Viviamo il presente, costruiamo il domani. Acli verso il 28° Congresso provinciale. Attenzione: data rinviata

Le Acli bergamasche sono costrette a rinviare la data del Congresso provinciale previsto il prossimo 7 e 8 marzo, in ottemperanza al Decreto della Presidenza del Consiglio dei Ministri del 1° marzo 2020, riguardanti le Misure urgenti di contenimento del contagio da Covid-19. Appena possibile verrà comunicata la nuova data, con il programma e il luogo.

In occasione del 28° Congresso provinciale delle ACLI di Bergamo, che si terrà il 7 e l’8 marzo, presso il Liceo Mascheroni, dal titolo “Viviamo il presente, costruiamo il domani”, Daniele Rocchetti, presidente uscente, ma rieleggibile per un secondo mandato, delle ACLI provinciali, fa di questo momento di chiusura un’occasione di sintesi e valutazione del quadriennio passato, senza tralasciare di trasformarlo in terreno fertile per la coltivazione di progetti futuri.

Rocchetti, ripercorrendo i suoi quattro anni da presidente, riconosce il Vangelo, il lavoro e la democrazia, come le stelle polari che lo hanno guidato in questi anni e, allo stesso tempo, come le chiavi di lettura necessarie per comprendere il presente ed interrogarsi sul futuro. «Per rispondere agli interrogativi sul futuro delle ACLI, cioè se e quali ACLI ci saranno, non si può prescindere da una riflessione sul presente, fondato sul custodire la passione per il Vangelo, il lavoro e i lavoratori, la democrazia e la politica, elementi essenziali dello spirito aclista, a partire dalle origini, e che ancora oggi risuonano tanto a livello provinciale che nei 41 circoli territoriali. La Parola di Dio, infatti, diventa per noi strumento di confronto per decodificare e riflettere sui cambiamenti in atto, tanto rispetto alla radicale trasformazione del mondo del lavoro, che nella partecipazione politica, che sia popolare e non populista, animata dal coraggio di indicare una direzione». Che questi tre elementi siano fortemente ed intrinsecamente correlati emerge chiaramente dalle parole di Rocchetti, secondo cui la forza attuale delle ACLI, oltre che il filo rosso da seguire per il futuro è, di fatto, il loro essere profondamente radicate nella vicenda umana contemporanea. La radicale trasformazione del mondo del lavoro, da lui anche definita come «una questione sistemica nonché una riflessione sistematica del processo di crescita, oggi non più scindibile dallo sviluppo sostenibile», insieme alla presa di consapevolezza di una realtà sempre più interconnessa ed interculturale, del «meticciato e della convivialità delle differenze» diventano i nuovi riferimenti storico-culturali che le ACLI sono chiamate a declinare nei territori in cui operano.

Attraverso cinque animatori di comunità, 41 circoli presenti sul territorio, oltre 9.300 iscritti e un sistema ramificato di servizi, che vanno dai CAF alla formazione ENAIP, dagli sportelli per il lavoro alle iniziative culturali di Molte Fedi Sotto lo Stesso Cielo o i corsi di geopolitica, le ACLI si fanno espressione di un associazionismo, fortemente messo alla prova nell’epoca attuale, capace di stare al passato con le sfide contemporanee per proporre spirito critico e capacità pensante. «Le trasformazioni che oggi interessano il mondo del lavoro e la società tutto, non che possono riguardare anche la realtà delle ACLI che, di fatto, sarà generativa nel futuro soltanto se saprà fare propri i cambiamenti – aggiunge Rocchetti, che continua –. Il fatto che oggi molti circoli vivano un ricambio generazionale è significativo del desiderio delle nostre comunità, anche e soprattutto dei giovani, di voler essere laici testimoni di una pertinenza antropologico-umana all’interno di una comunità civile e politica in cui forte è l’assenza di una classe dirigente».

La sfida che le ACLI dovranno essere in grado di accogliere, dunque, secondo Rocchetti, è quella di saper offrire una direzione umana, fondata sulla memoria di quanto accaduto, lungimirante e di ampie vedute, di cui i giovani, i semi che sono stati gettati da Rocchetti durante questi anni di presidenza, saranno protagonisti, «quei nuovi dirigenti capaci di agire in funzione di un futuro, di costruire relazioni orizzontali, senza cedere alle lusinghe di derive carismatiche» conclude Rocchetti.