Padre Maurizio Bezzi, missionario bergamasco in Camerun, accanto ai ragazzi di strada

C’è un luogo, in Camerun, dove si restituisce speranza a chi l’ha persa. Una struttura dove, attraverso l’amicizia degli educatori, i ragazzi di strada possono ricominciare una nuova vita. Si tratta del Centro Sociale Edimar, istituito a Yaoundé per iniziativa di un missionario bergamasco: padre Maurizio Bezzi.
Classe ’57 di Foresto Sparso, il religioso del P.I.M.E. approda nell’ex colonia francese nel 1987. Spende i suoi primi quattro anni di missione nella diocesi di Yagoua, al confine con il Ciad, lavorando a stretto contatto con le etnie locali. Dal 1991, invece, è di stanza nella capitale.
«Nella città di Yaoundé, il problema dei ragazzi di strada è all’ordine del giorno – spiega padre Maurizio -. Si stima che siano diverse migliaia. All’origine di questo fenomeno, comune alle maggiori città dell’Africa sub-sahariana, vi è l’emigrazione dalle campagne verso i centri urbani. Si tratta soprattutto di ragazzi tra i 10 e i 20 anni, che fuggono da situazioni famigliari difficili e si riversano in città in cerca di una vita migliore. Non trovando quasi mai un’occupazione, a causa della loro scarsa istruzione, questi giovani non riescono a inserirsi nella società e si ritrovano ai margini, in mezzo alle strade, costretti a vivere di espedienti e criminalità».
Il Centro Sociale Edimar, operativo dal 2002 e situato nel centro della città, nei pressi della stazione, è nato proprio con l’obiettivo di far fronte all’emergenza dei ragazzi di strada. Lo scopo del progetto educativo e formativo della struttura è il reinserimento familiare, sociale e professionale di questi giovani, per far sì che abbandonino, una volta per tutte, violenza, microcriminalità e consumo di droga.
Del resto, il nome del Centro è di per sé significativo. Edimar era un ragazzo di strada brasiliano che, dopo l’incontro con un’educatrice, decise di cambiare vita. Il suo capo banda non ne fu contento e reagì assassinandolo. Una storia simile si consumò anche in Camerun: nel 2002, frère Yves Lescanne – un piccolo fratello di Charles de Foucauld, collega di padre Maurizio al Foyer de l’Espérance (Centro della Speranza) – venne ucciso da un ragazzo che il religioso francese stava cercando di aiutare.
«Yves è stato un pioniere, un modello, un martire. È stato il primo a rendersi conto del problema dei ragazzi di strada in Camerun e a fare qualcosa per contrastarlo, fino al punto di pagare con la vita. Alla sua morte, ho capito che avrei dovuto continuare ad operare in mezzo ai bambini e ai giovani che hanno fatto della strada una casa, un posto di lavoro e la sede esclusiva della loro vita. Inoltre, l’esperienza di cappellano nelle carceri camerunesi, mi ha insegnato che anche i ragazzi usciti di prigione sono bisognosi di aiuto: rientrare nuovamente nei giri criminali, infatti, è davvero facile».
Per questo motivo nasce il Centro Edimar, con l’obiettivo dichiarato di offrire non un pasto, dei vestiti o un letto, quanto piuttosto rapporti umani. La filosofia della struttura contrappone alla violenza l’amicizia, alla diffidenza la fiducia: i quasi 200 ragazzi che frequentano spontaneamente l’Edimar ogni giorno sono la prova che questo tipo di impostazione funziona. Giocano, pregano, frequentano la scuola del Centro e, più in generale, passano del tempo con gli educatori, senza essere giudicati in nessun modo.
«I risultati si vedono – dice padre Maurizio -. Ho ancora impressa nella mente l’immagine di un ragazzo che, un giorno, è venuto da me per consegnarmi il suo machete. Voleva liberarsi di quello strumento di vendetta e odio. Era alla ricerca di una svolta, di un cambio radicale nella sua vita. In poche parole, voleva essere come Edimar».
Ed è proprio da questi ragazzi che padre Maurizio attende con impazienza di ritornare. Dal 2018, infatti, si trova nella casa del P.I.M.E. di Sotto il Monte, a causa di problemi di salute. Ma, anche dall’Italia, il pensiero per i suoi giovani è costante. Nella convinzione che «il cuore dell’uomo sia lo stesso a qualsiasi latitudine. Esso si nutre d’amore, gioia e verità. E questo l’ho capito a Yaoundé. Per strada. Tra gli ultimi».