Santa Teresa d’Avila, una rivoluzionaria: “Basta essere donna per farmi cadere le ali”

Sono tante le donne che hanno fatto la storia, vissute anche molto prima di coloro che hanno riempito piazze e strade chiedendo a gran voce di essere ascoltate. Tra queste, nel silenzio della vita monastica, Teresa d’Avila, Santa Teresa di Gesù, raccontata da madre Cristiana Dobner, monaca carmelitana scalza, nel libro “Basta essere donna per farmi cadere le ali. La maternalità di Santa Teresa di Gesù”. Teresa, prima ed oltre ad essere riconosciuta come santa, fu ed è, tuttora, esempio per molte donne di creare un’alternativa all’immobilismo culturale, sociale e religioso dell’epoca, offrendo, allora come oggi, una prospettiva e un linguaggio di interpretazione della realtà totalmente femminile.

Partiamo dal titolo, che cosa significa e perché ha scelto proprio questa frase di Santa Teresa?

“Questa frase è stata pronunciata da Santa Teresa come metafora della concezione della donna all’interno della società, quella spagnola, del XVI secolo, una società in cui la donna viveva uno scontro continuo con il potere maschile, dal quale, la donna, veniva in ogni ambito, politico, religioso e sociale, esclusa, perdendo le proprie ali. La donna, una volta abbandonata la crisalide del bruco sarebbe potuta diventare farfalla,  ma perdeva automaticamente le ali, rinunciando all’essere farfalla, il simbolo dell’anima di cui alla donna veniva negata la cura”.

In che senso si può dire che Santa Teresa sia un’antesignana della rivoluzione culturale femminile e femminista?

“Anzitutto nel riconoscimento di Santa Teresa d’Avila in colei che, per prima, seppe proporre una teologia elaborata dalle donne, come sancito nel 1970, quando, prima donna insieme a Santa Caterina da Siena, venne proclamata “dottore della Chiesa”. Il fatto che, per la propria volta nella storia della Chiesa, fosse una santa, donna nell’epoca in cui visse, ad essere insignita di questa qualifica, offrì l’occasione per ripensare alla relazione fra donne e teologia, attribuendo la giusta importanza alle huellas, le orme lasciate dalle donne, ignorate e messe a tacere dall’egemonia culturale maschile. Quel momento permise di riflettere, a ritroso, ma anche in prospettiva presente e futura, sul ruolo fondamentale assunto da Teresa, la prima donna capace di proporre un paradigma alternativo alla concezione patriarcale della società e della Chiesa stessa. Il punto di svolta delle parole e dei gesti di Teresa fu ed è tuttora quello di aver dato voce, ma soprattutto pensiero alle donne, fino a quel momento private della libertà di scelta, ma soprattutto di pensiero: alle donne, anche consacrate dell’epoca, infatti, veniva impedita l’orazione, essendo la preghiera limitata alla ripetizione vocale, priva di un contenuto personale tipicamente femminile. Ecco, allora il secondo concetto, quello della maternalità, intesa come la capacità della donna di mettere al mondo il mondo, ovvero il fatto che la donna, proprio perché naturalmente generatrice, sia in grado di generare un linguaggio e un pensiero che le derivano dalla propria natura, diverso da quello naturalmente offerta dalla teologia, ma necessario e complementare”.

Qual è il messaggio di Santa Teresa alle donne di oggi?

“Un chiaro esempio dell’attualità di Santa Teresa lo si ritrova, in maniera quasi paradossale, nel fatto che sia stata scelta come esempio di donna da seguire dalle Diotime, una comunità di pensatrici e filosofe, non necessariamente, anzi il più delle volte non religiose, che hanno, però, riconosciuto in Teresa donna colei che è stata capace di una rivoluzione epistemologica e culturale, partendo da una riflessione sul sé definito, in maniera imprescindibile, da uno contesto storico-culturale. Teresa diventa, cioè, la donna che, attraverso la riforma del Carmelo, crea una comunità politica, intesa non come appartenenza partitica, bensì come di una collettività della, nella e per la città, costruita dalla vita attiva, certamente anche contemplativa per le sue seguaci, tipicamente femminile, ricreando, cioè, un nuovo modello sociale”.