“I due Papi”: Ratzinger e Bergoglio, una storia d’amicizia

“I due Papi”  (in onda su Netflix) incomincia in Vaticano subito dopo la morte di Giovanni Paolo II con il conclave. Il cardinale Jorge Bergoglio (Jonathan Pryce) fischietta mentre si lava le mani accanto a Joseph Ratzinger (Anthony Hopkins) e lui gli chiede: “Che inno stai cantando?” e Bergoglio risponde “Dancing Queen”. Ratzinger lo guarda perplesso “Non lo conosco”. E Bergoglio: “Dancing Queen, degli Abba”. Ratzinger borbotta tra sé “Abba”, si asciuga le mani e se ne va.
Così il regista racconta l’inizio di una formidabile amicizia, mescolando fatti veri a una trama di pura invenzione. L’arco temporale in cui si svolge la parte centrale della vicenda è breve: soltanto quarantotto ore. I protagonisti, Ratzinger e Bergoglio, sono due uomini apparentemente molto distanti: uno è definito “l’erede dei conservatori”, l’altro è un acceso riformista. Uno è pacato e rigoroso, l’altro semplice, allegro e informale.
Jorge Bergoglio e Ratzinger si incontrano a Roma: il cardinale argentino vorrebbe dare le dimissioni allo scadere dei 75 anni, il Papa non vuole accettarle.
“Per questa sera, stiamo insieme come buoni fratelli” dice Ratzinger, rimandando la discussione, poi spariglia le carte e annuncia a Bergoglio la volontà di dimettersi.
Due preti, due uomini che si guardano negli occhi specchiandosi l’uno nell’altro, ripercorrendo la storia della loro vocazione, cercando nella realtà i segni della volontà di Dio, “lo Spirito che soffia”, medicandosi a vicenda le ferite che il destino ha inferto a entrambi.
Il regista Fernando Meirelles e lo sceneggiatore Anthony McCarten non sono credenti ma la storia, in modo sorprendente, fa emergere le ragioni di una fede profonda e autentica. La trama, i personaggi, sono più forti: il risultato è molto coinvolgente, profondo, toccante. Non è un film ideologico, ma il ritratto (liberamente ispirato) a due uomini straordinari.
“I due Papi” usa personaggi reali e molti elementi inventati per raccontare la verità di un incontro, e una bellissima storia d’amicizia, descritta come ognuno di noi vorrebbe che fosse: un incontro d’anime, senza sentimentalismi, senza scadere nella retorica, al di là delle convinzioni personali, della visione del mondo, e in questo caso perfino al di là delle diverse prospettive sul futuro della Chiesa. Entrambi i protagonisti, però, si sforzano di cogliere i segni della presenza di Dio nelle cose grandi e in quelle piccole, e nel farlo mostrano il loro lato più umano, perfino cimentandosi in qualche passo di tango oppure guardando insieme Argentina-Germania, la finale dei mondiali 2014.