo più o meno esplicito, vogliamo far passare la gioia di vivere l’oratorio”.

Gli obiettivi del progetto… oltre i confini degli oratori

Nonostante il primo incontro abbia avuto un target d’età molto ampio, ciascun ragazzo ha portato a casa qualcosa di speciale per sé. “Ciascuno ha preso dall’incontro qualcosa di suo -dice Simone-. I più grandi hanno letto bene il filo conduttore della serata, mentre i più giovani si sono focalizzati sul singolo intervento o su una tematica e hanno riconosciuto cosa è riuscito a parlare direttamente a loro. Si sono trovati a loro agio con dei temi che affrontano quotidianamente. Non hanno ascoltato nulla di trascendentale, ma ciò li ha fatti riflettere”.

Le sfide per il neo-progetto non mancano. Si passa dal chiedersi come coinvolgere al meglio i partecipanti alle possibili tematiche da affrontare fino ad arrivare alla prospettiva di riuscire a parlare all’intera comunità. Ora il desiderio è quello di uscire dalla parrocchia. “L’obiettivo è quello di riproporre l’incontro in altri oratori portando il nostro progetto sperimentale. Sarebbe bello anche coinvolgere volontari provenienti da altre parrocchie”. La ‘Generazione sottovalutata’ sperimenta, prova, si mette in gioco e apre le porte per riavviare il motore di oratori, fede e Chiesa. Una scommessa da vincere insieme.

 

Ascolta il podcast dell’intervista qui: https://youtu.be/lMl317ZTyTw