L’Atalanta, l’Inter, Mosè e gli Amaleciti

Scenetta ecclesiastica, nel senso che c’entrano dei preti, proprio ecclesiastica e proprio da preti. Ma è proprio capitata, proprio così.

Don A. e don G. sono amici, molto amici e molto atalantini. Decidono di vedere insieme Inter-Atalanta. Chiedono a don F.: “Tu la vedi, la partita?”. “No, lo sapete, non sono tifoso… Non la vedo”. “Ma almeno, gli dice don G., tu che sei così pio, tutto tu, santi e madonne, prega per l’Atalanta. Fai come Mosè che, mentre gli Israeliti lottano contro gli Amaleciti, prega con le mani alzate. Ti ricordi: quando Mosè tiene le mani alzate, gli Israeliti vincono. Quando le abbassa, perdono. Tanto che, siccome Mosè si stanca, gli mettono una pietra sotto le braccia e gliele reggono ben alte. Così fino al tramonto del sole. Gli Israeliti sconfiggono gli Amaleciti e, sul far della sera, li passarono tutti a fil di spada. Ti ricordi? Noi ci accontentiamo di battere gli interisti. Non li passeremo a fil di spada. D’accordo?”.

Sorriso condiscendente di don F. Don A. e don G., innaffiando con un grappino la loro partita, vedono, soffrono per il gol di Lautaro, gioiscono per il pareggio di Gosens, soffrono per il rigore che Handanovic para a Muriel.

Il giorno dopo don A. e don G. incontrano don F. “Allora hai pregato ieri sera?”. “Ma no, avevo sonno, mi sono addormentato, non ho visto la partita”.

“Ecco perché Irrati, quello del VAR, non ha visto Lautaro che placcava Toloi, ecco perché Muriel ha sbagliato il rigore. Adesso abbiamo capito. Non hai fatto il Mosè, hai abbassato le braccia, addirittura ti sei messo a letto, gli Amaleciti non hanno vinto, per fortuna, ma non hanno perso, come avrebbero dovuto. Colpa tua”.

La cronaca racconta che don F. ha abbozzato un tentativo di contestare una così spiccia teologia biblica. Ma non c’è stato verso. I preti, quando sono atalantini, sono un po’ scarsi come teologi, molto atalantini assai poco teologi.