Volontari ai tempi del Coronavirus: “Ci prendiamo cura degli altri per dare speranza”

In questi tempi difficili, in cui il Coronavirus ci costringe a fare i conti con noi stessi, la speranza è data dalle numerose iniziative di solidarietà, sia di singoli che di associazioni, che si sono attivate in tutta Italia, per aiutare le fasce più deboli e più a rischio della popolazione, e non solo. Anche Bergamo non è da meno: abbiamo deciso di raccontarvene qualcuna.

Un aiuto per le famiglie

A Nembro, uno dei paesi più colpiti della Valseriana, c’è chi si è proposto come babysitter, a titolo gratuito, per le famiglie che non possono lavorare a distanza: “Ho deciso di propormi gratuitamente coma baby sitter perché sono a casa come tutte le insegnanti in questo momento e percepisco comunque il mio stipendio – racconta Mara Cortinovis, 27 anni, studentessa di scienze della formazione primaria a Milano Bicocca e da 5 anni insegnante di sostegno presso l’istituto comprensivo di Gazzaniga -. Ho sentito molti genitori in difficoltà perché non potevano stare a casa e non sapevano come fare con i bambini così ho pensato di rendermi utile. La gente del paese mi ha fatto i complimenti per il mio gesto. Mi hanno contattato alcuni genitori, ma viste le nuove norme, alcuni di loro poi hanno avuto la possibilità di stare a casa, quindi sono rimasta in contatto con una famiglia per il momento. Ho sempre con me la mascherina e il disinfettante e sto sempre attenta a lavare spesso le mani e a farle lavare anche ai bambini”.

“Ho avuto anch’io momenti difficili. Ora aiuto gli anziani”

Sempre a Nembro, Mohammed Daha, 31 anni, si è invece offerto di fare la spesa alle persone anziane: “Mi è venuta questa idea perché ho avuto anche io momenti difficili e solo la solidarietà aiuta le persone a riprendersi ed essere uniti. Inoltre chi rischia di più con questo virus sono le persone anziane: perché non aiutarle? In fondo dobbiamo ringraziare loro se abbiamo il tenore di vita attuale. Pagare una bolletta, fare spesa o prendere dei medicinali  per loro non costa nulla. Io sono musulmano e originario del Marocco: su queste cose  non bisogna fare distinzione di razze o religioni: dobbiamo aiutarci a vicenda, come fanno i nostri dottori e infermieri in questo difficile momento. Da noi si dice che dopo la morte trovi solo il bene che hai fatto: né soldi, né casa, ma trovi il bene che fai e basta. Fare del bene ritorna sempre”.

Associazione Maite: oltre 100 interventi

A Bergamo invece, l’associazione Maite dal 6 marzo si è attivata per fare la spesa o piccole commissioni per tutte le persone over 70 o con patologie: “L’idea e nata poiché siamo un’associazione di promozione culturale e ci siamo occupati da sempre di tematiche di solidarietà dal basso – spiegano -. Essendo chiusa la sede, abbiamo deciso di mettere a disposizione le nostre energie per qualcosa di utile, con tutte le precauzioni del caso: guanti, mascherine, distanza di sicurezza”. In poco tempo sono arrivati a 70 volontari, coprendo quasi tutta la zona di Bergamo: “Ci continuano ad arrivare richieste. Anche i ringraziamenti sono molto sentiti, per la gratuità del servizio. Finora abbiamo superato le cento telefonate e siamo arrivati a 70 interventi, da domenica ad oggi. C’è chi chiama anche solo per fare una chiacchierata, o per curiosità, dicendo che se avrà bisogno chiamerà di nuovo”. Come funziona il tutto? Basta chiamare o mandare un messaggio al numero 351 93 79 888 indicando la propria richiesta, viene verificata la disponibilità dei volontari, e questi ultimi indirizzati verso gli appartamenti di chi ha fatto richiesta; i volontari effettuano le commissioni anticipando la somma e presentando poi lo scontrino. C’è anche chi affronta l’emergenza con ottimismo e ironia, come Taha Aljalal, a Milano dal 2014, arrivato dallo Yemen, che in questi giorni ha aperto un canale YouTube, “JalalTv”, raccontando la sua storia e cercando di dare consigli su come affrontare il tutto. Il primo video lo ha dedicato alla città di Milano, mentre nel secondo video racconta la sua gratitudine per il Paese che lo ha accolto a braccia aperte, sottolineando la fortuna di avere un sistema sanitario come il nostro: “Dopo un anno che ero qui ho scoperto di avere un cancro al cervello e, nonostante in quel momento fossi senza documenti – la moglie è italiana e lui aveva fatto richiesta di come rifugiato politico, ndr -, ho ricevuto tutte le cure necessarie gratuitamente. Questa esperienza ha cambiato il mio punto di vista sull’Italia: prima mi lamentavo spesso delle tasse e di tutto il sistema”. E poi cerca di dare qualche consiglio, con ironia: “State a casa, cercate di rilassarvi, se possibile lavorate da casa, e per salutarvi non date tutti i baci come fate di solito”. Qui il link al secondo video: https://youtu.be/YHka3oO1qhE

 

Nella foto copyright Giovanni Diffidenti una volontaria dell’associazione Maite porta la spesa in bicicletta