«Purché non manchi la stella»: il presepe si intreccia con la storia di chi lo realizza

La scena madre del presepe, scrive Luca Villoresi in un saggio curioso e interessante, “Purché non manchi la stella” (Donzelli), è semplice: «una sacra famiglia, un paio di pastori, un angelo, tre Magi, una stella (non necessariamente cometa). “E lo depose nel presepio”. Fine». Inutile cercare abbellimenti. Da questi elementi apparentemente così scarni, essenziali, ma potenti, è nata una sconfinata narrazione popolare, con scenari sempre più complessi, ambientazioni legate all’attualità, nelle piazze, nelle mostre, nelle chiese, nei musei, a volte senza curarsi troppo di inesattezze e incongruenze.
Villoresi costruisce un piccolo “dizionario” del presepio in cento parole, compiendo un’esplorazione che si spinge fino alle sue radici, riscoprendone il carattere dialogico: «Il presepe include, non esclude. Le stratificazioni sono parte della sua struttura, come le architetture delle chiese paleocristiane che inglobavano le colonne e gli arredi di un precedente tempio pagano».

In modo colloquiale il giornalista offre alcune “istruzioni per l’uso”, attingendo alla tradizione: «Non si tratta di adorare, e nemmeno semplicemente di rispettare. Si tratta di fermarsi, per un attimo, a meditare». Sul presepe posa uno sguardo curioso, aperto ma sempre rispettoso. Il dizionarietto traccia un percorso «dalle stelle alla stalla», dal macrocosmo al microcosmo, per raccontare il mistero della Natività, del bambino «sceso dalle stelle come un filo di luce nelle tenebre».

Segue però un approccio originale, popolare, entrando nelle case dove si fa il presepe e partendo dal momento speciale dello “spacchettamento”, l’apertura dello scatolone «quando scopriamo che manca un pezzo o che il muschio si è seccato: è allora che inauguriamo il percorso più affascinante dell’anno, dove il “sempre uguale” della scena diventa il “sempre diverso” con cui ciascuno, ogni volta, ricostruisce il proprio presepe». Da una parola all’altra si scoprono scenari, curiosità, particolari sempre diversi, ed è possibile ricostruire a modo proprio la storia e le tradizioni della rappresentazione più affascinante di sempre, mettendone in luce le infinite, sottili connessioni con la storia di chi la realizza.