Coronavirus, il ricordo di quattro sacerdoti tornati alla casa del Padre

Come rami recisi, continua ad allungarsi l’elenco di sacerdoti bergamaschi che hanno perso la vita per complicazioni aggravate dal coronavirus. In dieci giorni, dal 6 all’11 marzo, sono stati ben 7: monsignor Tarcisio Ferrari, 84 anni, già parroco di Pignolo in città; don Mariano Carrara, 72 anni, parroco di Urgnano; monsignor Achille Belotti, 82 anni, parroco emerito di Gavarno Sant’Antonio; don Tarcisio Casali, 82 anni, prete del Sacro Cuore. Negli ultimi tre giorni, dal 14 al 16 marzo, l’elenco si è allungato con altre 4 dipartite: don Giancarlo Nava, 71 anni, prete Fidei donum in Paraguay; don Silvano Sirtoli, 59 anni, vicario interparrocchiale di Sforzatica di Dalmine; don Giuseppe Berardelli, 72 anni, parroco di Casnigo; padre Giosuè Torquati, 71 anni, dehoniano. La tristezza di parenti e parrocchiani aumenta perché, come tutti coloro che stanno morendo, per le restrizioni governative dovute al morbo, le salme vengono sepolte senza funerali religiosi, in attesa della Messa di suffragio quando la tempesta passerà.

DON GIANCARLO NAVA

Già debilitato, è spirato sabato 14 marzo, nell’ospedale di Sondalo a quasi 71 anni. Era nato il 31 marzo 1949 a Mozzo. Maturata una forte sensibilità missionaria, era entrato nella comunità «Redemptor hominis», composta da sacerdoti, religiose e laici, avviata nel 1970 a Roma per l’apostolato fra i poveri e riconosciuta canonicamente nel 1981 dal vescovo di Hasselt in Belgio. Così raggiunse le missioni africane in Camerun, dove il 26 aprile 1981 era stato ordinato sacerdote nella diocesi di Doumé, ma incardinato in quella belga. Nel 1999 il suo arrivo in Paraguay, nella diocesi di San Pedro, dapprima a Capitano Bado e infine, il periodo più lungo, a Tacuatì. Per i contadini avviò una scuola di formazione. Aveva poi fondato spazi di studio per studenti di ogni età e luoghi di formazione culturale per gli adulti. Per raggiungere i fedeli aveva costruito varie cappelle sul vasto territorio. Per aver alzato la voce contro la corruzione politica dilagante, il traffico di droga e di armi, le carceri ridotte in stato pietoso, aveva ricevuto serie minacce. Nel 2004 era stato incardinarsi nella diocesi di Bergamo, restando in Paraguay. Prima di rientrare in Italia pochi mesi fa per motivi di salute, aveva inviato questo messaggio agli amici:  «Tornare dopo 43 anni è come passare dal giorno alla notte. Desideravo morire in queste terre con la mia gente». Sarà sepolto nel cimitero di Ponte San Pietro.

DON SILVANO SIRTOLI

Si è spento domenica 15 marzo nell’ospedale Papa Giovanni a 59 anni. «La sua vita è stata un Vangelo vissuto — ricorda don Mario Carminati, vicario episcopale per le attività economiche, suo compagno di ordinazione —, lasciando un grande segno ovunque». Nato a Bergamo il 21 maggio 1960, don Sirtoli era nativo della parrocchia di Torre Boldone. Dopo l’ordinazione sacerdotale (21 giugno 1986) era stato vicario parrocchiale di Foppenico (1986- 92), quindi parroco di Torre de’ Busi (1992-2007) e di San Marco di Torre de’ Busi (1997-2007). Nel 2007 il suo arrivo a Orio al Serio come parroco. Ricordando il suo ingresso, aveva scritto con un pizzico di umorismo: «Sono passato dal canto mattutino degli uccellini della Val San Martino al volo continuo di aerei ed elicotteri». Vasto il cordoglio a Orio al Serio per la scomparsa. Per il suo impegno pastorale, la stima e l’affetto di cui era coralmente circondato, lo scorso anno il sindaco Alessandro Coletta gli aveva conferito l’onorificenza «Torre civica», che è un segno di cittadinanza onoraria. Nel 2018 era stato nominato vicario interparrocchiale delle due parrocchie di Sant’Andrea e Santa Maria d’Oleno in Sforzatica, frazione di Dalmine. «Sono tornato a fare il curato — aveva scritto sul Notiziario parrocchiale alla vigilia del suo ingresso — in una comunità̀ grande e attiva anche se non sono più un giovincello. Sforzatica mi è stata descritta come una comunità̀ vivace. Spero con l’aiuto del Signore di poter dare il mio contributo a mantenere questa ricchezza». Ed è stato di parola. Sarà sepolto nel cimitero di Dalmine.

DON GIUSEPPE BERARDELLI

È spirato lunedì 16 marzo nell’ospedale di Lovere a 72 anni. Era nato a Fonteno il 21 agosto 1947 ed era diplomato in Scienze sociali e in Pastorale. Dopo l’ordinazione sacerdotale (30 giugno 1973) era stato coadiutore parrocchiale di San Giuseppe al Villaggio degli sposi in città (1973-76) e di Calolzio (1976-84), quindi parroco di Gaverina (1984-93), di Fiorano al Serio (1993-2006) e dal 2006 di Casnigo. Era stato anche membro del Consiglio presbiterale diocesano (2013-14). Era molto stimato a Casnigo, dove non si è risparmiato nelle fatiche pastorali.

PADRE GIOSUÈ TORQUATI

È morto sabato 14 marzo, nella casa apostolica dei Dehoniani, la congregazione a cui apparteneva, a 81 anni. Era da tutti chiamato «Mago Allegria» perché aveva contrassegnato il suo ministero con giochi di prestigio e spettacoli in oratori, parrocchie, scuole e case di riposo. Diceva infatti che il Signore «non voleva salici piangenti». Era nato il 9 novembre 1938 a Miragolo San Marco, frazione di Zogno. Nel 1963 aveva emesso la professione perpetua assumendo il nome di Maurizio e poi ordinato sacerdote il 21 giugno 1968 ad Albino dal vescovo di Imola, il bergamasco Benigno Carrara. Aveva svolto diversi incarichi per il suo istituto a Padova, Vicenza e Albino, dove risiedeva dal 2004, aiutando anche le parrocchie diocesane. Era stato anche membro del Consiglio presbiterale diocesano (1973-76) e rappresentante dei religiosi nel Centro diocesano vocazioni (1977-80). Aveva caratterizzato il suo ministero nell’educare nei giochi di prestigio e nelle scenette, perché era convinto che si potessero trasmettere in questo modo i valori cristiani e umani. E ogni anno era il protagonista di centinaia di spettacoli. Aveva pubblicato ben 34 volumetti intitolati «Allegria», che avevano raggiunto tirature notevoli. Sarà sepolto nella cappella dei Dehoniani nel cimitero di Albino.