Meditando sulla scena della Trasfigurazione. La gioia di interpretare gli enigmi dolorosi del nostro tempo, anche quello del Coronavirus

Domenica prossima il vangelo racconta la trasfigurazione. Mi è sempre sembrata una scena tra il favoloso e il fantastico, un po’ fuori dalla realtà. Quale è il tuo punto di vista al riguardo? Edoardo

Caro Edoardo, la scena della trasfigurazione può apparire, come tu dici, fuori dalla realtà, un po’ fantastica, ma occorre comprenderla nel contesto della narrazione evangelica.

Le grandi domande su Gesù. Quelle degli apostoli. E le nostre

Gli apostoli che Gesù invita a salire con sé sul monte, sei giorni dopo l’annuncio di una prossima misteriosa manifestazione del Figlio dell’uomo, portavano con sé le domande sempre più gravi che venivano emergendo nel loro cuore. Stando con Gesù e imparando a confrontare la loro precedente visione della vita e della storia con quanto egli veniva operando e insegnando, si chiedevano: in che modo questo Maestro, che esercita un così grande fascino, corrisponde alle promesse di Dio per la salvezza del suo popolo? Come può un uomo così buono e mite mettere ordine in un mondo così cattivo? E che cosa significa il destino di sconfitta e di morte di cui ci sta parlando?

La bellezza vulnerabile del Tabor

Sono le domande che anche noi cristiani sentiamo riemergere in quest’epoca di cambiamento e di confusione, aggravata anche, in questo ultimo tempo dall’impotenza generata da coronavirus. Sul monte i discepoli sono chiamati a contemplare la bellezza di Dio in Gesù, ma una bellezza mite, vulnerabile, perché crocifissa. Una bellezza che a noi sembra irreale, ma che diviene icona del nostro destino e della verità del volto di Dio: siamo fatti per la sua gloria e la nostra meta è di essere, come lui ci mostra, totalmente trasfigurati con tutto ciò che siamo, nella sua immagine.

La sua non è la bellezza seducente che allontana dal fine a cui tende il nostro cuore inquieto: è invece la “bellezza tanto antica e tanto nuova“, che Agostino confessa come oggetto del suo amore purificato dalla conversione; è quella a cui fa riferimento san Francesco nelle Lodi del Dio altissimo quando lo invoca dicendo: “Tu sei bellezza!” Una bellezza che sgorga solo dopo aver fatto esperienza della Pasqua nella propria carne, attraverso l’accoglienza della vita nelle sue manifestazioni di gioia e sofferenza, di purificazione e risurrezione. Il mistero pasquale attraversa la storia e porta i tratti ancora del dolore, dell’incompiutezza e debolezza del nostro peccato che assume in ogni epoca volti diversi, che apparentemente dicono l’assenza di Dio, ma invece narrano la sua passione che continua sino alla fine del tempo quando tutto sarà ricapitolato in Cristo.

Le fatiche della vita e gli “incantatori di serpenti”

I discepoli sono incantati da tanto splendore e vorrebbero rimanere su quel monte che ha fatto loro toccare il cielo. Gesù li riporta alla realtà riconducendoli in valle, luogo reale della vita nuova che lui vuole donare. Anche oggi la domanda su questa bellezza ci deve interrogare e stimolare fortemente: “Quale bellezza salverà il mondo?”.

Non basta deplorare e denunciare le brutture del nostro mondo. Non basta neppure, per la nostra epoca disincantata, parlare di giustizia, di doveri, di bene comune, di programmi pastorali, di esigenze evangeliche. Bisogna parlarne con un cuore carico di amore compassionevole, facendo esperienza di quella carità che dona con gioia e suscita entusiasmo. Bisogna irradiare la bellezza di ciò che è vero e giusto nella vita perché solo questa bellezza rapisce veramente i cuori e li rivolge a Dio. Per chi si riconosce amato da Dio e si sforza di vivere l’amore solidale e fedele nelle diverse situazioni di prova della vita e della storia, diventa allora bello vivere questo nostro tempo che pur ci appare così pieno di cose brutte e laceranti, cercando di interpretarlo nei suoi enigmi dolorosi e conturbanti.

Cercare nella storia i segni dell’Amore Trinitario, seguire Gesù e amare la sua Chiesa; leggere il mondo e la nostra vita alla luce della croce. È bello scommettere la propria esistenza su Colui che non solo è la verità in persona, il bene più grande, ma è anche il solo che ci rivela la bellezza divina di cui il nostro cuore ha profonda nostalgia e intenso bisogno.

Tutto questo può sembrarti fantastico? Ma non ti sembra caro Edoardo, che siamo così indotti a vivere in un mondo di “favole”, connessi con tutto l’universo e timorosi della realtà che rifuggiamo, incapaci di accogliere la debolezza che la vita umana ci presenta? Non ti sembra che siamo pronti ad ascoltare e seguire “incantatori di serpenti” che con le loro magie e i loro pronostici, a caro prezzo, ci illudono e ci fanno evadere dalla realtà? Non ti sembra scandaloso aver attribuito al Signore il virus, o altre tragedie, quando il nostro Dio è morto sulla croce per amor nostro?

Questa quaresima ci faccia la grazia della conversione del cuore per accogliere la chiamata alla trasfigurazione che è insita nel nostro battesimo e che ci vuole far gustare la bellezza di essere figli di Dio e fratelli tra noi, chiamati a condividere la stessa vita di Dio e a renderne partecipi ogni uomo.