Christus Vivit all’oratorio di Nembro: “Non guardare la vita dal balcone”

“Non guardate la vita dal balcone”: Papa Francesco lancia questo invito ai tutti giovani del mondo con la Christus Vivit. È una spinta a lasciarsi coinvolgere e ad agire diventando protagonisti della propria vita. Lo stesso invito l’ha fatto l’oratorio di Nembro ai suoi ragazzi tramite la semplicità di un’installazione all’ingresso dell’oratorio. Una struttura con dei cubi girevoli che, ogni volta, regalano una storia diversa. Ogni anno per la settimana di San Giovanni Bosco, l’oratorio di Nembro si mette in gioco per trasmettere un messaggio buono a tutti i suoi ragazzi. Tutti sotto lo stesso tetto come una grande famiglia che cammina insieme verso la stessa meta.

Dopo aver sperimentato diversi tipi di installazioni, i ragazzi dell’oratorio di Nembro si sono cimentati nella reinterpretazione della Christus Vivit. L’iniziativa ha coinvolto in prima persona i ragazzi dell’iniziazione cristiana che hanno messo a disposizione sé stessi e la loro creatività per l’obiettivo finale. “Quest’anno abbiamo preso come riferimento la Christus Vivit e abbiamo approfondito la storia dei giovani presentati nel documento del Papa. Abbiamo letto collettivamente l’esortazione e ogni gruppo l’ha sviluppata in una maniera diversa – spiega don Matteo Cella, curato dell’oratorio di Nembro -. Tutti hanno dato il proprio contributo per realizzare insieme qualcosa di più grande”.

Oltre ai gruppi di catechesi per l’iniziazione cristiana, il primo lavoro di lettura ha coinvolto anche i giovani che hanno scelto di prendersi cura degli adolescenti. “Abbiamo coinvolto dei giovani per affrontare i contenuti della Christus Vivit – prosegue don Matteo -. Rielaborandoli insieme, li hanno poi riproposti in una forma adatta agli adolescenti costruendo un gioco a tappe. In ciascuno stand si poteva trovare un messaggio della Christus Vivit”.

Dall’altra parte, i ragazzi dell’iniziazione cristiana sono stati coinvolti tramite la loro creatività. Il cammino era comune, ma ogni gruppo l’ha affrontato in maniera personale. Ciascun gruppo ha approfondito una delle figure di giovani presenti nella Bibbia e riprese dal Papa. Partendo da una storia riadatta per età, i ragazzi sono stati spinti a pensare e poi a ricreare il racconto a loro modo. A fare da filo rosso tra i vari disegni ci sono degli stickers che, però, ciascuno ha potuto reinventare. Dopo il primo incontro più improntato sull’aspetto laboratoriale, i ragazzi hanno avuto l’occasione di calarsi nei panni dei protagonisti delle storie ascoltate. Si sono fermati a riflettere su come sia possibile essere come quei giovani citati nella Bibbia.

“Ciò che conta non è l’aspetto estetico finale, ma il senso che l’attività racchiude. Il bello dev’essere portatore di un messaggio – sottolinea don Matteo -. L’importante è che la modalità che si usa possa ingaggiare i ragazzi. Si devono sentire parte del processo. Scegliere la modalità creativa vuol dire far immedesimare i ragazzi in dialogo con il messaggio che stiamo portando. L’idea di fare una cosa collettiva con un certo impatto ci fa sentire parte di una famiglia capace di essere generativa di cose buone. Inoltre, il portico è un luogo strategico perché ci passano davvero molte persone. L’installazione può essere vista da tutti ed è in grado far nascere domande nella mente di chi guarda”.

L’installazione è un modo per rappresentare l’oratorio anche al di fuori dei percorsi e di coinvolgere età diverse con un obiettivo comune. Un cammino comunitario che ha dato i suoi frutti con la narrazione della Christus Vivit sotto una luce propria dell’oratorio di Nembro. Il mettersi in gioco dei giovani, ha messo in moto gli adolescenti, mentre ciascun catechista ha saputo declinare il messaggio in base al suo gruppo. Ognuno si è messo in cammino con il proprio passo, ma condividendo strada e meta.

“Ogni anno cerchiamo un tema comune che possa attirare l’attenzione dei ragazzi su cui possiamo creare un percorso comune sia per i piccoli che per i più grandi. L’idea è quella di ingegnarsi per trovare ogni volta modi e temi diversi  – conclude don Matteo -. Così facendo diamo degli stimoli sempre nuovi ai ragazzi grazie anche all’elemento sorpresa. È un po’ la rappresentazione dell’oratorio: un luogo brillante, creativo e con tante idee”.