“Il presepe è come un Vangelo vivo”: la lettera apostolica “Admirabile signum” di Papa Francesco

Nuovo appuntamento con la rubrica quindicinale di consigli di lettura dalla Biblioteca diocesana del Seminario Giovanni XXIII. Questa settimana proponiamo una recensione della lettera apostolica “Admirabile signum” di Papa Francesco (San Paolo).

“Il presepe è come un Vangelo vivo, che trabocca dalle pagine della Sacra Scrittura”.

Con queste parole, Papa Francesco ci fornisce un’immagine semplice ma chiara del significato e del valore del presepe. 

Esso “trabocca” nella vita quotidiana, entra nelle nostre case, nei luoghi di lavoro e nelle piazze. I vari segni del presepe circondano la nostra vita: il cielo, carico di stelle ma anche di domande; una casa, per quanto umile e precaria possa essere; un bambino, così indifeso e rivoluzionario al tempo stesso. E poi donne e uomini che con semplicità partecipano al mistero della fede, che non temono di mostrare “stupore e meraviglia” di fronte a un Dio che giace in una mangiatoia e che tende le braccia, sorridendo. Nel presepe non possono mancare le altre creature di Dio: il bue, l’asinello, le pecorelle e gli altri animali che condividono con noi l’esistenza su questa terra, troppo spesso maltrattata ma a cui tutti apparteniamo. 

Il papa richiama l’esperienza di San Francesco d’Assisi, il primo ad aver creato il presepe. A ricordargli il paesaggio di Betlemme furono le grotte di Greccio, nella Valle Reatina, dove San Francesco sostò durante un viaggio che nel 1223 lo aveva portato a Roma per ricevere la conferma della sua Regola da Papa Onorio III. Ed è a Greccio che San Francesco rappresentò per la prima volta, grazie alla gente del posto, quella scena che è poi diventata parte della nostra tradizione.

Questa lettera apostolica ci ricorda quindi che la “rivoluzione dell’amore” si fa con coraggio e umiltà. Il mirabile segno del presepe ci spinge a trovare la felicità nella vicinanza reciproca, nell’essenziale e nei gesti semplici, imparando da un Dio disarmante che vuole farsi accogliere dalle nostre braccia nelle sembianze di un bambino.

Chiara Maino

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