Coronavirus Covid-19: i dieci comportamenti da seguire. Aggiornamento: le indicazioni della diocesi

A seguito dei primi casi di coronavirus che si sono manifestati anche nella diocesi di Bergamo, ecco le prime indicazioni per le parrocchie:

“In ragione dell’ordinanza emanata dal Presidente della Regione Lombardia di concerto con il Ministro della Salute, la Curia diocesana di Bergamo comunica che si dispone la sospensione di tutte celebrazioni, di tutte le attività pastorali, aggregative, ludiche, culturali e la chiusura degli oratori e spazi parrocchiali.

Le chiese possono restare aperte. I funerali possono essere celebrati solo con gli stretti familiari.

Nei prossimi giorni si daranno ulteriori disposizioni dettagliate per la vita delle comunità parrocchiali e religiose.

Alle misure cautelari indicate si aggiunge un particolare invito alla preghiera per gli amma­lati e le loro famiglie, per il personale sanitario e per tutti coloro che si stanno adoperando per far fronte a questa emergenza sanitaria.

Il Vescovo Francesco esprime in modo accorato la sua vicinanza invocando con la sua benedizione la protezione del Signore su tutti e su ciascuno, mentre segue con attenzione la situazione mantenendosi in stretto contatto con la Prefettura e istituzioni pubbliche sanitarie, sociali, civili e militari, a cui rivolge un particolare ringraziamento per la qualità e la premura del loro servizio alla nostra comunità”.

La situazione è in continua evoluzione, si raccomanda di agire con prudenza e buon senso seguendo le raccomandazioni del Ministero della salute, evitando luoghi affollati e contatti non necessari.

Coronavirus Covid-19: i dieci comportamenti da seguire. Il Ministero della salute in collaborazione con l’Istituto superiore di sanità ha diramato un pieghevole, consultabile anche online all’indirizzo http://www.salute.gov.it/imgs/C_17_opuscoliPoster_433_0_alleg.pdf o scaricabile dal link allegato PIEGHEVOLE-CORONAVIRUS.pdf.pdf, nel quale sono illustrate tutte le disposizioni in materia di coronavirus covid-19. Un vademecum dal titolo “Nuovo coronavirus – Dieci comportamenti da seguire”, dove si illustrano per capitoli tutti i consigli in materia attraverso le fonti provenienti dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), dall’European centre for disease prevention and control (Ecdc) e dall’Istituto superiore di Sanità (Iss).

Queste le disposizioni per sommi capi:

1. Lavati spesso le mani;

2. Evita il contatto ravvicinato con persone che soffrono di infezioni respiratorie acute;

3. Non toccarti occhi, naso e bocca con le mani;

4. Copri bocca e naso se starnutisci o tossisci;

5. Non prendere farmaci antivirali né antibiotici, a meno che siano prescritti dal medico;

6. Pulisci le superfici con disinfettanti a base di cloro o alcol;

7. Usa la mascherina solo se sospetti di essere malato o assisti persone malate;

8. I prodotti Made in China e i pacchi ricevuti dalla Cina non sono pericolosi;

9. Contatta il numero verde 1500 se hai febbre o tosse e sei tornato dalla Cina da meno di 14 giorni;

10. Gli animali da compagnia non diffondono il nuovo coronavirus.

Curare evitando i contatti a rischio. Questa la parola d’ordine per i medici di famiglia di fronte ai contagi da coronavirus registrati in Lombardia e Veneto, tra i quali anche alcuni operatori sanitari.
Il primo strumento per scongiurare i rischi di contatto è un triage telefonico, spiega al Sir Silvestro Scotti, segretario nazionale della Federazione italiana medici di medicina generale (Fimmg).

“Stiamo predisponendo – dice – un modello di presa in carico che protegga anche il sistema delle cure primarie perché in questa fase in cui il profilo principale è l’isolamento dei pazienti e la riduzione della contaminazione, abbiamo bisogno che il paziente con sintomi sospetti venga gestito anche nell’ambito della medicina generale da
medici protetti con le dotazioni di sicurezza previste: mascherina, occhiali, guanti e tuta”.
A questo fine, prosegue, “stiamo proponendo un modello che prevede che il medico fiduciario possa assumere telefonicamente il maggior numero di dati per selezionare i casi potenzialmente a rischio e possa attivare all’interno del proprio setting un medico dedicato che, in caso di sospetto, possa eventualmente confermarlo con la visita domiciliare”. In presenza di sintomi sospetti, Scotti invita a contattare il proprio medico di famiglia che tramite una scheda appositamente predisposta potrà raccogliere il maggior numero informazioni attraverso un triage telefonico – domande sui suoi contatti, capacità respiratoria, eventuali episodi di dispnea – per poter qualificare il caso.Di fronte ad una valutazione importante di sospetto, “il medico manterrà il suo contatto fiduciario con il paziente – conditio sine qua non – per fargli percepire che è presente e costante nella gestione del caso, ma all’interno della rete dei medici di base verrà indicato un operatore disponibile e dotato dei necessari dispositivi di sicurezza. Quest’ultimo, da solo, potrà affrontare il contatto domiciliare con uno o più di questi pazienti dedicandosi loro in maniera specifica”. A lui il compito di “validare il sospetto o escluderlo. Se lo valida, verranno attivati i meccanismi dell’isolamento, domiciliare o ospedaliero in base alla gravità del paziente; in entrambi i casi andranno attivati i meccanismi per ottenere la valutazione sierologica”. Solo con queste precauzioni, sottolinea Scotti, si può tentare di prevenire “il rischio che la medicina generale venga contaminata. Se uno o più medici di famiglia vengono contaminati e messi in quarantena, che cosa accade ai loro pazienti? Non possiamo rischiare la paralisi del sistema”.
Il triage telefonico consente inoltre di evitare che i pazienti si rivolgano all’ambulatorio del medico di famiglia rischiando di contaminarlo e quindi di farlo chiudere come è accaduto con il pronto soccorso dell’ospedale di Codogno. Ma poi c’è un altro problema: “anche l’invito a non recarsi al lavoro ha implicazioni amministrative che ricadono su di noi – prosegue il segretario generale Fimmg – Un lavoratore messo in isolamento in quarantena come giustifica la sua assenza? Il certificato di malattia non può essere rilasciato per legge al telefono ma solo dopo visita domiciliare entro 24 ore”. Di qui il suggerimento che “in questa fase il paziente possa autocertificare per i primi giorni, salvo conferma del medico che lo prenderà in carico a domicilio, il suo stato di isolamento”. “Lavoriamo a stretto contatto con il ministero della Salute – conclude -. Due nostri rappresentanti partecipano quotidianamente alle riunioni della task force ministeriale ed io, personalmente, sono in contatto con il ministro quasi tutti giorni”.

I numeri da chiamare (solo se davvero necessario) in caso si avvertano sintomi sospetti sono 112, 118 e 1500.