Papa Francesco: “Un cristiano sa cos’è la sofferenza e può aprirsi alla solidarietà. Sensibili ai tanti naufraghi”

“Essere sensibili ai tanti naufraghi della storia che approdano esausti sulle nostre coste, perché anche noi sappiamo accoglierli con quell’amore fraterno che viene dall’incontro con Gesù”. È l’invito con cui si è conclusa la prima udienza generale del 2020 di Papa Francesco, dedicata al naufragio di San Paolo narrato nella parte finale degli Atti degli Apostoli. “È questo che salva dal gelo dell’indifferenza e della disumanità”, ha affermato Francesco, secondo il quale “Paolo ci insegna a vivere le prove stringendoci a Cristo, per maturare la convinzione che Dio può agire in qualsiasi circostanza, anche in mezzo ad apparenti fallimenti e la certezza che chi si offre e si dona a Dio per amore, sicuramente sarà fecondo”. “L’amore di Dio sempre è fecondo – ha proseguito il Papa a braccio –  e se tu ti lasci prendere dal Signore e ricevi i doni del Signore, questo ti farà dare agli altri. Sempre va oltre”.
“Chiediamo oggi al Signore di aiutarci a vivere ogni prova sostenuti dall’energia della fede”, l’appello finale della catechesi, pronunciata in Aula Paolo VI davanti a 7mila persone,  e “ad essere sensibili ai tanti naufraghi della storia che approdano esausti sulle nostre coste, perché anche noi sappiamo accoglierli con quell’amore fraterno che viene dall’incontro con Gesù. È questo che salva dal gelo dell’indifferenza e della disumanità”.

Papa Francesco: udienza, “Il Vangelo arriva a tutti i popoli”

“Leggete il libro Atti degli Apostoli e vedrete come il Vangelo, con la forza dello Spirito Santo, arriva a tutti i popoli, si fa universale: prendetelo, leggetelo!”. Il Papa ha cominciato con questo invito a braccio la catechesi della prima udienza generale del 2020, in cui ha ripreso il ciclo di catechesi sul libro degli Atti degli Apostoli, che nella parte finale – ha ricordato Francesco – “racconta che il Vangelo prosegue la sua corsa non solo per terra ma per mare, su una nave che conduce Paolo prigioniero da Cesarea verso Roma, nel cuore dell’Impero, perché si realizzi la parola del Risorto: ‘Di me sarete testimoni fino ai confini della terra’”. “Il viaggio si fa pericoloso e Paolo consiglia di non proseguire la navigazione, ma il centurione non gli dà credito e si affida al pilota e all’armatore”, ha raccontato il Santo Padre: “Il viaggio prosegue e si scatena un vento così furioso che l’equipaggio perde il controllo e lascia andare la nave alla deriva”.
“Quando la morte sembra ormai prossima e la disperazione pervade tutti, Paolo interviene”, ha fatto notare il Papa: “Egli è l’uomo della fede e sa che anche quel ‘pericolo di morte’ non può separarlo dall’amore di Cristo e dall’incarico che ha ricevuto. Perciò rassicura i compagni dicendo: ‘Mi si è presentato questa notte un angelo di quel Dio, al quale io appartengo – perché ognuno aveva il proprio Dio – e che servo, e mi ha detto: ‘Non temere, Paolo; tu devi comparire davanti a Cesare, ed ecco, Dio ha voluto conservarti tutti i tuoi compagni di navigazione'”. “Anche nella prova, egli non cessa di essere custode della vita degli altri e animatore della loro speranza”, ha commentato Francesco: “Luca ci mostra così che il disegno che guida Paolo verso Roma mette in salvo non solo l’Apostolo, ma anche i suoi compagni di viaggio, e il naufragio, da situazione di disgrazia, si muta in opportunità provvidenziale per l’annunzio del Vangelo”.

Un cristiano sa cos’è la sofferenza e può rendere il cuore aperto alla solidarietà 

“Un cristiano ‘provato’ può farsi di certo più vicino a chi soffre, perché sa cos’è la sofferenza, e rendere il suo cuore aperto e sensibile alla solidarietà verso gli altri”. Ne è convinto il Papa, che nella catechesi dell’udienza generale di oggi ha spiegato come il soggiorno a Malta, narrato nella parte finale degli Atti degli Apostoli, “diventa per Paolo l’occasione propizia per dare ‘carne’ alla parola che annuncia ed esercitare così un ministero di compassione nella guarigione dei malati”. “Questa è una legge del Vangelo”, ha commentato Francesco: “Quando un credente fa esperienza della salvezza non la trattiene per sé, ma la mette in circolo”. “Il bene tende sempre a comunicarsi”, ha ribadito il Papa: “Ogni esperienza di verità e di bellezza cerca per se stessa la sua espansione, e ogni persona che vive una profonda liberazione acquisisce maggiore sensibilità davanti alle necessità degli altri”. “I maltesi sono bravi, sono miti, sono accoglienti”, ha detto a braccio Francesco a proposito della “premurosa accoglienza” degli abitanti di Malta dopo il naufragio della nave con a bordo san Paolo: “Piove e fa freddo ed essi accendono un falò per assicurare ai naufraghi un po’ di calore e di sollievo. Anche qui Paolo, da vero discepolo di Cristo, si mette a servizio per alimentare il fuoco con alcuni rami che prende. Durante queste operazioni viene morso da una vipera ma non subisce alcun danno”. “La gente, guardando questo, diceva”, ha proseguito il Papa a braccio: “Ma questo deve essere grande malfattore, perché si salva da un naufragio e finisce morso da una vipera. Aspettavano che fosse morto, ma non subisce alcun danno e viene scambiato addirittura per una divinità”. “Dice la storia che da quel momento non ci sono più vipere in Malta”, ha detto Francesco ancora fuori testo: “È la benedizione di Dio all’accoglienza di questo popolo tanto buono”.