I personaggi del presepe. Maria

Giotto, natività, Cappella degli Scrovegni, Padova

La settimana scorsa avete parlato di Giuseppe. Di Maria quali sono i tratti che vi impressionano di più nei racconti del Natale? Alberto

Caro Alberto, Maria è la giovane donna che, con Giuseppe, è una delle figure evangeliche protagoniste del Natale.

Maria, donna “feriale”

Mi piace vederla come donna feriale, nell’ ordinarietà della vita, dopo essere stata sorpresa dall’annuncio dell’angelo che ha cambiato orientamento alla sua esistenza.
Maria non è donna passiva e sottomessa, ma capace di interrogare il messaggero divino, ascoltare i desideri profondi del suo cuore per poi entrare nel mistero di Dio e pronunciare
il suo “eccomi” appoggiandosi solo alla Parola, senza sapere che cosa riserverà il domani. Vive l’oggi di Dio in piena fiducia e lascia a Lui il dispiegarsi degli eventi. Certa della promessa, sa abbandonare i suoi progetti per abbracciare l’ignoto di Dio che le viene incontro. Questa consegna incondizionata l’accompagna dall’Annunciazione sino alla Pentecoste, passando nel buio del Calvario.
Maria non fa lunghi discorsi nel Vangelo: quando parla con gli uomini è estremamente breve, ma quando p
arla con il suo Dio il cuore erompe di quella ricchezza che ha assimilato nella frequentazione delle scritture e che le ha permesso di riconoscere nella sua storia e nel cammino del suo popolo la mano del Signore e le grandi cose che la sua misericordia ha compiuto.

L’arte di meditare gli eventi della vita

Ella ci insegna l’arte delicata e preziosa del saper meditare gli eventi della vita senza affrettate considerazioni o decisioni. Davanti a quel figlio così “speciale”, suo, ma ancor più di Dio, più volte si è trovata a non comprendere, a porsi in silenzio di fronte al mistero che le stava dinnanzi. Maria non ha capito tutto con l’Annunciazione, anzi, ha capito poco o niente.
Ha camminato nella fede non dando nulla per scontato, ma rimanendo in profondo ascolto di Dio, dilatando lo spazio del cuore per accoglierlo nel suo svelarsi. Ella conservava nel suo cuore eventi e parole, ciò che le era successo: il parto, gli angeli, i pastori i magi, il tempio, la profezia compiendo un’esegesi delle parole e dell’esistenza. Maria ci invita a recuperare il piacere della memoria e la gioia dell’elaborare, del pensare, del legare insieme gli eventi di oggi con quelli di sempre.

Sapersi meravigliare

Ella è un piccola donna, ma un gigante nella fede, una donna povera, ma ricca di Dio! Non ama parlare di sé, non ferma lo sguardo su di lei, ma porta al figlio, ci indica l’atteggiamento fondamentale: abbracciare Dio, tenerlo teneramente tra le braccia come il tesoro prezioso, come è un bimbo, come colui che si ama. Il Vangelo non è una filosofia, ma la carne di Cristo da toccare, da guardare, da respirare, da soffrire e da gioire. Abbracciare Gesù per imparare ad abbracciare la vita nel realismo dell’incarnazione, non nelle illusioni o nei sogni.
Amare la “carne” in cui Dio ha preso carne
, amare i segni quotidiani per sapersene meravigliare. Dio “accade” ancora nella carne della vita, nei volti dei fratelli, nella concretezza dei gesti, nella bontà e verità delle parole che pronunciamo, nelle nostre mani che accarezzano o asciugano lacrime. Dio viene e ci salva amandoci. Impariamo da Maria la tenerezza, ad amare la vita, il realismo della vita quale luogo privilegiato in cui la salvezza oggi si compie; a vivere abbracciando il mistero, non come l’oblio, ma come il tempo abitato da Dio che nella pazienza dei giorni si svela. Ad amare e abitare la terra nelle cose di ogni giorno, dilatando le relazioni, salvando lo stupore  della fede e facendo della vita un Magnificat per la misericordia di Dio che ci avvolge. Solo così diventeremo come lei capaci di generare nell’oggi il Figlio di Dio, additandolo all’umanità smarrita come il Salvatore e colui che può dare pienezza alla nostra esistenza. E ogni giorno sarà Natale

Alberto, felice Natale!