Nella parrocchia: un sogno (im)possibile

La scorsa settimana, nella nostra fraternità sacerdotale, con i confratelli abbiamo proseguito la riflessione sul testo consegnatoci a settembre dal Vescovo Francesco, inerente la parrocchia, il suo presente e il suo futuro. È stato un bel momento di condivisione e confronto tra noi preti.

Un mio sogno: la “turnazione”

Nel mio intervento, ho riproposto un sogno che mi accompagna da tempo e che sempre più mi sembrerebbe opportuno per la vita delle nostre comunità parrocchiali e dei nostri oratori, ossia quello che chiamo delle “turnazioni parrocchiali”. Provo a illustrare di cosa si tratta. Nelle nostre comunità, ci sono tanti servizi possibili. Dal barista in Oratorio alle pulizie in Chiesa, dall’educatore adolescenti all’allenatore di calcio per bambini e ragazzi, dal lettore o cantore in chiesa al volontario Caritas ecc. Ora, da quanto vedo, non solo nelle mie comunità, mi sembra che si rischi una sorta di immobilismo, legato al fatto che, in molti settori, le persone sono sempre quelle. E questo sembra essere quasi legato a una regola non scritta.

Ora, non solo questa regola non è scritta da alcuna parte, ma non è nemmeno opportuno che esista. Chi ha detto che una persona in una comunità parrocchiale, se inizia da catechista debba rivestire questo ruolo per decenni? E se una persona passasse da educatore adolescenti al bar dell’oratorio o a catechista? E se una volontaria delle pulizie passasse alla Caritas e una della Caritas passasse alle pulizie? Deve essere eterno il ruolo di referente dello sport, degli educatori, dello spazio compiti? Io credo proprio di no, anzi, teorizzo la necessità di cambiare, su questo.

Cambiare fa bene a tutti

Perché? Per diverse ragioni. In primis perché fa bene a tutti! Un allenatore che diventa catechista proverà la bellezza e la fatica di testimoniare la sua fede nelle forme proprie della catechesi, il catechista che passa alle pulizie dell’Oratorio apprezzerà di più il lavoro silenzioso di chi gli ha sempre fatto trovare le aule pulite prima dell’incontro, il volontario dell’Oratorio che entra in equipe educativa o nel consiglio pastorale porterà la sua esperienza dentro gli organismi pastorali di condivisione e decisione delle linee da seguire per la vita della comunità cristiana di quel luogo.

Si creerebbe, quindi, un continuo rinnovarsi di idee, di modi di fare, di stili di presenza feconda dentro la pastorale pratica della vita della Chiesa. E questo non ci farebbe altro che bene! Non solo, una turnazione così strutturata costituirebbe un possibile rimedio ad alcune criticità pastorali onnipresenti. “Abbiamo sempre fatto così…”; “sono vent’anni che lo faccio io… cosa vuole quello?”; “qui noi facciamo così, è già tutto organizzato”: sono, queste, espressioni che rendono immediatamente l’idea del problema. Il rischio è che, come riflettevamo con i confratelli, si creino dei “feudi”, dei fortini abitati sempre da quelle persone, magari amiche tra loro, dove per tutti, preti inclusi, è impossibile entrare, nonostante le belle dichiarazioni di apertura a idee e persone nuove.

Per una pastorale veramente evangelica

Una pastorale evangelica, dal mio punto di vista, richiede umiltà e spirito di servizio, vere e proprie virtù che a volte sanno condurre a dire: “Mi faccio da parte su questa attività, faccio altro, perché ormai qui io ho dato ed è giusto prosegua qualcun altro, che magari farà anche meglio di me!”.

Ecco, io sogno passaggi così nelle nostre comunità: a nulla serve cambiare il prete, se queste dinamiche restano sempre le stesse. Certo, la mia idea rischia di essere semplice utopia: so bene che siamo nel tempo in cui trovare volontari nuovi è difficilissimo, pertanto si è costretti a chiedere a chi c’è ed è disponibile di continuare con quanto stava facendo. Nel contempo, so bene anche che ciascuno ha le sue attitudini e le sue disponibilità, anche se, con tutte le possibilità esistenti, stento a credere che una persona possa trovarsi a suo agio solo in una di queste!

Eppure, io qui intravedo possibilità importanti anche per il coinvolgimento di persone nuove. Lo so, il mio è forse solo un sogno. Ma quanti sogni, nella Chiesa, sono divenute splendide realtà?