Le mamme e l’ansia da pagella: ogni figlio è fatto a modo suo (ed è bello così)

La pagella. E’ proprio vero che certe cose le capisci fino in fondo solo quando ti trovi a doverle vivere. E così, lo ammetto, anche io che faccio del viver “easy” il ritornello della mia esistenza da mamma, sono caduta nella trappola. Mentre ero in fila in attesa di sentir pronunciare il nome di mio figlio per entrare in classe dai maestri e ritirare la sua prima pagella beh…un po’ d’ansia l’ho avuta.

Sia chiaro, nel primo quadrimestre della prima elementare trovo già incredibile che si possa pensare di assegnare voti e giudizi. Ma all’incredibile mi sto abituando. Lo sono i compiti da svolgere  per il giorno dopo quando esci da scuola per tutta la settimana alle 16.30. Lo sono le conquiste che vedi fare a tuo figlio nel giro di qualche mese. Ma anche le chat di classe (meritevoli di articoli a parte ad esse interamente dedicati), il registro elettronico al quale solo oggi ho provato ad accedere. Lo è il tuo vivere la scuola non più da alunna ma, per la prima volta, da mamma.

E sì, ebbene sì, tutto cambia.

Conosco mamme infaticabili e un po’ sadiche che seguono i figli nei compiti con testarda tenacia, obbligandoli a lunghe sessioni tra calcoli e letture. Conosco mamme che optano per la filosofia  del “deve farcela da solo” e danno ogni tanto giusto un’occhiata al diario per avere un’idea di dove si sta andando. Conosco mamme come me, che non vogliono esagerare ma la testa ce la mettono. Il problema è che non sai mai che figlio ti capita.

Sì, nel senso che non è poi così facile immaginare come tuo figlio affronterà la scuola. C’è la componente entusiasmo e motivazione, ci sono l’imparare a leggere che poi così facile non è, ci sono l’abaco e le addizioni, c’è lo star fermi dietro a un banco per ore, ci sono i compagni con i quali magari ti trovi bene, magari no. E, soprattutto, ci sono le aspettative dei genitori. Che, anche se non l’ammetterebbero mai, sperano sempre di avere a che fare con un figlio buono, bravo, attento, creativo ma ligio al dovere.

“La mamma di Tommaso? Venga, venga”. Vengo, pronti via. Alla fine la pagella (che ormai si guarda dal pc, e un po’ mi dispiace perché era bello tenerla in mano) è un tripudio di voti massimi, di cose belle, di competenze e di comportamenti acquisiti. Messa a tacere quella parte del cervello che gongola a sentir snocciolare elogi, attivi finalmente la parte che conta, quella capace di capire davvero cosa conta. E allora sì, che la soddisfazione arriva.

Quando scopri un lato di tuo figlio che tu magari puoi solo intravedere, quando ti dicono che aiuta tutti, che il suo compagno di banco ha imparato a lasciarsi andare e a parlare l’italiano soprattutto grazie a lui, quando ti spiegano che ha affrontato alla grande un contesto per lui nuovo, non semplice, ma ricchissimo di stimoli.

Incrociamo le dita, speriamo continui così. Lui. Che tanto ci penserà la sorella ribelle il prossimo anno, a farmi vedere i sorci verdi. Ma sono contenta che siano così diversi. Perché è bello ricordarsi sempre che ogni figlio è fatto a modo suo, e non tutto dipende da te, anzi. Tu puoi fare del tuo meglio, ma loro sono come sono.